I broccoli salveranno i diabetici?

Un concentrato di queste piante ha portato risultati promettenti nella riduzione dello zucchero nel sangue dei pazienti, senza particolari effetti indesiderati

(AP Photo/Rebecca Blackwell)
(AP Photo/Rebecca Blackwell)

Un concentrato di sostanze estratte dai broccoli potrebbe aiutare chi soffre di diabete di tipo 2 a tenere sotto controllo i livelli di zucchero nel sangue. Nei test realizzati finora, l’estratto ha permesso di ridurli del 10 per cento, secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Science Translational Medicine. In futuro nuovi farmaci basati su questo estratto potrebbero diventare un’alternativa o un complemento per gli attuali medicinali per diabetici, che in alcuni casi possono essere dannosi per i reni.

Il diabete di tipo 2 si manifesta di solito tra i 40 e i 50 anni, con una maggiore incidenza nelle persone sovrappeso. Il loro organismo smette di rispondere correttamente all’insulina, l’ormone che controlla i livelli di glucosio nel sangue. La concentrazione del glucosio aumenta, con maggiori rischi di avere problemi all’apparato cardiocircolatorio, a quello renale e alla vista. Per tenere sotto controllo il diabete di tipo 2 viene spesso prescritta la metformina, un farmaco che ha la capacità di ridurre i valori di glucosio nel sangue. Il medicinale può causare effetti indesiderati lievi come nausea e sonnolenza, ma il suo uso è particolarmente sconsigliato nei pazienti che hanno già problemi renali.

La capacità dei broccoli e di altre crucifere (cavoli, cavolini di Bruxelles) di incidere sui livelli di glucosio nel sangue era nota da tempo, dimostrata in studi di laboratorio condotti su ratti con diabete. Partendo da quelle ricerche, il ricercatore Anders Rosengren dell’Università di Göteborg, Svezia, si è chiesto se si potesse ottenere lo stesso effetto anche negli esseri umani. Il suo gruppo di ricerca ha selezionato 97 volontari con diabete di tipo 2, poi per tre mesi ad alcuni ha somministrato alte dosi di sulforafano (la sostanza presente nei broccoli), mentre ad altri un placebo, quindi senza principi attivi. I pazienti che durante il test hanno smesso di assumere la metformina sono riusciti a tenere ugualmente sotto controllo i livelli di glucosio, senza particolari difficoltà.

L’esperimento è stato eseguito somministrando sulforafano in una concentrazione 100 volte superiore rispetto a quella che si trova in natura nei broccoli. Per ottenere la stessa quantità, senza usare il concentrato, sarebbe necessario mangiare circa 5 chilogrammi di broccoli ogni giorno. In media i livelli di glucosio sono diminuiti del 10 per cento tra chi aveva assunto il sulforafano rispetto al gruppo di controllo, che aveva invece assunto il placebo. Il trattamento si è rivelato più efficace tra i pazienti con marcata obesità e che soffrivano di oscillazioni più rilevanti nelle quantità di zuccheri nel sangue.

Secondo Rosengren e colleghi, una riduzione del 10 per cento è sufficiente per attenuare sensibilmente i rischi legati a malattie dei reni e alla perdita della vista. Hanno inoltre notato che il sulforafano si comporta diversamente dalla metformina, che rende le cellule più sensibili e ricettive nei confronti dell’insulina, facilitando il loro lavoro di spazzini del glucosio dal sangue. Il sulforafano interviene principalmente sul fegato, riducendo la produzione degli enzimi che a loro volta stimolano la produzione del glucosio. Per alcuni pazienti potrebbe quindi essere utile affiancare il sulforafano alla metformina, dicono i ricercatori, mentre per chi non può proprio assumere la seconda potrebbe comunque essere di aiuto l’estratto.

Rosengren e colleghi ora dovranno fare richiesta per ottenere l’approvazione da parte delle autorità sanitarie del nuovo farmaco, procedura che dovrebbe richiedere un paio di anni per essere completata. La conferma degli effetti del sulforafano ha suscitato molto interesse, ma altri specialisti invitano ad avere qualche cautela: per ora lo studio è stato condotto su un numero piuttosto limitato di pazienti, quindi saranno necessari nuovi test su scala più grande.