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  • Sabato 1 luglio 2017

In Tunisia molte donne vogliono tornare vergini

In uno dei paesi più progressisti del Nord Africa si praticano moltissimi interventi per la ricostruzione dell'imene, a causa delle pressioni di futuri mariti e famiglie

Un gruppo di donne tunisine durante una manifestazione intitolata "Giornata internazionale della minigonna" per mostrare solidarietà alle donne algerine contro gli estremisti religiosi, il 6 giugno 2015, a Tunisi (FETHI BELAID/AFP/Getty Images)
Un gruppo di donne tunisine durante una manifestazione intitolata "Giornata internazionale della minigonna" per mostrare solidarietà alle donne algerine contro gli estremisti religiosi, il 6 giugno 2015, a Tunisi (FETHI BELAID/AFP/Getty Images)

In Tunisia sempre più giovani donne si sottopongono a interventi chirurgici per la ricostruzione dell’imene, quella membrana che nella maggior parte delle donne chiude più o meno parzialmente la vagina e che si rompe nei primi rapporti sessuali. Lo fanno perché devono sposarsi e non vogliono che il loro futuro marito scopra che hanno già fatto sesso con uno o più uomini, oppure perché si sono pentite o si vergognano di aver avuto dei rapporti sessuali. La Tunisia è considerata il paese più progressista del Nord Africa per quanto riguarda i diritti delle donne, ma molte persone pensano ancora che le donne debbano arrivare vergini al matrimonio, sia per ragioni religiose che tradizionali, proprio come succedeva in Italia ancora negli anni Sessanta. La legge tunisina prevede anche delle forme di divorzio specifiche nei casi in cui un marito scopra che la moglie non è vergine.

BBC ha dedicato un articolo a questo fenomeno, intervistando una donna di 28 anni che stava per sottoporsi all’operazione. Gli interventi per la ricostruzione dell’imene, la cosiddetta imenoplastica, durano circa mezz’ora e costano l’equivalente di alcune centinaia di euro: non tutti i ginecologi accettano di praticarli. Le donne che scelgono di sottoporvisi lo fanno da medici da cui poi non tornano più, e solitamente si presentano nei loro studi indossando occhiali da sole e hijab, per non farsi riconoscere. La donna che ha parlato con BBC – per cui è stato usato lo pseudonimo Yasmine – ha raccontato di voler fare l’intervento in previsione del suo matrimonio e di essere molto nervosa perché considera tutta la faccenda un tradimento.

Molte delle donne che si sottopongono a un’imenoplastica, compresa Yasmine, provengono da famiglie progressiste, contrariamente a quello che si potrebbe pensare. Yasmine in particolare ha vissuto per alcuni anni all’estero e in passato ha avuto una relazione sessuale con un uomo: all’epoca non pensava che la pressione sociale riguardo alla verginità fosse così forte in Tunisia e non aveva pensato alle conseguenze della sua decisione. Ha nascosto di volersi sottoporre all’operazione sia al suo fidanzato che alla sua famiglia: pensa che se il suo fidanzato dovesse scoprirla annullerebbe le nozze. Altre donne parlano con i propri genitori del desiderio di fare un’imenoplastica e chiedono loro aiuto per coprirne le spese.

Il ginecologo a cui Yasmine si è rivolta ha detto a BBC che in media fa due imenoplastiche alla settimana e che il 99 per cento delle sue pazienti che si sottopongono all’operazione lo fanno per paura di causare vergogna ai propri famigliari. Il medico ha anche detto che lui pratica l’operazione – contrariamente ad altri ginecologi tunisini – perché pensa che la verginità non sia «una cosa sacra» e che pensarlo è «una manifestazione di una società dominata dagli uomini mascherata da un paio di principi religiosi». Su questo punto ha insistito: «Sono serio quando dico che si tratta di dominazione maschile e continuerò a combatterla».

BBC ha intervistato anche la sociologa Samia Elloumi, che ha detto: «Nella società tunisina, che è una società aperta, stiamo diventando ipocriti. C’è una specie di conservatorismo sociale dominante difficile da giustificare dato che ci vantiamo di vivere in una società moderna. Ma non c’è molta modernità quando si tratta della sessualità e della libertà delle donne». Per il suo saggio su come la verginità è considerata in Tunisia, uscito nel 2012, la psicoanalista Nedra Ben Smail ha intervistato centinaia di giovani donne tunisine, scoprendo che tre su quattro si erano sottoposte alla ricostruzione chirurgica dell’imene. Per Ben Smail, la società tunisina sta vivendo un paradosso, perché da un lato è sempre più frequente che le donne continuino gli studi e comincino a lavorare prima di sposarsi, in media a 30 anni, dall’altro la cultura è ancora conservatrice quando si parla di sesso e relazioni affettive. Nell’arabo tunisino, per indicare una ragazza non più vergine si usa una parola che significa “rotta”. Per quanto riguarda gli uomini, come nell’Italia del passato, vogliono avere rapporti sessuali con molte donne prima di sposarsi, ma pretendono anche di sposare una donna vergine: pensano che sesso e sentimenti debbano essere slegati quando si tratta di matrimonio. La Tunisia non è comunque l’unico paese in cui molte donne decidono di fare un’imenoplastica: anche in Italia ci sono studi medici in cui viene praticata.