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  • Lunedì 2 gennaio 2017

L’ISIS ha rivendicato l’attentato di Istanbul

Il responsabile è un uomo forse proveniente dall'Asia Centrale, ancora ricercato dalla polizia: nell'attacco sono state uccise 39 persone

I parenti di una persona uccisa nell'attentato di Istanbul (OZAN KOSE/AFP/Getty Images)
I parenti di una persona uccisa nell'attentato di Istanbul (OZAN KOSE/AFP/Getty Images)

Lo Stato Islamico (o ISIS) ha rivendicato l’attentato terroristico compiuto nella notte tra il 31 dicembre e l’1 gennaio in un famoso locale di Istanbul, nel quale sono state uccise 39 persone. L’attentatore è ancora ricercato e le autorità sospettano possa essere un uomo del Kirghizistan o Uzbekistan, anche se non ci sono conferme; lunedì, comunque, la polizia ha detto di aver arrestato otto persone in relazione all’attacco. Non è la prima volta che lo Stato Islamico rivendica un attentato in Turchia – lo aveva già fatto lo scorso novembre per un attacco nella città meridionale turca di Diyarbakir – ma è la prima volta che lo fa usando un suo organo ufficiale di comunicazione. Questa scelta potrebbe voler dire che l’attentato di Istanbul è stato preparato e organizzato con il diretto coinvolgimento dello Stato Islamico, e non è stato solo “ispirato” dalla sua propaganda. Il testo stesso della rivendicazione sembra confermare questa interpretazione: si legge infatti che l’attacco è stato ordinato da Abu Bakr al Baghdadi, il leader dello Stato Islamico, e non che è stato compiuto come risposta agli appelli del gruppo, formulazione usata quando la rivendicazione riguarda attacchi solo ispirati. Lo Stato Islamico ha detto anche di avere compiuto gli attentati come ritorsione ai bombardamenti turchi in Siria.

Secondo le ricostruzioni della stampa turca, l’attentatore è arrivato di fronte al Reina all’1.15 ora locale (le 23.15 ora italiana) a bordo di un taxi. Ha preso una borsa dal baule, ha tirato fuori un fucile automatico e ha sparato a un poliziotto di fronte all’entrata. Ha attraversato la strada ed è entrato nel locale, dove tra clienti, baristi e camerieri c’erano circa 800 persone: ha sparato sulla folla, poi si è tolto il cappotto e il cappello ed è scappato. Tutto è durato sette minuti. Secondo diversi esperti di sicurezza intervenuti alla televisione turca, l’uomo ha agito senza perdere la calma, sapeva come muoversi e probabilmente prima di compiere l’attacco aveva già perlustrato il locale. È sembrata una persona con un qualche tipo di addestramento militare.

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Il Reina si trova sulla riva europea del Bosforo – in un quartiere famoso per i locali, i ristoranti e le gallerie d’arte – ed è un night club molto noto a Istanbul, frequentato da celebrità, artisti e calciatori famosi. Al momento dell’attacco, hanno raccontato alcuni testimoni, molte persone si sono tuffate nel Bosforo per mettersi in salvo, altre hanno detto di aver cercato riparo come potevano dentro al locale e di essere scappate poi superando corpi di altre persone morte. Tra i morti, hanno detto le autorità, ci sono anche persone provenienti da Israele, Russia, Francia, Tunisia, Libano, India, Belgio, Giordania e Arabia Saudita. Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha confermato che un canadese è stato ucciso durante l’attentato, mentre un uomo d’affari statunitense risulta tra i feriti.

Il quotidiano turco Hurriyet ha scritto che ci sono due considerazioni da fare sull’attentato di Istanbul. La prima è che potrebbe essere stato il risultato di grosse mancanze dell’intelligence, visto che qualcosa del genere era nell’aria da tempo. Di recente le autorità avevano avvertito i governatori provinciali della possibilità di grandi attacchi terroristici, soprattutto in città come Istanbul e Ankara e in luoghi affollati come centri commerciali, ristoranti e locali notturni frequentati anche da stranieri e turisti. Nonostante questo, nessuno aveva rilevato un pericolo al Reina. Il problema, ha scritto Hurriyet, è che per molti anni in Turchia diversi enti giudiziari e agenzie di sicurezza sono stati effettivamente appaltati ai simpatizzanti di Fethullah Gülen, il principale avversario politico di Erdoğan e l’uomo che il governo considera l’organizzatore del tentato colpo di stato dello scorso luglio. Dopo il tentato golpe, fallito nel giro di una notte, il governo ha licenziato migliaia di funzionari accusati di simpatizzare per Gülen e li ha sostituiti con altre persone, spesso troppo giovani e inesperte per affrontare emergenze di questo tipo.

La seconda considerazione che si può fare sull’attentato di Istanbul riguarda l’attuale atmosfera politica in Turchia, diventata sempre più tesa per la crescita di sentimenti nazionalisti e islamisti radicali. Subito dopo l’attacco, il capo del direttorato degli Affari religiosi Mehmet Görmez ha detto che non c’è differenza tra un attentato terroristico compiuto in un luogo religioso e uno che ha come obiettivo un luogo di intrattenimento come il Reina. Tuttavia, ha scritto Hurriyet, due giorni prima dell’attacco in più di 80mila moschee turche era stato letto un sermone del venerdì nel quale si criticavano le celebrazioni per l’anno nuovo, definite illegittime e non adeguate alle tradizioni culturali turche. Solo pochi giorni fa alcuni membri di un gruppo ultranazionalista turco avevano attirato l’attenzione di diversi giornali per un’esibizione nella provincia occidentale di Ayldin durante la quale un uomo puntava una pistola alla testa di un altro uomo vestito da Babbo Natale. Nonostante episodi più o meno gravi di questo succedano di frequente, la polizia e il sistema giudiziario turco non hanno la volontà o gli strumenti per intervenire.