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  • Mercoledì 12 luglio 2017

Cos’è rimasto di Mosul

Una giornalista del New York Times ha pubblicato foto e video della città irachena liberata dall'ISIS

Una foto scattata nella parte occidentale di Mosul da Rukmini Callimachi, giornalista del New York Times
Una foto scattata nella parte occidentale di Mosul da Rukmini Callimachi, giornalista del New York Times

Rukmini Callimachi, giornalista del New York Times che si occupa di terrorismo e Stato Islamico (o ISIS), ha twittato nei giorni scorsi alcune fotografie da Mosul, la città dell’Iraq che l’esercito iracheno dice di avere liberato dallo Stato Islamico. Callimachi ha raccontato su Twitter che non è stato facile raggiungere la parte occidentale di Mosul, dove erano ancora in corso gli ultimi combattimenti, perché l’ingresso nella zona era stato vietato ai giornalisti per ragioni di sicurezza. Callimachi è riuscita ad accedere a Mosul ovest solo lunedì: «Quello che ho visto è una città che è stata completamente distrutta. Strada dopo strada, era tutta così», ha scritto su Twitter, riferendosi alle condizioni di Mosul dopo tre anni di governo dello Stato Islamico.

«Gli americani hanno paragonato i combattimenti a Mosul all’intensità degli scontri della Seconda guerra mondiale».

Callimachi e i suoi collaboratori sono entrati a Mosul occidentale insieme ai soldati iracheni: hanno dovuto superare cumuli di macerie per raggiungere alcuni punti della città, tra cui una chiesa che era stata occupata dallo Stato Islamico e di cui rimane ben poco. Le chiese, così come le moschee, ha fatto notare Callimachi, sono state usate dai miliziani del gruppo come nascondigli, presumendo correttamente che la coalizione anti-ISIS sarebbe stata riluttante a bombardare i siti religiosi.

All’interno della chiesa, non lontano da dove si trovava l’altare, i soldati iracheni hanno trovato alcuni mortai fabbricati dallo Stato Islamico e anche uno zainetto rosa con disegnato un gattino contenente polvere bianca esplosiva. Secondo gli iracheni, la polvere era il C-4, un tipo comune di esplosivo al plastico, ma il New York Times non ha potuto confermare questa informazione.

Fuori dalla chiesa i soldati iracheni hanno trovato anche i corpi di due miliziani dello Stato Islamico, forse russo e tagiko, avvolti da alcune coperte. Gli iracheni hanno raccontato a Callimachi che negli ultimi giorni di combattimenti a Mosul occidentale molti dei miliziani dell’ISIS uccisi non sembravano arabi: secondo loro, i membri iracheni del gruppo terrorista si sono tagliati la barba e hanno cercato di infiltrarsi tra i civili, una cosa che i foreign fighters, i combattenti stranieri, non hanno potuto fare.

Nonostante il governo iracheno abbia detto di avere completamente liberato Mosul dalla presenza dello Stato Islamico, negli ultimi giorni diversi giornalisti e fotografi hanno raccontato che spari ed esplosioni non si sono mai interrotti. Anche Callimachi ha scritto su Twitter di avere sentito il rumore di attacchi aerei e colpi di arma da fuoco, e di avere visto in lontananza del fumo causato da un’esplosione.

Callimachi ha scritto che è chiaro che la maggior parte di Mosul sia stata liberata dalla presenza dello Stato Islamico, e che la vittoria dell’esercito iracheno sia un momento molto importante per l’Iraq, ma questo non significa che la città sia stata messa in sicurezza: «Dubito che i combattimenti siano finiti».

Il giorno dopo Callimachi è tornata in una zona ancora instabile nella parte occidentale di Mosul. Ha scritto che per ragioni di sicurezza ai giornalisti non è stato permesso di scendere dai mezzi militari, gli Humvee.

«È prematuro dire che l’operazione sia finita. Mi rattrista vedere a che prezzo è arrivata la vittoria contro l’ISIS», ha concluso Callimachi, pubblicando un breve video che mostra la distruzione di Mosul.

Prima di riuscire a entrare nella parte occidentale di Mosul, Callimachi aveva pubblicato su Twitter una fotografia particolarmente curiosa, scattata in una scuola nel sud della città irachena. Le foto mostra la figura di Paperino disegnata su un muro dell’edificio, a cui però lo Stato Islamico aveva cancellato la faccia, seguendo quello che dice uno hadith, i “racconti” della vita di Maometto raccolti e messi per iscritto molti anni dopo la morte del Profeta, che vieta di raffigurare qualsiasi creatura vivente.