Da dove viene il Milite Ignoto

Come le nazioni moderne decisero di avere un soldato simbolo, e come fu scelto quello italiano sepolto all'Altare della Patria

Oggi è il 4 novembre e le istituzioni dello Stato italiano celebrano la Festa delle Forze Armate, durante la quale – tra le altre cose – i maggiori rappresentanti dello Stato si recano all’Altare della Patria in piazza Venezia a Roma per una cerimonia presso la tomba del Milite Ignoto.
La consutudine di seppellire un militare morto in guerra e di cui non è stato possibile riconoscere l’identità si diffuse in diversi paesi del mondo soprattutto dopo la Prima guerra mondiale. Il Milite Ignoto italiano, seppellito all’Altare della Patria, ha una storia abbastanza articolata.

In Italia, il primo a proporre l’introduzione della figura del Milite Ignoto fu il colonnello Giulio Douhet, che ne scrisse in un articolo del 1920 sul periodico del suo movimento, “Il Dovere”: l’idea di una simbolica tomba per i morti in guerra non riconosciuti era nata in quei mesi in Francia e Inghilterra. La proposta venne portata in parlamento dall’onorevole Cesare Maria De Vecchi, e divenne legge il 4 agosto 1921. L’allora Ministro della Guerra Luigi Gasparotto ordinò quindi di raccogliere undici salme di soldati e di sceglierne una da seppellire a Roma. Allo scopo venne nominata una commissione composta da sei militari, scelti in modo che tutte le gerarchie dell’esercito fossero rappresentate: un generale, un colonnello, un tenente mutilato e un sergente decorati con medaglia d’oro, un caporal maggiore e un soldato semplice decorati con medaglia d’argento. Nel suo articolo Douhet proponeva come luogo di sepoltura il Pantheon, dove erano presenti le tombe dei Savoia e di artisti come Raffaello Sanzio e Annibale Carracci. La proposta non fu accolta: quando la Camera dei deputati votò all’unanimità la legge sulla «Sepoltura della salma di un soldato ignoto» scelse invece il Vittoriano, consegnando al monumento – già allora molto criticato per le sue dimensioni tronfie – un nuovo ruolo solenne e rispettato.

Per la ricerca delle spoglie, la commissione si recò nelle zone dove si erano svolte le maggiori battaglie. Furono visitate Roveto, le Dolomiti, gli altipiani, il monte Grappa, Montello, il Basso Piave, il Cadore, Gorizia, il Basso Isonzo, il monte San Michele e Castagnevizza del Carso. La raccolta dei corpi avvenne sia nei cimiteri militari realizzati durante o subito dopo la guerra, sia scavando nei luoghi di battaglia in corrispondenza di croci o simboli che indicassero una probabile sepoltura. Alla commissione fu chiesto che i corpi scelti non mostrassero alcun segno di riconoscimento, se non di essere appartenuti a soldati italiani. Per questo vennero scartati anche i casi in cui un casco o delle mostrine avrebbero potuto ricondurre a un reggimento. Ciascuna salma scelta venne deposta all’interno di una bara di legno, in modo tale che fosse impossibile distinguerle una dall’altra. Le salme vennero radunate poco alla volta: le prime sei furono trasportate a Udine il 13 ottobre 1921 ed esposte al Castello; il 18 ottobre se ne aggiunse una settima e tutte furono spostate a Gorizia, raccolte poi il 21 ottobre nella Chiesa di S. Ignazio quando fu trovata anche l’ottava. Il 27 ottobre raggiunsero tutte e undici la basilica di Aquileia, dove furono celebrati i funerali di stato e la cerimonia della scelta.

