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  • Martedì 25 ottobre 2016

I numeri veri della Giustizia italiana

Luigi Ferrarella spiega sul Corriere che i guai sono complessi, e le colpe di tutti: pure nostre

(ANSA)
(ANSA)

Sul Corriere della Sera Luigi Ferrarella si occupa dei principali luoghi comuni intorno alla Giustizia in Italia, raccontando che cosa in realtà funziona nel nostro sistema giudiziario, talvolta con standard migliori rispetto a quelli della media europea. I problemi comunque non mancano: tempi molto lunghi per i processi civili, numeri non adeguati del personale e casi di inefficienza molto gravi in alcuni tribunali rispetto ad altri, dove invece le cose funzionano meglio. Ma nel complesso “qualcosa si muove” e si intravede qualche progresso.

Verità, luoghi comuni e alibi incorporano tutti una quota comune. Non fa eccezione chi, come su queste pagine ieri il presidente dell’Associazione tra le banche estere in Italia, teme che gli istituti di credito in fuga da Londra dopo la Brexit non si spostino a Milano, come pure sarebbero tentati, a causa di «burocrazia, tassazione» e soprattutto «giustizia: in caso di delocalizzazione il Foro competente per tutte le questioni giuridiche sarebbe in Italia, e nessuno vuole venire a chiedere giustizia in Italia».

Anche se maliziosamente verrebbe da ripensare alle non poche volte nelle quali le associazioni bancarie nazionali e internazionali sono rimaste silenti su prassi disinvolte (come i «prodotti derivati» appioppati a zavorrare per decenni i bilanci di Regioni e Comuni) poi arginate soltanto dall’intervento della magistratura, nessuno può seriamente disconoscere il nesso tra lentezza-imprevedibilità-costosità del sistema giudiziario italiano e perdita di competitività del Paese, tanto più di fronte ormai a una sterminata pubblicistica di Bce, Bankitalia, università, ministeri, economisti e giuristi. Eppure, come in tutte le verità che a forza di essere ripetute rischiano di inflazionarsi in pretesti, l’inquadratura finisce per essere un po’ sfuocata. E non «racconta» che qualcosa, invece, si muove.

È innegabile che i tempi medi di definizione dei processi civili restino ancora più elevati di altri Paesi, ma meno noto è che nella geografia delle prestazioni a macchia di leopardo ci siano uffici (anche al Sud) con standard di tempi e di durata migliori della media europea. Se il ministero pronostica a fine anno la discesa delle cause pendenti sotto i 4 milioni quando nel 2009 sfioravano i 6 milioni, più importante è che stiano scendendo del 14% le cause più vecchie di tre anni, esposte ai risarcimenti della legge Pinto. E proprio con un occhio agli investitori stranieri si è puntato (dal 2012) sugli specializzati Tribunali delle Imprese, che, se un rischio corrono, è se mai quello di restare vittime dei propri iniziali record di definizione di 8 cause su 10 in appena 1 anno, e di conferma in Appello in quattro quinti dei casi.

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