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  • Mercoledì 4 gennaio 2017

Netanyahu rischia il posto?

Il primo ministro israeliano è indagato per corruzione: e se sarà accusato formalmente rischia di doversi dimettere

(Gali Tibbon/Pool photo via AP)
(Gali Tibbon/Pool photo via AP)

Il primo ministro conservatore israeliano Benjamin Netnyahu è stato interrogato per tre ore dalla polizia nel corso di un’indagine su alcuni regali che avrebbe ricevuto e che potrebbero essere considerati parte di un tentativo di corruzione. Il primo ministro israeliano è indagato da una settimana, anche se non si conoscono molti dettagli: si sa solo che l’inchiesta ha due rami, uno meno grave che riguarda alcuni regali ricevuti da Netanyahu dall’imprenditore Ronald Lauder, e uno che alcune fonti definiscono più grave ma di cui non si sa praticamente nulla. Il procuratore generale, Avichai Mandelbli, un alleato di Netanyahu, ha fornito soltanto informazioni vaghe che sembrano indicare come la polizia abbia prove concrete di un possibile caso di corruzione.

Se l’indagine dovesse portare a un’accusa formale, le possibilità di Netanyahu di rimanere in carica sarebbero molto poche, scrive il New York Times. Secondo la legge israeliana un primo ministro deve dimettersi in caso di condanna per alcuni reati gravi, ma in passato una sentenza della Corte suprema israeliana ha stabilito che un ministro deve dimettersi anche in seguito a un’accusa formale di corruzione, una situazione nella quale Netanyahu potrebbe trovarsi già nelle prossime settimane.

Il fatto che il procuratore generale, Mandelblit, sia un ex alleato politico di Netanyahu, rafforza molto l’inchiesta. Secondo i giornali locali, infatti, Mandeblblit ha impiegato mesi per dare il via libera all’indagine e ha tentato di rallentarla e bloccarla. «Ma se nonostante tutte queste contorsioni il procuratore è stato costretto a ordinare un’indagine che sperava di insabbiare, l’unico risultato che possiamo aspettarci adesso è un’accusa formale», ha scritto Amir Oren, un commentatore che lavora per Haaretz, un giornale di centrosinistra.

Netanyahu ha respinto tutte le accuse è ha definito le indagini una persecuzione nei suoi confronti e in quelli della sua famiglia. In un post su Facebook ha ricordato le numerose indagini di cui è stato oggetto in passato e come si siano concluse tutte con l’archiviazione, senza mai portare a una messa in stato di accusa. Tra le indagini che lo avevano coinvolto c’è “Bibi Tours”, dal suo soprannome “Bibi” appunto, che riguardava una serie di viaggi compiuti dal primo ministro e dalla sua famiglia, e un’altra indagine relativa ad alcuni finanziamenti elettorali ricevuti nel 2009.

È già accaduto in passato che importanti politici israeliani venissero indagati e quindi costretti a dimettersi. I primi ministri Ehud Barak e Ariel Sharon furono entrambi interrogati dalla polizia. Il primo ministro Ehud Olmert fu costretto a dimettersi nel 2008 e attualmente sta scontando una condanna a 19 mesi di carcere per corruzione e ostacolo alla giustizia. L’ex presidente della Repubblica Moshe Katsav è stato recentemente rilasciato dopo aver trascorso cinque anni in carcere per stupro. Il New York Times scrive che molti israeliani sono fieri di come in passato la giustizia non si sia fermata di fronte a politici importanti.

Attualmente nel Parlamento israeliano è in discussione una legge che garantirebbe al primo ministro l’immunità per la durata del suo mandato. La proposta di legge è molto criticata e probabilmente, qualora fosse approvata, arriverebbe troppo tardi per salvare Netanyahu.