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  • Giovedì 3 novembre 2016

I russi che stanno combattendo in Siria

Sono mercenari trattati come soldati, racconta un'inchiesta di Reuters, ma la loro presenza non è riconosciuta dal governo russo

Soldati russi vicino a Palmira, in Siria (Friedemann Kohler/picture-alliance/dpa/AP Images)
Soldati russi vicino a Palmira, in Siria (Friedemann Kohler/picture-alliance/dpa/AP Images)

Un’inchiesta di Reuters intitolata “Ghost soldiers: the Russian secretly dying for the Kremlin in Syria” (“I soldati fantasma: i russi che muoiono segretamente per il Cremlino in Siria”) sostiene che diversi russi stiano combattendo nella guerra siriana a fianco delle forze fedeli al presidente siriano Bashar al Assad. Non farebbero parte delle forze speciali, la cui presenza è riconosciuta dalla Russia, ma sarebbero mercenari organizzati in diverse unità che operano sotto la guida del governo russo. Reuters non è stata in grado di dire esattamente di quanti mercenari si sta parlando, ma ha raccolto diverse testimonianze di persone informate sui fatti. Se confermata, la presenza di mercenari russi in Siria sarebbe una notizia importante. Ufficialmente il governo russo ha approvato l’invio di aerei militari – quelli usati per bombardare i ribelli siriani anti-Assad – e di un piccolo contingente di forze speciali di terra, che però non è coinvolto direttamente nelle operazioni di combattimento. Contattati da Reuters, i funzionari russi non hanno voluto commentare l’inchiesta.

Secondo Reuters, questi “soldati fantasma” sono stati ingaggiati da società private e non fanno parte delle truppe regolari russe. Ciononostante operano coordinandosi con l’esercito russo e beneficiano dei privilegi che sono garantiti ai soldati regolari. Per esempio arrivano in Siria a bordo degli aerei militari che atterrano nelle basi russe o a bordo delle navi russe, e i feriti vengono curati negli ospedali riservati ai soldati russi. Reuters ha parlato di due casi in particolare: Maxim Kolganov, 38enne russo ucciso vicino ad Aleppo il 3 febbraio, e Sergei Morozov, 38enne ucciso in un bombardamento vicino a Palmira il 9 marzo. Alle famiglie di entrambi sono state consegnate delle medaglie al valore e un certificato firmato dal presidente Vladimir Putin per onorare il “sacrificio fatto per il loro paese”. La famiglia di Kolganov ha detto di avere saputo che Kolganov era in Siria solo dopo la sua morte, dal timbro siriano sul suo passaporto. Sia Kolganov che Morozov non avevano legami formali con il governo russo ed erano in Siria come contractors privati. I media russi non hanno parlato della loro uccisione e alle famiglie sono state date indicazioni di non parlare di quello che era successo.

Tre testimoni sentiti da Reuters hanno raccontato che prima di andare in Siria sia Morozov che Kolganov avevano combattuto in Ucraina orientale in un’unità guidata da un uomo che si fa chiamare “Vagner” e che ora guida le forze mercenarie russe in Siria. Di Vagner non si sa praticamente niente: due combattenti russi hanno detto che aveva già viaggiato in Siria come mercenario nel 2013, prima di comandare la sua unità in Ucraina orientale. Sarebbe tornato in Siria nel settembre 2015, dopo che il governo russo aveva annunciato l’inizio delle operazioni militari a fianco delle forze di Assad. Questa ricostruzione è stata fornita per esempio da un ex ufficiale russo che si è voluto identificare solo con il suo nome di guerra, Kapa. Kapa ha raccontato a Reuters di essere stato amico di Morozov e di avere conosciuto diversi russi che hanno combattuto in Ucraina orientale e che poi sono andati in Siria con l’unità di Vagner. Secondo la testimonianza di Kapa, i russi operanti in Ucraina orientale sarebbero stati reclutati per andare a combattere in Siria quando era diventato chiaro che i siriani non sarebbero stati in grado di mantenere le posizioni senza un aiuto esterno.

Reuters non ha saputo dire quanti mercenari russi siano stati uccisi in Siria nell’ultimo anno. Secondo Kapa, dall’inizio della campagna militare russa in Siria sono stati uccisi quattro membri dell’unità comandata da Vagner. Non è la prima volta comunque che la Russia fa operazioni militari all’estero senza impiegare l’esercito regolare, nonostante per la legge russa sia illegale lavorare come contractor privato in un altro paese. Cose del genere successero in diverse occasioni durante il periodo sovietico e di nuovo di recente in Crimea e in Ucraina orientale.