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  • Domenica 19 giugno 2016

Il problema dell’Islanda con Airbnb

L'esplosione del turismo ha fatto aumentare del 124 per cento le case in affitto per turisti, provocando un aumento dei prezzi nel mercato immobiliare per i residenti

Negli ultimi anni il turismo è diventata la principale fonte di guadagno dell’Islanda, ma secondo diversi media locali e internazionali l’aumento dei visitatori che arrivano durante l’estate ha generato molti problemi. Dal 2008, quando sono state circa 500mila le persone a scegliere l’Islanda come meta turistica, si è passati a circa un milione di visitatori nel 2015. Per il 2016 si prevedono 1,6 milioni di visitatori. Il problema principale è che l’Islanda non è ancora attrezzata a ricevere un numero così alto di persone: gli islandesi sono in tutto solo 335mila. Inoltre alcuni turisti si comportano in modo irresponsabile, poco rispettoso dell’ambiente: usano i parchi pubblici come bagni e hanno vandalizzato siti storici come le rovine di un aereo nella spiaggia di Sólheimasandu, nel sud del paese.

L’Islanda ha anche un altro problema legato al turismo: Airbnb. Dato che non c’è un numero sufficiente di hotel e alloggi per soddisfare le richieste dei turisti, molti abitanti di Reykjavík, la capitale, hanno deciso di usare il noto sito americano per affittare o subaffittare la propria casa. Circa 1.600 abitazioni di Reykjavík sono presenti su Airbnb: secondo un rapporto del sito turistico Túristi il numero di alloggi disponibili sul sito è aumentato del 124 per cento in un anno. Fino a poco tempo fa non c’era una legge che regolasse questo tipo di affitti, in particolare dal punto di vista fiscale. Il governo ha deciso di prendere provvedimenti soprattutto a fronte di un aumento dei prezzi delle case nel centro di Reykjavík e della diminuzione del numero di appartamenti disponibili per affitti a lungo termine, problemi che hanno interessato i residenti di Reykjavík.

All’inizio di giugno il parlamento islandese ha approvato una nuova legge per regolare gli affitti stipulati attraverso Airbnb e siti simili. La legge stabilisce che una persona possa mettere in affitto la propria casa per un massimo di 90 giorni all’anno, se non ha una licenza dallo stato, e non può ricavare più di 1 milione di corone islandesi (circa 7.200 euro) da questa attività: dunque gli affitti su Airbnb non possono superare mediamente le 11.111 corone (80 euro) a notte. È stato inoltre introdotto l’obbligo per chi usa Airbnb e siti simili di registrare la propria proprietà come abitazione in affitto, pagando 8.000 corone (58 euro) ogni anno e impegnandosi così a soddisfare alcuni requisiti di sicurezza e igiene. Per chi contravverrà alla legge, ci saranno multe da 10mila a 1 milione di corone.