• Moda
  • Venerdì 24 febbraio 2017

Femminilità e femminismo nella sfilata di Prada a Milano

La nuova collezione parla di potere e seduzione femminile, tra reggiseni che richiamano proteste storiche e illustrazioni con pin up

Una modella sfila per Prada alla Settimana della moda di Milano, 23 febbraio 2017
(ANSA/FLAVIO LO SCALZO)
Una modella sfila per Prada alla Settimana della moda di Milano, 23 febbraio 2017 (ANSA/FLAVIO LO SCALZO)

La seduzione, i modi in cui le donne esercitano il potere e la sua importanza sono stati i temi della collezione autunno/inverno 2017-2018 di Prada, presentata giovedì 23 febbraio alla Settimana della moda di Milano. Lo ha spiegato la stessa Miuccia Prada, direttrice creativa dell’azienda, chiedendosi se le donne utilizzino ancora gli stessi strumenti di cinquant’anni fa, se si servano soltanto dell’aspetto fisico e cosa succede quando puntano sull’intelligenza.

Il tema è ripreso anche nel titolo della collezione, La città delle donne, che è un richiamo al film del 1980 La città delle donne di Federico Fellini, che ridicolizzava e criticava il movimento femminista. L’allusione è solo nel titolo, dice Miuccia Prada, ma la sfilata ha ricordato anche le lotte del movimento femminista – servendosi per esempio di reggiseni in bella vista e parka dal cappuccio colorato e pelosissimo – e alludendo alle proteste odierne delle donne contro il presidente americano Donald Trump. Le modelle camminavano lungo un percorso a esse circondato da sedute per gli ospiti ricoperte di lenzuola con fiori in pelle, con lampade vintage e manifesti e polaroid appesi ai muri, e musica elettronica in sottofondo.

La riflessione sulla seduzione era rappresentata dai richiami visivi al lavoro di Robert McGinnis, l’illustratore americano nato nel 1926 famoso per aver disegnato le locandine di Colazione da Tiffany e Barbarella, e le pubblicità dei vecchi film di James Bond, oltre che a moltissime ragazze delle riviste e dell’immaginario pulp: le classiche femmes fatales descritte come seducenti e letali. Volti e figurine di queste ragazze erano ricamate e stampate su vestiti di seta, gonne e top. Prada ha proposto una sorta di inventario della femminilità facendo sfilare le facce che ha assunto nel tempo: le flappeur degli anni Venti con abiti aderenti che esplodono in piume e frange, le hippies dai reggiseni decorati con conchiglie, e le pin up con le femmes fatales disegnate sui vestiti.

Gli accostamenti contraddittori mescolano la durezza dei tessuti e dei tagli con la frivolezza delle stampe: sciarpe di lana e bikini lavorati all’uncinetto, pantaloni oversized stretti in vita da cinture colorate, ballerine dai grossi bottoni, sandali sovraccarichi di piume, stivali da montagna ricoperti di pelo, frange, ricami, cappotti simili ad arazzi per tessuti, orli e colori. Piume, paillettes, reggiseni sono considerati strumenti classici della seduzione femminile, a cui Prada ha cercato di dare un significato femminista per mostrare quanto l’idea di bellezza che le donne hanno di sé sia plasmata sul desiderio e sulle fantasie degli uomini.

Lo spirito della sfilata lo riassume così Tim Blanks della rivista Business of Fashion:

«È chiaro che Miuccia Prada si sente profondamente divisa sul glamour e sulla seduzione […] ma nell’affrontare l’ambiguità dei suoi sentimenti ha recuperato la forza originaria del suo marchio: surreale, sexy, serio, e per tutta la sua incertezza, assolutamente affascinante».