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  • Giovedì 24 novembre 2016

I casi di pedofilia nel calcio inglese

Un articolo del Guardian ha raccontato gli abusi subiti per anni da un ex calciatore, e ora ne stanno venendo fuori altri: tutti accusano la stessa persona

di Pietro Cabrio

Lo stadio del Crewe Alexandra visto da un quartiere di Crewe (Nathan Stirk/Getty Images)
Lo stadio del Crewe Alexandra visto da un quartiere di Crewe (Nathan Stirk/Getty Images)

Da quando il Guardian, lo scorso 16 novembre, ha pubblicato un lungo articolo con le rivelazioni di Andy Woodward, ex calciatore inglese che da ragazzo, nei primi anni Novanta, subì per un lungo periodo delle violenze sessuali da parte di Barry Bennell, all’epoca allenatore delle giovanili del Crewe Alexandra, diversi altri calciatori passati per il club nello stesso periodo di Woodward stanno raccontando al giornale inglese di aver subito anche loro delle violenze sessuali da parte di Bennell e di averlo raccontato solamente ai propri familiari. Bennell, che è stato condannato in tre diversi processi per abusi su almeno una ventina di minorenni, ora sta scontando una pena di due anni di reclusione per aver abusato di un ragazzo di dodici anni. Nessuno dei casi per cui è stato condannato però riguarda i ragazzi che allenò al Crewe Alexandra fra gli anni Ottanta e Novanta.

Negli anni Ottanta Andy Woodward, allora undicenne, si trasferì da Stockport, paese in cui nacque, a Crewe per iniziare ad allenarsi con le giovanili del Crewe Alexandra, storico club inglese fondato nel 1877. Il Crewe Alexandra ha passato la maggior parte della sua storia fra le serie minori inglesi, diventando popolare soprattutto nell’ambito del calcio locale. Dagli inizi degli anni Ottanta il club iniziò a essere riconosciuto come una delle migliori accademie giovanili del paese grazie all’arrivo a Crewe di Dario Gradi, allenatore italo-inglese che, viste le scarse risorse economiche, iniziò a riorganizzare il settore giovanile del club. Nonostante le sue ridotte dimensioni e la scarsità dei mezzi a disposizione, fra gli anni Ottanta e Novanta il Crewe Alexandra fece crescere degli ottimi calciatori, fra cui David Platt, Rob Jones, Robbie Savage, Neil Lennon e Steve Jones.

Il successo dell’accademia del club fu dovuto principalmente allo staff tecnico delle giovanili, di cui fece parte anche Barry Bennell, che grazie al suo lavoro all’Alexandra divenne noto come uno dei migliori preparatori d’Inghilterra. Fu proprio Bennell a convincere Woodward e la sua famiglia a trasferirsi a Crewe; per rendere più facile la permanenza in città e gli spostamenti, Bennell si offrì anche di ospitare Woodward nella sua abitazione, situata nelle vicinanze dei campi di allenamento, ogni qual volta ce ne fosse stato bisogno. Parlando dei primi periodi passati a casa di Bennell, Woodward ha detto: “È stato come trovare un tesoro, il sogno di ogni bambino. C’erano delle slot machine e un tavolo da biliardo. C’era una piccola scimmia al piano superiore, dentro una gabbia, che ti si sedeva sulla spalla per giocare. Aveva due cani da montagna dei Pirenei e un gatto selvatico. Diventare un calciatore era il mio sogno e fu come se mi stessero cadendo addosso dei piccoli dolci: “Se vuoi puoi stare con me, e questo è quello che posso fare per te”.

Gli abusi iniziarono poco dopo, e per far mantenere il massimo riserbo su quello che succedeva nella sua abitazione, Bennell iniziò a ricattare e intimidire Woodward, sia a casa che al campo di allenamento. Spesso, senza nessun preavviso, Bennell si avvicinava minacciosamente a Woodward; altre volte, durante gli allenamenti, lo richiamava senza motivo per mandarlo negli spogliatoi a cambiarsi. In quel periodo Woodward era “completamente soggiogato da Bennell” e iniziò a chiudersi in se stesso, senza parlare con nessuno di quello che stava accadendo. Questo, negli anni successivi, gli provocò frequenti attacchi di panico e una forte depressione.

