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  • Martedì 8 novembre 2016

Juncker ha detto davvero che “se ne frega” dell’Italia?

Non proprio: non stava parlando del nostro paese e non ha citato Benito Mussolini

(AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)
(AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)

Tra lunedì e martedì molti siti di news e giornali italiani hanno titolato su una frase detta dal presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker in un incontro avvenuto lunedì a Bruxelles. Repubblica, per esempio, ha titolato « Italia ci attacca ma me ne frego».

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Il Corriere ha titolato sul quotidiano di oggi: «L’Italia critica? Me ne frego».

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Le frasi riportate, però, non sono del tutto corrette. Diversi corrispondenti da Bruxelles, come Roberto Tallei di SkyTg 24 e Marco Zatterin de La Stampa, hanno scritto su Facebook che la traduzione delle parole di Juncker rischia di essere fraintendibile. Juncker parlava in francese e ha usato l’espressione “Je m’en fous”, che potrebbe essere tradotta come “non m’importa” o “chissenefrega”. L’espressione francese, naturalmente, non ha collegamenti con lo slogan di Benito Mussolini che la traduzione italiana richiama immediatamente.

Nella ricostruzione dei giornali italiani, però, c’è anche un altro problema: le parole di Juncker non erano rivolte direttamente all’Italia. In altre parole il virgolettato riportato dai giornali italiani era scorretto. L’Adnkronos ha scritto oggi:

Noi – ha continuato Juncker – siamo in stretti contatti con il governo italiano, come con altri governi, per tenere d’occhio la situazione, ma non si può dire che le politiche di austerità con questa Commissione stiano continuando come in precedenza”. O meglio, ha aggiunto in un inciso in francese quasi en passant, che non conteneva riferimenti diretti all’Italia, “se si vuole dirlo si può farlo, ma di fatto me ne frego (je m’en fous, ndr)”.

Juncker non ha precisato chi, in particolare, affermi una cosa del genere (il soggetto della frase era l’impersonale francese ‘on’, equivalente alla forma impersonale italiana ‘si’), se i sindacalisti in platea, qualcuno in Italia o qualcun altro, quindi l’inciso è rimasto aperto alle interpretazioni più diverse. Ha contribuito anche il fatto che, come capita spesso nelle traduzioni, l’espressione francese ‘je m’en fous’ in italiano può essere resa in vari modi, da un ‘me ne frego’ che rimanda ad altre epoche ad un più scurrile ‘me ne fotto’, oppure anche con un più educato ‘non mi importa’.

La Commissione Juncker ha ammorbidito considerevolmente le regole di bilancio europee, concedendo flessibilità nella possibilità di spesa pubblica a quasi tutti i paesi che ne hanno fatto richiesta, soprattutto all’Italia. Ha inoltre mantenuto in vigore un’altra tradizione della Commissione e cioè non fare richiesta di sanzioni nei confronti di quei paesi che sforano le regole di bilancio (come Spagna e Francia, che lo fanno da anni). Recentemente la Commissione ha comunque espresso perplessità sulla legge di bilancio italiana, così come ha fatto l’Ufficio parlamentare di bilancio, un organismo italiano indipendente.

Da almeno un anno il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi attacca la Commissione Europea, accusandola di obbedire a regole astratte senza tenere conto dei casi concreti, e non concentrarsi abbastanza sulla crescita economica. Ciclicamente Juncker risponde più o meno direttamente a queste critiche e quelle degli altri leader europei che lo accusano di continuare a portare avanti politiche di “austerità”, cioè che obbligano a ridurre le spese e aumentare le entrate. Le sue risposte, come quella di ieri, sono a volte un po’ sopra le righe e costringono spesso i suoi portavoce a chiarire le espressioni più dure o meno corrette usate dal presidente della Commissione.