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  • Martedì 4 luglio 2017

Il “piano” della Commissione Europea per i migranti

Presentato oggi, più che un vero piano è una promessa di fare meglio le cose che fa

(CARLO HERMANN/AFP/Getty Images)
(CARLO HERMANN/AFP/Getty Images)

La Commissione Europea ha presentato oggi un “piano di azione” per cercare di ridurre il flusso di migranti dal Nord Africa verso l’Italia, che come ogni estate sta creando diversi problemi al sistema di accoglienza italiano. Come la Commissione aveva già annunciato, il piano non prevede nuove soluzioni ma il miglioramento e la riproposizione di alcuni meccanismi che esistono già (il documento è pieno di espressioni come “accelerare”, “aumentare” e così via). Le misure principali riguardano l’aumento dei fondi da destinare alla Libia e un nuovo impegno sulle procedure di reinsediamento di alcune categorie di richiedenti asilo.

Il piano è diviso in tre parti: la prima contiene le misure che intende attuare la Commissione, la seconda delle raccomandazioni ai paesi dell’Unione e la terza quelle rivolte all’Italia in particolare.

La Commissione si impegna a finanziare un progetto di miglioramento della gestione dei confini libici per 46 milioni di euro, e a fornire all’Italia 35 milioni di euro come finanziamento aggiuntivo per applicare la legge Minniti-Orlando sui flussi migratori (oltre ai circa 650 milioni già assegnati per la gestione del flusso per il periodo 2014-2020). Fra le altre cose la Commissione si impegna ad approvare un nuovo piano per i reinsediamenti – cioè per il trasferimento di richiedenti asilo che sono scappati dal proprio paese ma vivono in un posto instabile, come i siriani nei campi profughi in Libano – in collaborazione con l’agenzia ONU per i rifugiati.

La Commissione raccomanda poi all’Italia di fare diverse cose: la prima richiesta è stilare un “codice di condotta per le ONG che effettuano attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo” in collaborazione con le stesse ONG (una proposta fatta circolare nei giorni scorsi dallo stesso governo italiano). Altre richieste riguardano la registrazione di tutti gli eritrei in Italia – sono fra i pochi a poter partecipare al famoso e fallimentare programma di ricollocamento approvato nel 2015 – e poi la piena applicazione della legge Minniti-Orlando e alcune raccomandazioni molto precise e un po’ bizzarre fra cui evitare di “fornire documenti di viaggio ai richiedenti asilo”, così che non possano lasciare l’Italia dopo essere arrivati qui.

Gli altri Stati vengono invece invitati ad aumentare la quota di richiedenti asilo che accolgono tramite il meccanismo di ricollocamento – cosa che diversi paesi si sono rifiutati di fare – e rispettare la promessa di contribuire al cosiddetto “Fondo fiduciario UE-Africa“. Il fondo è stato approvato nel 2015 e prevede di migliorare la stabilità e le condizioni economiche dei paesi d’origine dei migranti che arrivano in Europa, con l’obiettivo di disincentivare ulteriori viaggi. Doveva disporre di 2,8 miliardi, ma finora gli stati dell’Unione hanno messo a disposizione solamente 378,5 milioni di euro (cioè il 13 per cento del totale).

commissione fondo africa

Il piano della Commissione non dovrebbe avere un impatto rilevante a breve termine (anche perché non è vincolante per nessuno e al momento non esiste una soluzione in tempi brevi al problema degli sbarchi). Altre proposte potrebbero arrivare dalla riunione dei ministri dell’Interno dell’Unione che si terrà a Tallinn, in Estonia, fra il 6 e il 7 luglio.