Nel frattempo però, Bennell continuava ad avere un buon rapporto con la famiglia Woodward e iniziò una relazione segreta con la sorella, allora sedicenne. Quando la sorella divenne maggiorenne, i due informarono la famiglia della loro relazione e poco tempo dopo si sposarono. Woodward si trovò in una situazione paradossale: era ancora un ragazzino, non aveva mai parlato con nessuno delle violenze subite, che gli stavano causando dei gravi problemi, e dovette assistere al matrimonio della sorella con il responsabile di tutto ciò. “Dovetti assistere a quel matrimonio, standomene fermo in chiesa quando avrei voluto veramente tagliargli la gola”, ha detto Woodward a Daniel Taylor, il giornalista del Guardian che ha scritto l’articolo.

Verso la metà degli anni Novanta, un ragazzo di Crewe denunciò le violenze subite da Bennell, e così partirono le prime indagini. Successivamente altre persone accusarono Bennell di abusi sessuali su dei minorenni nel corso dei campi di allenamento estivi organizzati all’estero, in Spagna e negli Stati Uniti: negli anni Ottanta e Novanta Bennell non aveva allenato solo le giovanili del Crewe Alexandra, ma aveva avuto incarichi allo Stoke City, al Manchester City e con numerosi altri club nel Derbyshire e nello Staffordshire. Si venne a sapere che Bennell abusò di un ragazzo nelle strutture del centro sportivo di Crewe, e di un altro nell’abitazione di Dario Gradi che però, secondo il tribunale che giudicò il caso, non era al corrente di quello che stava succedendo. Bennell fu inizialmente accusato di quarantacinque abusi sessuali su minori, accuse che comprendevano anche sodomia e tentata sodomia. Fu condannato a nove anni di carcere per ventitré abusi mentre per gli altri ventidue casi il giudice stabilì che non c’erano prove a sufficienza per giudicarlo.

Woodward, la cui carriera da calciatore proseguì, ma con parecchi problemi, nell’articolo del Guardian spiega che dopo la condanna di Bennell si sentì di colpo più sollevato, e disputò due ottime stagioni. Ma i suoi attacchi di panico continuarono e, inoltre, quando la notizia della condanna di Bennell fu resa pubblica, la sua famiglia ne fu “devastata”, in particolare la sorella, moglie di Bennell, che divorziò immediatamente e passò un periodo molto difficile. I genitori chiesero a Woodward se avesse mai subito violenze: in un primo momento negò ma alla fine disse la verità.

Woodward ha riferito che negli anni in cui giocò con la prima squadra del Crewe Alexandra, cioè prima dell’inizio delle indagini, in molti all’interno della società parlavano dei comportamenti di Bennell ma nulla usciva mai dal giro del club. Woodward sostiene che era colpa dell’omertà dell’ambiente calcistico, dove le storie legate all’omosessualità o peggio, agli abusi sessuali, venivano rapidamente nascoste e sminuite.

Dopo la prima condanna Bennell ne ha subite altre due, sempre per abusi sessuali su minori: una negli Stati Uniti, di quattro anni, per aver violentato un tredicenne inglese mentre si trovava in Florida per un campo estivo, e l’ultima nel maggio dell’anno scorso per abusi su un dodicenne. Anche dopo la prima condanna, molti ragazzi che avevano subito violenze non andarono a parlare alle autorità, come fece Woodward. Negli ultimi giorni però, dopo le rivelazioni di Woodward, altri sei ex calciatori che passarono per le giovanili del Crewe Alexandra fra gli anni Ottanta e Novanta hanno raccontato al giornale di aver subito violenze sessuali da Bennell. In molti sospettano che anche Gary Speed, uno dei più noti calciatori gallesi, potrebbe essere stato vittima delle violenze, in quanto da ragazzo giocò nelle giovanili del Crewe Alexandra. Speed, dopo essersi ritirato nel 2010 e aver passato circa un anno da allenatore della nazionale gallese, si impiccò nel garage della sua abitazione. Speed non lasciò niente di scritto e i suoi familiari e gli amici più stretti dissero che non era depresso e non aveva mai accennato a momenti di difficoltà. Dopo le dichiarazioni di Woodward tuttavia, i suoi familiari hanno dichiarato tramite il loro avvocato di escludere la possibilità che Speed abbia subito abusi da Bennell mentre era al Crewe Alexandra.

Sia la federazione calcistica inglese che l’allora dirigenza del Crewe Alexandra, in parte ancora al club, ora stanno ricevendo molto critiche e accuse per aver lasciato Bennell a contatto con centinaia di ragazzi senza aver mai condotto delle verifiche sulle voci, confermate solo anni dopo, che però iniziarono a circolare negli ambienti già all’epoca.