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  • Venerdì 5 maggio 2017

Cosa aspettarsi dal nuovo accordo sulla Siria

Non molto: l'hanno firmato Iran, Russia e Turchia, ma non prevede meccanismi coercitivi e deve ancora essere accettato dai siriani

Hamouria, a est di Damasco (ABDULMONAM EASSA/AFP/Getty Images)
Hamouria, a est di Damasco (ABDULMONAM EASSA/AFP/Getty Images)

Ieri la Russia, la Turchia e l’Iran hanno firmato un accordo che stabilisce la creazione di alcune “zone di de-escalation” nel territorio siriano, nel tentativo di diminuire gli scontri armati tra le forze fedeli al regime del presidente siriano Bashar al Assad e i gruppi ribelli. L’accordo è stato raggiunto nell’ambito dei colloqui di pace che si stanno tenendo da diversi mesi ad Astana, la capitale del Kazakistan, e che non coinvolgono gli Stati Uniti. Non sono ancora stati definiti i dettagli del testo, per cui è difficile dire se e come queste “zone di de-escalation” funzioneranno e se renderanno più facile la vita dei civili siriani. L’efficacia dell’accordo è messa in dubbio anche da altre due cose: l’intesa non prevede meccanismi coercitivi, cioè delle procedure punitive nei confronti di chi non lo rispetta; e il testo non è stato ancora firmato né dal governo siriano né dai gruppi ribelli.

I colloqui di Astana sono cominciati a gennaio e sono i primi di rilievo senza il diretto coinvolgimento degli Stati Uniti. I principali promotori dei colloqui sono stati la Russia e l’Iran, i più importanti alleati di Assad, e la Turchia, che invece sostiene i ribelli. Va però tenuto a mente che negli ultimi mesi la posizione anti-Assad della Turchia si è ammorbidita parecchio: l’obiettivo principale del governo turco è diventato quello di limitare l’espansione dei curdi siriani nel nord della Siria, e per farlo ha collaborato in diverse occasioni proprio con Assad. Ai colloqui di Astana non stanno partecipando né lo Stato Islamico né Tahrir al Sham, il gruppo considerato vicino ad al Qaida,ì. Stanno invece partecipando i rappresentanti di alcuni gruppi ribelli, ma tra molti ostacoli e diffidenze. Due giorni fa, per esempio, i ribelli avevano annunciato il loro ritiro temporaneo dai colloqui, a causa di una serie di attacchi aerei compiuti dal regime di Assad in Siria.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha detto che le “zone di de-escalation” dovrebbero stabilizzare circa il 50 per cento delle aree coinvolte negli scontri, un obiettivo che ad oggi sembra poco realizzabile. Citando il testo dell’accordo, il giornale russo Interfax ha scritto che queste zone verranno considerate una misura temporanea, la cui durata di sei mesi potrà essere eventualmente prolungata con il consenso di Turchia, Iran e Russia. Intanto il capo della delegazione siriana, Bashar al Jaafari, ha detto di sperare che Russia e Iran discuteranno con il regime siriano i dettagli dell’accordo.

Il governo americano ha reagito all’accordo con molta cautela, ma ha detto che qualsiasi piano di pace per la Siria che coinvolga l’Iran ha poche possibilità di funzionare. La portavoce del dipartimento di Stato americano, Heather Nauert, ha detto: «Continuiamo ad essere preoccupati del coinvolgimento dell’Iran come cosiddetto garante. Le attività dell’Iran in Siria hanno solo contribuito alla violenza, non l’hanno fermata, e il sostegno incondizionato dell’Iran al regime di Assad ha contribuito a provocare la miseria dei siriani».