La sentenza sull’Italicum arriverà mercoledì

Le cose da sapere sulla decisione attesa da mesi che influenzerà la durata del governo Gentiloni e la possibilità di andare a votare presto

(ANSA)
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Aggiornamento – La sentenza sull’Italicum sarà resa pubblica domani, tra le 13 e le 13.30, ha detto Carlo Visconti, segretario generale della Corte Costituzionale.

La Corte Costituzionale si riunisce martedì 24 gennaio per deliberare sulla costituzionalità dell’Italicum, la legge elettorale voluta dal governo Renzi e oggi in vigore alla Camera. Molti si aspettano una bocciatura degli aspetti più importanti della legge, stando a quanto scrivono i giornali: il ballottaggio, le candidature multiple e, forse, il premio di maggioranza. La decisione di domani influenzerà indirettamente la durata del governo Gentiloni, la data delle prossime elezioni e molti degli accordi e delle trattative su cui i vari partiti sono al lavoro da mesi.

La riunione della Corte, in corso dalle 9.30 di martedì, proseguirà nel primo pomeriggio con il dibattito pubblico, in cui il gruppo di avvocati che ha fatto ricorso contro la legge dibatterà con l’avvocatura dello stato, che la difenderà sostenendo che il ricorso non può essere accolto perché l’Italicum è una legge che non è mai stata applicata. Secondo i giornali, se il dibattito dovesse terminare prima delle 16.30, i giudici faranno in tempo a ritirarsi in camera di consiglio e ad esprimere un verdetto entro la sera di martedì. Altrimenti la camera di consiglio sarà rimandata a mercoledì mattina.

Su cosa deciderà la corte?
Nel febbraio del 2016 il tribunale di Messina ha chiesto alla Corte Costituzionale di valutare sei potenziali “profili di incostituzionalità” dell’Italicum. In seguito sono arrivate richieste simili da altri tre tribunali. La Corte si sarebbe dovuta esprimere il 4 ottobre, ma lo scorso settembre annunciò che la decisione sarebbe stata rimandata a gennaio. La scelta della Corte era legata alla volontà di non prendere una decisione prima del referendum costituzionale – secondo alcuni per evitare di influenzarne l’esito, secondo altri in modo da prendere una decisione che tenesse conto della Costituzione effettivamente in vigore.

L’Italicum è una legge creata per produrre in ogni circostanza una netta maggioranza alla Camera. Questo obbiettivo è garantito da un grosso premio di maggioranza che viene assegnato a chi ottenga il 40 per cento dei consensi su base nazionale o al vincitore di un ballottaggio tra i due partiti più votati. È una legge che era stata pensata per agire in sintonia con la riforma costituzionale, bocciata al referendum dello scorso dicembre. Grazie all’eliminazione della necessità per il governo di chiedere la fiducia al Senato, l’Italicum avrebbe garantito in ogni circostanza una robusta maggioranza al partito principale. Per il resto, l’Italicum assegna i seggi con metodo proporzionale. I capilista, cioè i primi candidati di ogni partito in ciascun collegio, sono bloccati, cioè sono i primi a essere eletti; il resto dei candidati invece viene eletto con il sistema delle preferenze. I capilista possono essere candidati in più di un collegio.

La Corte Costituzionale dovrà decidere se tutti questi aspetti sono o meno costituzionali. Il punto principale è il ballottaggio tra partiti (e non tra singoli candidati), la caratteristica che rende l’Italicum una legge elettorale unica al mondo (anche il premio di maggioranza è molto raro e in Europa è previsto solo dal sistema elettorale greco). Il vincitore del secondo turno ottiene la maggioranza dei seggi alla Camera indipendentemente dal risultato ottenuto al primo turno. È quindi possibile immaginare un partito che ottenga, per esempio, il 25 per cento dei voti al primo turno, e che si ritrovi con il 55 per cento dei seggi dopo aver vinto il ballottaggio (a cui però avrà preso almeno il 50 per cento più uno dei voti). Quasi tutti i giuristi e gli esperti ritengono che il ballottaggio sarà bocciato.

Ci sono più incertezze invece su cosa deciderà la Corte sul premio di maggioranza. L’Italicum prevede che se un partito raggiunge il 40 per cento dei voti al primo turno, non c’è bisogno di ballottaggio e gli vengono automaticamente assegnati il 55 per cento dei seggi. Alcuni ritengono un premio del 15 per cento troppo alto e quindi destinato a essere bocciato. Altri sostengono che la Corte potrebbe ritenere la soglia del 40 per cento e il premio sufficienti a non alterare il principio di rappresentanza (l’idea che la composizione del Parlamento debba rispecchiare entro certi limiti le preferenze degli elettori). A questo proposito molti ricordano che il premio di maggioranza previsto dal cosiddetto “Porcellum”, la legge elettorale in vigore dal 2006 al 2013, fu bocciato proprio perché non prevedeva una soglia minima per ottenerlo, un punto su cui l’Italicum ha “rimediato” introducendo la soglia del 40 per cento. Il premio di maggioranza è un meccanismo quasi unico nelle democrazie moderne. Attualmente, in tutta Europa, esiste soltanto in Italia e in Grecia.