Come garanzia di massima imparzialità, i resti vennero scambiati di posto poco prima che la scelta avvenisse. L’incaricata fu la signora Maria Bergamas, di Gradisca d’Isonzo, madre di Antonio Bergamas, sottotenente del 138° reggimento della brigata Barletta. Il figlio era stato un volontario irredentista, che disertò l’esercito austroungarico per unirsi a quello italiano. Morì in combattimento senza che il suo corpo fosse mai ritrovato. La cerimonia della scelta e il seguito furono ripresi dagli operatori della Federazione Cinematografica Italiana e dell’Unione Fototecnici Cinematografici che realizzarono il documentario Gloria: apoteosi del soldato ignoto. Il film venne poi proiettato in tutte le principali città italiane e i proventi furono destinati al Comitato Nazionale degli Orfani di Guerra. In una delle scene del film si vede Maria Bergamas inginocchiata di fronte a una bara, che fu poi quella scelta per la sepoltura a Roma. Le altre dieci salme vennero seppellite nel cimitero accanto alla basilica di Aquileia, dove anni dopo fu sepolta anche la stessa Maria Bergamas, simbolo di tutte le madri che avevano perso i loro figli a causa della guerra. La carrozza-feretro che trasportò la salma del Milite Ignoto fu allestita a Trieste e poi spostata ad Aquileia dove la sera del 28 ottobre venne caricata la bara.

Il viaggio verso Roma iniziò il 29 ottobre 1921. Il treno, guidato da una locomotiva a vapore, passò a velocità moderatissima per le stazioni di Udine, Treviso, Venezia, Padova, Rovigo, Ferrara, Bologna, Pistoia, Prato, Firenze, Arezzo, Chiusi e Orvieto, per permettere alle persone di onorare il passaggio della salma. Arrivò a Roma il 2 novembre e fu esposta nella basilica Santa Maria degli Angeli fino al 4 mattina quando venne trasportata in corteo fino all’Altare della Patria, dove fu tumulata alla presenza di Vittorio Emanuele III. Fu in un primo momento posta all’esterno, sotto la statua della Dea Roma. Venne poi trasferita nella cripta interna dell’Altare, dove si trova tuttora. Le pareti della cripta sono state realizzate utilizzando pietre provenienti dalle aree di conflitto della Prima guerra mondiale, come il monte Grappa.

Spesso si parla del Milite Ignoto come di un fante, per due ragioni. Una per questioni di probabilità: dei 600 mila soldati italiani morti durante la Prima guerra mondiale, 400 mila appartenevano alla fanteria. L’altra simbolica, perché anche il figlio di Maria Bergamas era un fante, ma in generale nessun ulteriore tentativo di riconoscimento è stato condotto successivamente, nemmeno attraverso gli strumenti di cui si dispone oggi, come il test del DNA.
In giro per l’Italia esistono molti monumenti al Milite Ignoto, dove però non sono sepolte salme. L’usanza di rendere omaggio ai militari morti in guerra e mai riconosciuti è diffusa in tutto il mondo. Nella maggior parte dei casi, come per l’Italia, è uno solo il soldato seppellito in memoria di tutti gli altri rimasti sconosciuti, ma non è sempre così. Negli Stati Uniti nel cimitero nazionale di Arlington, in Virginia, sono stati scelti e successivamente seppelliti quattro diversi militi ignoti: uno della Prima guerra mondiale, uno della Seconda, uno della guerra di Corea e uno della guerra in Vietnam. Quest’ultimo ha smesso di essere ritenuto ignoto nel 1998: sui resti venne condotto il test del DNA, dopo che un veterano della guerra in Vietnam, Ted Sampley, aveva analizzato attentamente le mappe e i documenti sul ritrovamento, concludendo che si potesse trattare del pilota di aerei Michael Blassie, come fu confermato dal test. La salma di Blassie fu quindi spostata e seppellita nel Missouri, dove vive la sua famiglia. La cripta che ospitava i resti del pilota è oggi vuota e la targa sulla quale era incisa la scritta “Vietnam” e le date del conflitto sono state sostituite dall’incisione “Honoring and Keeping Faith with America’s Missing Servicemen”.