La prima intervista di Renzi dopo il referendum

Con Ezio Mauro, Renzi ha parlato di come passa le giornate, di cosa pensa di fare, e ha ammesso un suo limite: "il mancato rinnovo della classe dirigente"

(Origlia/Getty Images)
(Origlia/Getty Images)

Su Repubblica di oggi c’è un’intervista di due pagine data da Matteo Renzi, ex presidente del Consiglio, all’ex direttore del giornale Ezio Mauro. È la prima intervista di Renzi dopo le sue dimissioni in seguito al referendum costituzionale, in cui il No ha vinto con il 59 per cento dei voti. Renzi è ancora segretario del Partito Democratico e ha parlato di quello che ha fatto quando era al governo, dell’attuale governo Gentiloni, dei suoi piani per il futuro e di quelli che ritiene siano stati i suoi errori. A un certo punto Mauro gli ha chiesto: «Non crede che il PD abbia bisogno di aria fresca, troppi indagati, troppi notabili, troppe compromissioni come denunciava Saviano?». Renzi ha risposto:

«Il mancato rinnovo della classe dirigente è stato un mio limite. Saviano lo ha detto con un tono discutibile, ma nel merito aveva ragione. Non si cambia il Sud poggiando solo sul notabilato. Idee nuove e amministratori vecchi? Sbagliato, non funziona. Togliere le ecoballe è importante, ci mancherebbe. Ma più ancora aprire il Pd a facce nuove. Voglio farlo».

Parlando della sconfitta al referendum Renzi ha detto che «brucia, eccome se brucia», e che nei primi giorni ha davvero preso in considerazione l’ipotesi di lasciare la politica. Renzi ha anche precisato che si sarebbe dimesso anche se il no avesse vinto con il 51 per cento dei voti, e parlando di cosa fa ora ha detto:

«Rifletto, leggo, sto in famiglia. Vado al ricevimento professori dei genitori dei miei figli. Ho ripreso a usare la bici. Riorganizzo la struttura del partito. Uso gli occhi e le orecchie più che la bocca. C’era tempo solo per correre, prima. Adesso mi sono fermato: avrei preferito non farlo ma non è così male».

Mauro ha fatto notare a Renzi che nell’intervista ha usato spesso il “noi” anziché dire “io”: «Improvvisamente lei parla al plurale dopo una vita politica vissuta al singolare». Renzi ha risposto: «È stato uno dei miei limiti. Ma l’Italia che abbiamo trovato nel 2014, con il PIL al meno due per cento, aveva bisogno di una scossa. Dire io e metterci la faccia è stato necessario». Parlando più nel dettaglio dei suoi errori Renzi ha detto di essersi reso conto di «non aver colto il valore politico del referendum».

Mi sono illuso che si votasse su province, Cnel, regioni. Errore clamoroso. In questo clima la parola riforma è suonata vuota, meccanica, artificiale. Nel 2014 il Paese sapeva di essere a rischio Grecia, l’efficienza aveva presa, funzionava perché serviva. Tre anni dopo avrei dovuto metterci più cuore, più valori, più ideali. Insomma, meno efficienza e più qualità.

Nell’intervista Renzi ha però difeso il cosiddetto “Giglio Magico”, l’insieme di politici fiorentini del PD considerati molto vicini a lui, e molte delle nomine da lui decise (tra cui Eni, Rai e Enel). Su eventuali elezioni anticipate Renzi invece ha detto:

«Mi è assolutamente indifferente. Io non ho fretta, decidiamo quel che serve all’Italia, senza ansie ma anche senza replicare il 2013 dove abbiamo pagato un tributo elettorale al senso di responsabilità del Pd»