Che si dice dei nuovi MacBook Pro

Le recensioni del nuovo portatile di Apple sono nel complesso positive, ma i prezzi e la necessità di usare tanti adattatori potrebbero scontentare molti

(JOSH EDELSON/AFP/Getty Images)
(JOSH EDELSON/AFP/Getty Images)

Da alcuni giorni è in vendita anche in Italia il nuovo MacBook Pro, il portatile presentato da Apple alla fine di ottobre e di cui si è parlato molto soprattutto per la sua Touch Bar, la barra touchscreen che ha sostituito i tasti funzione sulla tastiera. Apple punta molto sul suo nuovo laptop soprattutto per rilanciare le vendite dei Mac nel periodo di solito redditizio degli acquisti natalizi, e le recensioni nel complesso positive uscite finora sui più importanti giornali e siti statunitensi dovrebbero contribuire al suo successo. L’unico ostacolo, non da poco, potrebbe essere il prezzo piuttosto alto: 1.749 euro per il modello base da 13 pollici, che però non ha la Touch Bar, ma si raggiungono e superano facilmente i 3mila euro per il modello più potente di tutti e con schermo da 15 pollici.

Sul New York Times, Brian X. Chen scrive che Apple non cambiava in modo così radicale il suo portatile più potente dal 2012, cosa che aveva portato i suoi proprietari (per lo più professionisti) ad abituarsi a una serie di caratteristiche standard, ora completamente riviste in un modello che può quindi apparire spiazzante. I nuovi MacBook Pro sono più veloci, sottili e leggeri dei loro predecessori e la batteria dura fino a 10 ore (almeno nei primi mesi). Secondo Chen la Touch Bar ha buone potenzialità, ma non si è rivelata molto utile durante l’utilizzo del computer, soprattutto per svolgere la maggior parte delle operazioni: potrà diventare davvero utile solo quando gli sviluppatori capiranno come usarla, integrandola all’interno dei loro programmi. Ad alcuni non piacerà il fatto di avere la possibilità di estendere la RAM fino a un massimo di 16 GB, una quantità di memoria sufficiente per i programmi di oggi ma che potrebbe rivelarsi inadeguata con l’arrivo di software più pesanti nei prossimi anni. Se si possiede un MacBook Pro della generazione precedente, il consiglio di Chen è di non passare al nuovo modello e aspettare che le novità più radicali del solito introdotte da Apple siano assorbite non solo dagli utenti, ma soprattutto da chi produce gli accessori e gli altri strumenti da utilizzare con il portatile.

Joanna Stern del Wall Street Journal è rimasta nel complesso soddisfatta dalle prove fatte con il nuovo MacBook Pro, ma scrive che per utilizzarlo bisogna scendere ad alcuni compromessi. Il più grande di tutti è rassegnarsi a portare con sé due o tre adattatori, necessari per collegare i propri dispositivi al nuovo computer che ha solamente porte di tipo USB-C, ancora poco diffuse. Serve un adattatore praticamente per tutto: per il proprio hard disk esterno, per il cavo di collegamento del computer a un televisore e perfino per collegare un iPhone, che viene ancora venduto con un cavo con il classico attacco USB. Stern ricorda inoltre che Apple per i suoi nuovi MacBook Pro ha deciso di non utilizzare i processori Intel più recenti e potenti, mettendo in vendita modelli che sulla carta non fanno un salto nella potenza di calcolo considerevole rispetto ai modelli precedenti, ancora in commercio e meno costosi. L’elemento più utile della Touch Bar è il sensore per il riconoscimento delle impronte digitali, che consente di autenticarsi senza la necessità di dovere digitare le password. I tasti della tastiera hanno una corsa ridotta, cosa che potrebbe contrariare alcuni affezionati al classico rimbalzo dei tasti degli altri Mac. Come Chen, anche Stern consiglia di aspettare un po’ e di non passare ai nuovi MacBook Pro se il proprio computer ce la fa ancora, in attesa di vedere se i cambiamenti radicali decisi da Apple faranno presa.

Sul Washington Post, Hayley Tsukayama ha scritto una recensione molto positiva della Touch Bar, dicendo di averla trovata un’innovazione molto interessante, ma di avere qualche dubbio sul suo futuro e sul fatto di usarla così spesso. Il problema degli adattatori esiste, ma Apple in passato aveva già fatto alcune scelte radicali di questo tipo, per esempio quando decise di eliminare il lettore per CD e DVD nei suoi portatili: all’epoca sembrò l’idea più controproducente del mondo, in molti protestarono, ma dopo pochi anni divenne completamente naturale non usare più i dischi, complice la disponibilità di programmi e musica direttamente online. USB-C diventerà il nuovo standard, soprattutto perché permette di usare una stessa porta per più cose, dal trasferimento dei dati alla ricarica della batteria. Il passaggio è comunque traumatico nel breve periodo e obbliga a portarsi dietro adattatori di ogni tipo, con una spesa aggiuntiva rispetto a quella già piuttosto alta per comprarsi il nuovo computer.

Sulla Touch Bar, Christina Warren di Gizmodo la pensa diversamente: è molto bella e si fa notare, ma la sua utilità è ancora tutta da dimostrare. La barra dovrebbe servire soprattutto per rendere più semplice l’utilizzo delle applicazioni e delle loro funzioni più complicate, ma i MacBook Pro sono indirizzati soprattutto ai professionisti che conoscono già a memoria decine di scorciatoie da tastiera (combinazioni di tasti) per attivare specifiche funzioni. E le altre opzioni sono disponibili normalmente a schermo e raggiungibili tramite il trackpad: perché staccare il dito dal trackpad per raggiungere la touchbar quando si può spostare il puntatore? Come nella maggior parte delle recensioni delle altre testate, Warren scrive che la funzione più interessante della Touch Bar è il sensore per le impronte digitali, che velocizza l’accesso al computer e ai servizi con password senza doverla inserire manualmente ogni volta.

Walt Mossberg, ex giornalista di tecnologia del Wall Street Journal e tra i più rispettati al mondo, scrive su The Verge che Apple sta cercando di estendere la clientela dei MacBook Pro oltre i professionisti, soprattutto con i modelli da 13 pollici meno costosi. Mossberg ne ha usato uno per una decina di giorni “mettendomi nei panni di un semplice utente e non di un professionista”, in modo da capire se il Pro possa essere un valido sostituto dei MacBook Air. Lo schermo è “favoloso” e quasi incomparabile rispetto a quello dell’Air, anche la tastiera è molto diversa, ma ci si abitua rapidamente alla diversa corsa dei tasti.

Mossberg ha notato però che il nuovo MacBook Pro non è molto affidabile nello stimare la carica residua della batteria: in alcuni test ha ottenuto più delle 10 ore annunciate da Apple, in altri un paio di ore in meno. Apple dice che la previsione esatta della durata della batteria durante una sessione è difficile da effettuare, perché i moderni processori hanno continui sbalzi di assorbimento a seconda dei compiti che devono svolgere. La Touch Bar non è un mero esercizio di stile, ma per ora non cambia molto nell’esperienza quotidiana con un Mac. Responso: i nuovi MacBook Pro sono costosi, non soddisfano in pieno i professionisti, ma possono rivelarsi ideali per gli altri utenti alla ricerca di qualcosa di meglio dei MacBook Air, sempre più trascurati e sul viale del tramonto nei piani di Apple.