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  • Martedì 9 maggio 2017

La Corea del Sud ha un nuovo presidente

È Moon Jae-in, candidato col principale partito di centrosinistra: ha vinto le elezioni causate dall'impeachment di Park Geun-hye

(Chung Sung-Jun/Getty Images)
(Chung Sung-Jun/Getty Images)

Aggiornamento delle 17.45: l candidato di centrosinistra Moon Jae-in ha vinto le elezioni presidenziali in Corea del Sud, che si sono tenute oggi. A circa un quinto dello spoglio Moon ha circa il 39 per cento dei voti, e ha già detto pubblicamente di aver vinto.

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Dopo mesi di grandi agitazioni pubblichetrame politiche degne di un film, in Corea del Sud si sta votando per eleggere il nuovo presidente del paese, dopo che la presidente Park Geun-hye ha ricevuto gravi accuse di corruzione ed è stata successivamente deposta con un voto di impeachment. La vita politica della Corea del Sud, storicamente dominata dai conservatori, è sempre stata piuttosto tranquilla: lo scandalo legato a Park Geun-hye e le manifestazioni di piazza senza precedenti che ne chiedevano le dimissioni hanno invece fatto tornare il paese sulle pagine di diversi giornali e media internazionali. Ad accrescere la rilevanza di questo voto e l’interesse dei media internazionali hanno contribuito le nuove tensioni con la Corea del Nord, che vanno ormai avanti da diverse settimane, e le preoccupazioni sull’economia del paese, che ultimamente ha un po’ faticato. I 15 candidati – dei quali però solo due sembrano avere possibilità di essere eletti – hanno idee molto diverse su come occuparsi di questi due problemi, che per settimane sono stati al centro della campagna elettorale.

I seggi hanno aperto alle 6 del mattino locali – quando in Italia era la tarda serata di martedì – e chiuderanno alle 20, cioè le 13 italiane. Alle due del pomeriggio l’affluenza era del 60 per cento: un dato molto alto e superiore di sette punti rispetto alla stessa rilevazione delle ultime presidenziali del 2012. I risultati saranno noti poco dopo la chiusura dei seggi.

South Korea Election (AP Photo/Lee Jin-man)

La Corea del Sud è una repubblica semi-presidenziale: il capo dello stato è il presidente, che allo stesso tempo è anche capo del governo e delle forze armate. Le elezioni presidenziali, che prevedono un unico turno, si tengono in un momento diverso dalle legislative, in cui si vota per rinnovare l’unica camera del Parlamento: le ultime si sono tenute l’anno scorso ed erano state vinte di poco dal Partito Democratico Unito, di centrosinistra. Già allora si diceva che una delle principali ragioni della sconfitta di Park Geun-hye e del suo partito di centrodestra erano state le accuse di occuparsi poco dei problemi economici del paese, e di essere eccessivamente legata alle chaebol, cioè conglomerati di aziende gestite da alcune delle più ricche e influenti famiglie del paese, che da decenni mantengono un legame molto stretto con la politica sudcoreana.

Lo scandalo è diventato pubblico a ottobre del 2016: in sintesi, Park Geun-hye è accusata di avere organizzato un giro di favori e tangenti insieme a Choi Soon-sil, un’amica e confidente di lunga data e figlia di un noto e controverso monaco buddista poi convertito al cattolicesimo. Choi è stata accusata di avere utilizzato i suoi stretti legami con Park per fare pressioni sulle chaebol per ottenere denaro. In pochi anni sarebbero stati raccolti circa 66 milioni di euro, confluiti nelle fondazioni di Choi e usati per il proprio arricchimento personale e per quello di Park, che però ha sempre negato le accuse. In dicembre, il Parlamento ha votato a larga maggioranza l’impeachment di Park, appoggiato anche da membri del suo partito. Due mesi fa la Corte Costituzionale ha confermato la legittimità di quel voto, rendendo ufficiale la deposizione di Park, che ora si trova in una prigione di Seul.

Nelle settimane precedenti al voto parlamentare sull’impeachment, si sono tenute diverse grandi manifestazioni di piazza per chiedere le dimissioni di Park, a cui hanno partecipato soprattutto migliaia di giovani e che hanno contribuito a influenzare il dibattito politico.

Anti-Park Demonstrators Gather In Seoul Following Presidential Apology (Chung Sung-Jun/Getty Images)

Il candidato considerato favorito per vincere le elezioni di oggi è proprio quello che più ha promosso le manifestazioni contro Park: si chiama Moon Jae-in ed è un ex avvocato cattolico, in politica da diversi anni che fra le altre cose è stato capo di gabinetto dell’ex presidente Roh Moo-hyun. Moon è il candidato del Partito Democratico, ed era già stato il principale oppositore di Park alle presidenziali del 2012. Oltre ad avere una posizione molto netta su Park, ha anche insistito molto sui problemi posti dalla diseguaglianza economica e dalla disoccupazione giovanile (tanto che parte dell’establishment coreano lo giudica troppo “di sinistra”, scrive l’analista Scott A. Snyder).

