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  • Martedì 17 gennaio 2017

Antonio Tajani è il nuovo presidente del Parlamento europeo

È stato eletto al quarto scrutinio con 351 voti, battendo il candidato del Partito Socialista Europeo Gianni Pittella

(Wiktor Dabkowski/picture-alliance/dpa/AP Images)
(Wiktor Dabkowski/picture-alliance/dpa/AP Images)

Antonio Tajani, candidato del Partito Popolare Europeo (PPE) è stato eletto presidente del Parlamento europeo al quarto scrutinio con 351 voti. Tajani ha battuto il suo diretto avversario, un altro italiano, il candidato del Partito Socialista Europeo (PSE) Gianni Pittella che ha ottenuto 282 voti. Tajani ha vinto soprattutto grazie all’alleanza con i liberali dell’ALDE, guidati dall’ex primo ministro belga Guy Verhofstadt (lo stesso gruppo con cui, poche settimane fa, aveva cercato di allearsi il Movimento 5 Stelle). In cambio del suo appoggio, Verhofstadt sarà nominato presidente della Conferenza dei presidenti di commissione, un importante organo interno del parlamento.

Nella prima votazione Tajani ha ottenuto 274 voti (Pittella 183), nella seconda 287 (contro i 200 di Pittella) e nella terza 291 (mentre Pittella 199). Al quarto scrutinio, come prevede il regolamento, hanno partecipato solo Tajani e Pittella, cioè i più votati nel turno precedente: nelle prime tre votazioni erano presenti anche altri quattro candidati che avevano ottenuto però un numero piuttosto basso di preferenze. Al quarto scrutinio, per essere eletti, non era necessario raggiungere la maggioranza assoluta al netto di assenze o di voti non validi, ma la maggioranza relativa. Nella quarta votazione i voti espressi sono stati 713, le schede nulle 80 e i voti validi 633.

Tajani è entrato in aula poco prima della lettura dei risultati ed è stato accolto da un applauso. Poi ha abbracciato Gianni Pittella. Dopo aver letto i risultati, l’ormai ex presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha invitato Tajani a prendere il suo posto. Il presidente appena eletto ha pronunciato un breve discorso; ha ringraziato tutti i deputati e ha detto che il confronto è stato democratico: «Sarò il presidente di tutti, rispetterò tutti i gruppi. Potrete contare sulla mia totale disponibilità». Ha dedicato la sua vittoria alle persone colpite dal terremoto in centro Italia («Fa molto freddo, non tutti sono riusciti a risolvere i loro problemi») e ha ricordato «le vittime del terrorismo e coloro che soffrono: sia coloro che non hanno casa, sia coloro che non hanno lavoro». Infine, ha chiuso la seduta.

Era dal 1979 che un italiano non veniva eletto presidente del Parlamento europeo (l’ultimo fu Emilio Colombo, eletto nel 1977). È stata anche la prima volta in cui erano italiani i candidati dei due principali partiti (c’era anche una terza italiana candidata, Eleonora Forenza, per il gruppo della sinistra radicale). Tajani ha 63 anni, ha lavorato a lungo come giornalista, è stato portavoce del presidente del Consiglio durante il primo governo Berlusconi ed è parlamentare europeo dal 1994, sempre eletto con Forza Italia. È stato membro della Commissione europea dal 2008 al 2014 dove ha ricoperto la carica di Commissario ai trasporti e poi all’industria.

Tajani è stato definito da Politico.eu un “ex consigliere di Berlusconi” ed è molto criticato per i suoi legami con l’ex presidente del Consiglio italiano. Un parlamentare belga del partito socialista ha scritto su Twitter che Verhofstadt ha “messo le ali” al portavoce di Berlusconi.

Tajani è stato anche criticato per le posizioni avuto in passato sulle unioni tra persone dello stesso sesso. Nel 1996, fu autore di un’interrogazione parlamentare in cui scriveva che i figli di genitori omosessuali subiscono: «Gravi problemi psicologici e di inserimento nella società».

Il presidente del Parlamento europeo rimane in carica per due anni e mezzo, questo significa che nel corso di una legislatura vengono eletti due distinti presidenti del Parlamento. Tajani è il secondo presidente della parlamento nel corso della legislatura cominciata nel 2014, dopo il tedesco Martin Schulz. Il candidato presidente deve raccogliere la maggioranza più uno dei voti per essere eletto. Se al terzo scrutino nessuno è riuscito a ottenere la maggioranza, si procede a un quarto e ultimo scrutino tra i due candidati più votati. In caso di ulteriore pareggio viene eletto il più anziano.

La vittoria di Tajani e del PPE grazie all’alleanza con l’ALDE di Verhofstadt segna la prima volta dal 2007 in cui i socialisti si troveranno all’opposizione al Parlamento europeo. Da 13 anni, infatti, socialisti e popolari governano il parlamento europeo in base a un accordo che prevede un’alternanza tra i due gruppi alla presidenza del Parlamento e in altre importanti cariche europee. L’ultimo accordo tra i due gruppi principali risale al 2014: fino al 2017 la carica sarebbe dovuta rimanere in mano a un socialista, per poi passare a uno del PPE. Questo accordo è noto come “grande coalizione”.

L’accordo è stato rotto proprio da Pittella, che a fine dicembre ha annunciato la sua intenzione a candidarsi a successore dell’attuale presidente socialista Schulz. Nel corso delle votazioni avvenute nella mattinata di martedì, Pittella ha rifiutato di ritirare la sua candidatura anche quando è diventato evidente che non aveva più possibilità di assicurarsi la vittoria. Il candidato socialista ha chiesto ai deputati di continuare a sostenerlo e ha aggiunto: «Non faremo mai più una grande coalizione. C’è bisogno di chiarezza. L’Europa e le nostre democrazie hanno bisogno di una distinzione chiara tra le idee differenti».