Sarà una sentenza auto-applicativa?
La Corte Costituzionale potrebbe decidere di intervenire sull’Italicum così come fece sul cosiddetto “Porcellum”, cioè eliminandone alcune parti e trasformandola in una nuova legge elettorale che potrebbe essere immediatamente utilizzata per andare a votare. In gergo una sentenza di questo tipo si definisce auto-applicativa, cioè introduce modifiche che entrano in vigore immediatamente senza bisogno di un ulteriore intervento parlamentare. Se, come molti ritengono, la Corte dovesse bocciare ballottaggio e premio di maggioranza, l’Italicum diventerebbe una legge proporzionale molto simile al cosiddetto “Consultellum”, cioè la legge elettorale attualmente in vigore al Senato, frutto delle modifiche al “Porcellum” introdotte in passato dalla Corte.

Alcuni sostengono che la Corte potrebbe decidere di bocciare alcuni aspetti dell’Italicum e inserire nella sua sentenza anche alcune “indicazioni”, ad esempio quella di rendere la legge elettorale omogenea a quella del Senato. In questo modo, la Corte darebbe una forte indicazione sulla necessità di un passaggio parlamentare della legge prima del voto. Difficilmente questo sarà comunque un passaggio obbligato: è quasi impossibile che la sentenza della Corte trasformi l’Italicum in una legge del tutto inservibile. In quel caso, diventerebbe impossibile sciogliere il parlamento e andare ad elezioni, creando un corto circuito costituzionale difficile da immaginare. Di solito, dettagli di questo genere vengono chiariti circa un mese dopo la sentenza, quando la Corte ne pubblica le motivazioni. In questa occasione, i giornali scrivono che la Corte intende pubblicare un comunicato sulla sentenza più ricco del solito che funga da anticipazioni delle motivazioni.

La questione politica
Cosa deciderà la Corte e il tipo di sentenza che pubblicherà influenzeranno la possibilità che si vada a votare prima della scadenza naturale della legislatura, nel febbraio 2018. In teoria la maggioranza dei parlamentari è favorevole ad arrivare rapidamente ad elezioni. I più forti sostenitori delle elezioni anticipate, almeno a parole, sono il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord; anche il PD e Renzi in particolare sembrano favorevoli, ma il partito al suo interno è piuttosto diviso. Renzi, nella sua prima intervista dopo la sconfitta al referendum, è sembrato aperto anche ad altre possibilità. Forza Italia e il suo leader, Silvio Berlusconi, sembrano trovarsi nella stessa situazione.

Se la sentenza produrrà una legge proporzionale senza premio di maggioranza, e immediatamente applicabile o bisognosa soltanto di alcuni piccoli interventi parlamentari (in queste settimane si è parlato ad esempio di armonizzare le soglie di sbarramento tra Camera e Senato), la possibilità di andare al voto sarà più alta. Berlusconi ha detto più volte di essere favorevole a una legge proporzionale, che gli permetterà di candidarsi da solo e decidere con chi allearsi soltanto dopo le elezioni. Un’elezione con due leggi proporzionali a Camera e Senato porterà quasi inevitabilmente alla nascita di un nuovo governo di grande coalizione tra centrodestra e centrosinistra, con la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle all’opposizione. Se invece la Corte chiederà al Parlamento una serie di modifiche, la possibilità di andare a votare rapidamente si allontanerebbe.

Le leggi elettorali sono complicate da approvare perché da loro dipendono le fortune dei partiti e spesso dei singoli parlamentari: mettere tutti d’accordo è sempre molto complesso e lo è ancora di più in un Parlamento frammentato come quello attuale. In alternativa al proporzionale (con o senza premio di maggioranza) che uscirà dalla Corte, i partiti potrebbero decidere di scrivere una nuova legge elettorale, un processo lungo e complesso che potrebbe durare fino al 2018, cioè fino alla scadenza naturale della legislatura. Oggi il testo su cui sembra esserci il maggiore accordo è una versione aggiornata del Mattarellum, la legge in vigore tra il 1993 e il 2006. È una legge maggioritaria con alcuni correttivi proporzionali che incentiva le coalizioni pre-elettorali. Il Mattarellum modificato è la proposta ufficiale del PD per la nuova legge elettorale e piace anche al segretario della Lega Nord Matteo Salvini. Non piace invece a Berlusconi, perché rischia di costringerlo ad allearsi con la Lega Nord che, probabilmente, finirebbe con l’esprimere il candidato presidente del Consiglio dell’intera coalizione.