• Mondo
  • Venerdì 15 settembre 2017

C’è un’assurda crisi di governo in Islanda

Il governo conservatore del paese ha perso la maggioranza in parlamento a causa di un brutto scandalo di abusi su minori

(AP Photo/Frank Augstein)
(AP Photo/Frank Augstein)

Da questa notte è in corso in Islanda una crisi di governo legata al più grave scandalo di pedofilia nella storia recente del paese. La crisi è iniziata poco dopo la mezzanotte di giovedì, quando il partito Futuro luminoso, un alleato chiave del governo, ha annunciato il suo ritiro dalla maggioranza in seguito alla rivelazione che il padre dell’attuale primo ministro Bjarni Benediktsson, del Partito dell’indipendenza, ha scritto una lettera in supporto al responsabile di un grave caso di abuso su minore.

Primo ministro islandaIl primo ministro islandese Bjarni Benediktsson durante la Giornata internazionale della donna, l’8 marzo 2017, al Palazzo delle Nazioni Unite di New York (Luiz Rampelotto/EuropaNewswire/picture-alliance/dpa/AP Images)

La storia riguarda Hjalti Sigurjón Hauksson, un uomo che nel 2004 è stato condannato per avere abusato della sua figlia adottiva fin dall’età di cinque anni. Hauksson fu condannato a cinque anni e mezzo di prigione. Dopo aver scontato la sua pena, Hauksson ha fatto richiesta di perdono: la legge islandese stabilisce che cinque anni dopo aver scontato la propria condanna chiunque ha il diritto di chiedere il perdono e la cancellazione delle tracce della propria condanna. Bisogna dimostrare un “sincero” pentimento e presentare una lettera di raccomandazione scritta da due persone “rispettate”. La richiesta a quel punto viene esaminata dal ministero dell’Interno, da una commissione parlamentare e infine controfirmata dal presidente della Repubblica.

Questa estate Hauksson e un’altra persona condannata per molestie sessuali hanno ricevuto il perdono, suscitando critiche e polemiche in tutto il paese. Hauksson, in particolare, non sembra aver mostrato segni di pentimento dopo la sua condanna. Secondo quanto riferito da sua figlia adottiva, Hauksson ha continuato a molestare lei e la sua famiglia anche dopo la condanna. In un’occasione avrebbe avvicinato la figlia della donna durante una gita scolastica. Hauksson all’epoca lavorava come autista di autobus.

Inizialmente governo, ministero dell’Interno e parlamento avevano rifiutato di rivelare chi avesse scritto le lettere di raccomandazione che hanno permesso ai due uomini di ottenere il perdono. Secondo i media locali, i leader conservatori del Partito dell’indipendenza, quello a cui appartiene il primo ministro, hanno gestito male le proteste, comportandosi con arroganza e trattando con sufficienza le richieste di chiarimenti su chi avesse garantito per i due molestatori.

Nel corso dell’estate, però, le proteste si sono fatte sempre più forti fino a che una commissione parlamentare ha stabilito poche settimane fa che né il governo né il parlamento avevano il diritto di tenere nascosti gli autori delle lettere di raccomandazione. La legge islandese, ha stabilito la commissione, consente a chiunque di chiedere che questo genere di informazioni venga reso pubblico. Giovedì 14 settembre, cioè ieri, il governo è stato finalmente costretto a rivelare che l’autore della lettera di raccomandazione destinata ad Hauksson è Benedikt Sveinsson, padre del primo ministro Bjarni Benediktsson e uno degli uomini più ricchi del paese. Nelle stesse ore, il ministero della Giustizia ha detto che il primo ministro era a conoscenza del coinvolgimento di suo padre nel caso fin da luglio, ma che l’informazione non era stata condivisa con nessun altro.

Dopo la rivelazione, i dirigenti del partito Futuro luminoso, i cui voti sono essenziali per garantire al governo una maggioranza, hanno tenuto una riunione di emergenza per decidere come comportarsi. L’87 per cento dei partecipanti alla riunione ha votato per togliere il proprio appoggio al governo. La decisione è stata comunicata poco dopo la mezzanotte. Il primo ministro non ha ancora commentato l’episodio e per la giornata di oggi sono previste proteste di fronte al parlamento.