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  • Mercoledì 29 giugno 2016

Volkswagen ha trovato un accordo negli Stati Uniti per lo scandalo delle emissioni

Per coprire i costi dovrà pagare più di 15 miliardi di dollari, e ha proposto diverse soluzioni per i proprietari dei veicoli "non idonei"

Matthias Mueller, amministratore delegato di Volkswagen (Alexander Koerner/Getty Images)
Matthias Mueller, amministratore delegato di Volkswagen (Alexander Koerner/Getty Images)

Volkswagen ha trovato un accordo con il governo degli Stati Uniti, i rappresentanti legali dei suoi clienti e 44 stati americani per lo scandalo del settembre 2015 sui motori diesel truccati per risultare meno inquinanti, che ha interessato milioni di automobili vendute dall’azienda in buona parte del mondo. L’accordo extragiudiziale è stato depositato presso la Corte distrettuale di San Francisco e i dettagli sono stati descritti in un comunicato stampa della casa automobilistica: i costi per Volkswagen sono circa 15,3 miliardi di dollari. L’accordo è il risultato di una lunga trattativa tra Volkswagen, il Dipartimento di Giustizia americano e l’agenzia federale statunitense per la protezione ambientale (EPA): dovrà essere approvato dal giudice Charles Breyer a fine luglio.

L’accordo prevede un programma da 10,3 miliardi di dollari per la compensazione, il riacquisto o la riparazione delle macchine vendute negli Stati Uniti con motori diesel da 2 litri “non idonei”, cioè con emissioni 40 volte superiori a quelle consentite dalla legge: si tratta di 475 mila veicoli in totale (460.000 Volkswagen e 15.000 Audi). Le opzioni del programma saranno tre: la Volkswagen sarà disponibile a riacquistare le auto con il software illegale al prezzo precedente lo scandalo; è pronta a intervenire su quelle stesse auto per modificarle e portarle a norma se i proprietari non chiederanno il riacquisto. Ai clienti sarà anche riconosciuto un indennizzo. A questi 10,3 miliardi di dollari si aggiungono 2.7 miliardi di dollari per un fondo gestito dall’EPA di bonifica ambientale per compensare gli effetti dell’inquinamento e altri 2 miliardi nei prossimi 10 anni per promuovere l’uso di veicoli a zero emissioni negli Stati Uniti. Infine, Volkswagen ha annunciato di aver concluso con i procuratori generali di 44 stati americani, col District of Columbia e con Porto Rico un accordo di circa 603 milioni di dollari per risolvere i reclami in corso sulla tutela dei consumatori.

Matthias Müller, amministratore delegato di Volkswagen, ha detto che «questi accordi sono un significativo passo in avanti», ha spiegato di aver apprezzato «l’impegno costruttivo di tutte le parti» e di essere «molto grato» verso i clienti «per la loro pazienza»: «Sappiamo che abbiamo ancora molto lavoro da fare per guadagnare di nuovo la fiducia del popolo americano». L’azienda finora aveva messo da parte nel bilancio del 2015 16,2 miliardi di euro per far fronte al costo dello scandalo: l’importo dell’accordo si avvicina a questa cifra. Lo scandalo però riguarda solo gli Stati Uniti. Frank Witter, direttore finanziario di Volkswagen ha dichiarato che il costo è «al di sotto di quanto accantonato e alla nostra portata» e ha concluso che l’azienda «è in grado di gestire» ulteriori conseguenze.

Nel suo comunicato stampa Volkswagen precisa che gli accordi annunciati «non sono un’ammissione di responsabilità» e non possono essere considerati dei precedenti «in qualsiasi altra giurisdizione al di fuori degli Stati Uniti». I regolamenti sulle emissioni dei veicoli negli Stati Uniti «sono molto più severi rispetto a quelli di altre parti del mondo (…). Questo rende lo sviluppo di soluzioni tecniche negli Stati Uniti più impegnative che in Europa e in altre parti del mondo».

Lo scandalo dei motori truccati per ridurre i livelli di emissioni inquinanti in fase di test è iniziato il 18 settembre del 2015, quando l’EPA accusò Volkswagen di aver barato nei test e di aver venduto negli Stati Uniti migliaia di auto che di fatto inquinavano più di quanto permesso. Dopo la formalizzazione delle accuse, Volkswagen aveva ammesso di aver installato su molte sue auto un particolare software che riusciva a ingannare i test sulle emissioni inquinanti. Il software era in grado di attivarsi durante i test e ridurre momentaneamente le emissioni per non risultare fuori norma. Una volta in strada, le emissioni nocive erano fino a 40 volte quelle consentite dalla legge. Lo scandalo aveva portato alla fine di settembre alle dimissioni di Martin Winterkorn da CEO di Volkswagen e alla nomina di Matthias Müller – allora amministratore delegato di Porsche – al suo posto. Nel primo trimestre del 2016 Volkswagen ha prodotto utili operativi per 73 milioni di euro, circa un settimo rispetto ai 514 milioni di euro realizzati nello stesso periodo nel 2015.