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  • Mercoledì 1 febbraio 2017

Non si hanno più notizie di un miliardario cinese

Xiao Jianhua è stato visto l'ultima volta venerdì scorso a Hong Kong: si sospetta che sia stato arrestato dalla polizia cinese e portato nella Cina continentale

Una fotografia del dicembre 2013 in cui si vede il miliardario cinese Xiao Jianhua, mentre legge un libro a Hong Kong; Xiao è stato visto per l'ultima volta il 27 gennaio 2017 (AP Photo/Next Magazine)
Una fotografia del dicembre 2013 in cui si vede il miliardario cinese Xiao Jianhua, mentre legge un libro a Hong Kong; Xiao è stato visto per l'ultima volta il 27 gennaio 2017 (AP Photo/Next Magazine)

Il miliardario cinese Xiao Jianhua è probabilmente stato portato da Hong Kong alla Cina continentale dalla polizia cinese, come era successo nel 2015 a cinque persone legate a una libreria specializzata in pubblicazioni critiche verso il Partito Comunista. Xiao è l’amministratore delegato della società Tomorrow Group, una holding con attività nel settore immobiliare ed edilizio, in quello assicurativo e in quello energetico, e si stima che il suo patrimonio ammonti a 40 miliardi di yuan, circa 5,4 miliardi di euro. È stato visto l’ultima volta venerdì 27 gennaio nell’Hotel Four Seasons di Hong Kong, dove viveva; il giorno successivo la polizia della città – indipendente da quella della Cina continentale grazie alla cosiddetta formula “un paese, due sistemi” – ha avviato un’indagine sulla scomparsa di Xiao su richiesta della sua famiglia. La polizia di Hong Kong ha verificato che il 27 gennaio Xiao ha lasciato Hong Kong per andare nella Cina continentale. Secondo i resoconti dei media locali e stranieri, le telecamere del Four Seasons hanno ripreso un gruppo di agenti di polizia cinesi in borghese portarlo fuori dall’hotel.

La polizia di Hong Kong sta continuando a indagare anche se il 29 gennaio un familiare di Xiao ha chiesto che le indagini fossero interrotte, perché il miliardario si sarebbe messo in contatto con i suoi parenti e avrebbe detto di essere sano e al sicuro. Nel frattempo poi sono successe alcune cose strane. L’account del Tomorrow Group su WeChat, uno dei principali social network cinesi, ha pubblicato due messaggi firmati da Xiao: il primo diceva che il miliardario stava ricevendo cure mediche all’estero; nel secondo, pubblicato il 31 gennaio, si negava che Xiao fosse coinvolto in attività contro il Partito Comunista e che fosse stato rapito. Entrambi i messaggi e lo stesso account del Tomorrow Group sono però stati cancellati successivamente. I testi dei messaggi si possono comunque ancora leggere perché una persona anonima li ha fatti pubblicare su una pagina del numero di oggi del quotidiano di Hong Kong Ming Pao. Il sito di Tomorrow Group ha smesso di funzionare.

https://twitter.com/haasbenjamin/status/826637804356530177

Xiao, che era stato un leader studentesco all’Università di Pechino durante le proteste di piazza Tienanmen del 1989, nel 2014 era stato accusato di essersi trasferito a Hong Kong per evitare le indagini della campagna anti-corruzione voluta dal presidente cinese Xi Jinping. Il miliardario aveva negato queste accuse. Xiao è anche cittadino canadese, e per questa ragione anche il consolato canadese sta cercando di capire cosa gli sia successo. In passato si era parlato di Xiao anche per i suoi rapporti proprio con il presidente Xi Jinping: nel 2014, in un’intervista con il New York Times, Xiao aveva ammesso che una sua società aveva fatto affari con dei parenti di Xi, ma aveva anche detto di non essersi arricchito grazie a connessioni politiche.

Una delle ragioni per cui i media internazionali stanno dando molta attenzione alla scomparsa di Xiao è che mette in dubbio l’indipendenza legale di Hong Kong dalla Cina continentale, che in teoria sarebbe garantita dalla formula “un paese, due sistemi” che ha finora garantito ai cittadini di Hong Kong maggiori libertà rispetto a quelli della Cina continentale e che dovrebbe durare fino al 2047. Era già successo con la scomparsa dei cinque librai avvenuta nel 2015: la polizia cinese aveva poi fatto sapere a quella di Hong Kong che gli uomini (due dei quali si trovavano nella città al momento della “sparizione”) erano stati arrestati con l’accusa di aver compiuto “attività illegali”.