• Italia
  • Giovedì 1 settembre 2016

Perché è crollata la scuola di Amatrice?

Se ne sta occupando la magistratura, ma un geometra che lavorò alla ristrutturazione chiarisce un po' di cose su scelte e responsabilità

(MAURIZIO GAMBARINI/dpa)
(MAURIZIO GAMBARINI/dpa)

Vittorio Cioni ha 69 anni, è un geometra, da una settimana vive in uno dei campi della Protezione Civile allestiti per accogliere gli sfollati dopo il terremoto di magnitudo 6 del 24 agosto nell’Italia Centrale, ed è stato tra i responsabili dei lavori di ristrutturazione della scuola elementare di Amatrice, di cui si è parlato molto in questi giorni in seguito ai crolli che sono avvenuti in parte della sua struttura, nonostante i lavori eseguiti qualche anno fa. Sulla vicenda, come su molti altri crolli, sta indagando la procura di Rieti e ci sono diversi aspetti da chiarire circa i lavori che furono eseguiti e la loro qualità. Intervistato dal Corriere della Sera, Cioni ha comunque spiegato la sua versione dei fatti, da tecnico, smentendo anche alcune ricostruzioni poco accurate circolate nei giorni scorsi sui giornali, “polistirolo al posto del cemento” comprese.

«La sabbia, le retine delle mosche, il polistirolo al posto dei muri. Tutte stupidaggini e speculazioni. Quei lavori erano fatti a norma». In una tendopoli — tra i terremotati di Amatrice, assediato dai sospetti sulla ristrutturazione della scuola elementare Capranica — c’è il responsabile dei lavori: il geometra Vittorio Cioni, classe 1947.

Geometra Cioni, però la scuola è venuta giù.
«Ma la parte in cui abbiamo fatto l’intervento strutturale ha retto. È l’altra ala che è crollata».

E quali lavori avevate fatto?
«Solo un restyling: intonaco, impianti. Nessun intervento ai pilastri».

E perché?
«Alla Metis era stato affidato uno studio di vulnerabilità della struttura. Diceva che l’altra ala era sopra il 60%, quindi a norma. Io sono un geometra, sono l’ultima ruota del carro, ma nell’associazione temporanea di imprese c’erano ingegneri, architetti. Lo abbiamo seguito pedissequamente».

Ma in una zona sismica non si doveva garantire il 100 per cento?
«La norma non lo prevede. È tutto un problema di soldi. L’adeguamento al 100% sarebbe l’ideale. Ma è costosissimo, infatti non lo fa nessuno. Tutti i centri storici dovrebbero essere dichiarati inagibili. Cosa crede, che se arrivasse la Bestia a Roma il centro resterebbe in piedi?».

Continua a leggere sul sito del Corriere della Sera