Negli ultimi tempi i temi economici sono più sentiti del solito nel paese: la formidabile economia sudcoreana, che ha portato il paese da essere uno dei più poveri al mondo a uno dei più ricchi e sviluppati in circa 50 anni, ha un po’ rallentato. Nel 2016 si è espansa “solo” del 2,6 per cento, un dato molto più basso rispetto al solito. Anche la disoccupazione giovanile è diventata un piccolo caso: a dicembre il tasso di disoccupazione fa i giovani di età compresa fra i 25 e i 29 anni ha raggiunto l’8,2 per cento, il dato più alto degli ultimi 15 anni. Sono dati che in Europa considereremmo eccellenti – in Germania la disoccupazione giovanile è attorno al 6 per cento, in Italia al 40,1 – ma che in Corea del Sud vengono guardati con una certa preoccupazione, data la prosperità degli ultimi decenni.

Presidential Candidates Campaign In South Korea (Chung Sung-Jun/Getty Images)

Un altro tema di cui si è discusso parecchio è quello della difesa e dei rapporti con la Corea del Nord, evidentemente legati fra loro. Moon è un sostenitore della cosiddetta Sunshine Policy, cioè del rilassamento dei rapporti con la Corea del Nord simile a quello avvenuto fra 1998 e 2008 (e che nel 2002 fruttarono un Premio Nobel per la pace al suo principale promotore, l’allora presidente sudcoreano Kim Dae-jung). La Corea del Nord è forse il tema su cui sono più divisi Moon e il suo principale avversario, Hong Jun-pyo del Partito della Libertà, cioè quello di cui fa parte l’ex presidente Park. Kim è per una posizione molto più netta nei confronti della Corea del Nord, più o meno allineata a quella dell’attuale amministrazione americana: nei giorni scorsi ha spiegato che le elezioni di oggi sono «la scelta fra un regime di sinistra e filo-nordcoreano e un governo che cercherà di proteggere la libertà della Corea del Sud».

Nella pratica, i candidati si sono scontrati soprattutto sul Terminal High Altitude Area Defense (THAAD), un complesso sistema missilistico americano costato un miliardo di dollari – pagati interamente dagli Stati Uniti – installato per proteggere il paese da potenziali attacchi dell’esercito nordcoreano e operativo da inizio maggio. Hong ha appoggiato la sua costruzione, Moon ha spiegato che Park l’ha permessa con una procedura poco trasparente e che da presidente valuterà se mantenerlo. L’installazione del THAAD ha preoccupato soprattutto gli attivisti di sinistra, che temono possa essere un ostacolo per la ripresa di una forma di negoziato con la Corea del Nord; ma riguarda anche i rapporti con la Cina, che non vuole il THAAD e per questo ha emesso pesanti sanzioni economiche contro la Corea del Sud.

SKOREA-US-DIPLOMACY

Una manifestazione contro il THAAD durante una recente visita in Corea del Sud del segretario di stato americano Rex Tillerson (JUNG YEON-JE/AFP/Getty Images)

Anche l’ambiente è entrato nel dibattito della campagna elettorale, dato il preoccupante livello di smog raggiunto dalle città coreane, e in particolare da Seul, negli ultimi mesi. La qualità dell’aria nella capitale è scesa a livelli paragonabili a quella di città storicamente molto inquinate come Pechino e New Delhi, ha scritto il Washington Post, cosa che ha costretto un po’ tutti i candidati a prendere posizioni filo-ambientaliste e impegnarsi per migliorare la situazione. Anna Fifield, capo dell’ufficio di Tokyo del Washington Post, ha spiegato che nelle ultime ore il tema dell’inquinamento sta occupando molto spazio nelle conversazioni private e nel dibattito pubblico coreano.

Secondo diversi osservatori internazionali, Moon è nettamente favorito e a meno di sorprese dovrebbe vincere le elezioni di oggi: il più recente sondaggio dell’istituto Gallup lo dà intorno al 38 per cento dei consensi. Hong è considerato in rimonta anche dai sondaggi, e sembra aver superato il centrista Ahn Cheol-soo. Molto più in basso nelle considerazioni degli analisti e nei sondaggi sono la candidata di sinistra Shim Sang-jung e quello di destra Yoo Seung-min.

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