• Moda
  • Venerdì 13 maggio 2016

Come la Prima guerra mondiale influenzò la moda

Lo racconta una mostra a Manchester, con abiti disegnati apposta da famose stiliste, tra cui Vivienne Westwood e Sadie Williams

di Enrico Matzeu – @enricomatzeu

I bozzetti di J JS Lee
I bozzetti di J JS Lee

Dal 13 maggio al 27 novembre l’Art Gallery di Manchester ospita la mostra Freedom & Fashion che racconta l’influenza degli abiti da lavoro portati dalle donne durante la Prima guerra mondiale sulla moda dell’epoca e dei decenni successivi. Sono esposti gli abiti, le fotografie e i bozzetti realizzati da sei famose stiliste: Vivienne Westwood, Roksanda Ilincic, Holly Fulton, Emilia Wickstead, J JS Lee e Sadie Williams, e da alcuni stilisti emergenti delle scuole di moda inglesi. La mostra è organizzata per il centenario della Grande Guerra (1914 -1918).

Aimee Farrell scrive sul Financial Times che l’abbigliamento femminile inglese, e in generale quello europeo, cambiò moltissimo durante la Prima guerra Mondiale: gli uomini erano al fronte e le donne dovettero sostituirli nei lavori considerati fino a quel momento maschili. Vennero impiegate come conducenti di autobus, metropolitane e ambulanze, come poliziotte, negli uffici e nelle fabbriche, soprattutto quelle che producevano munizioni. Tutte queste professioni richiedevano abiti molto più comodi di quelli che le donne avevano indossato fino a quel momento: molto coprenti, con gonne lunghe e ampie, e soprattutto con corsetti molto stretti, che impedivano i movimenti.

Gli abiti edoardiani – quelli che si portavano in Inghilterra durante il regno di Edoardo VII (1901-1910) – vennero accorciati e i corsetti furono sostituiti con i più comodi reggiseni. Spesso le donne indossavano anche pantaloni e completi, i primi esempi di quello che oggi viene definito stile androgino e che allora era semplicemente una questione di praticità. Le donne si tagliarono i capelli, alcune se li rasero, tanto che nel 1915 l’azienda Gillette mise in commercio la prima confezione di rasoi femminili. I cambiamenti di stile di quel periodo ebbero molte conseguenze nella storia del costume del Novecento e continuano a ispirare anche la moda di oggi.

Gli abiti esposti a Fashion & Freedom non sono copie degli abiti dell’epoca ma cercano di rappresentare le donne, i lavori e la vita che facevano. La stilista scozzese Holly Fulton si è per esempio ispirata alle donne che fabbricavano munizioni: facevano un lavoro molto pericoloso ed erano ben pagate, ma la loro pelle diventava gialla se veniva a contatto con le sostanze tossiche della polvere da sparo: per questo erano soprannominate “donne canarino”. Fulton ha realizzato così un abito giallo che nella trama riprende le confezioni delle munizioni; è portato su un paio di pantaloni bianchi in lana pesante e sotto un cappotto nero. Anche la stilista serba Roksanda Ilincic si è ispirata a loro, creando un ampio abito in pelle gialla.

La stilista coreana J JS Lee ha preso spunto dagli abiti da lavoro dal taglio maschile che le donne si limitarono a riadattare, e ha disegnato un tubino color cammello portato sopra a un paio di pantaloni, uguali al cappotto, che hanno la stessa trama delle divise dell’epoca. Emilia Wickstead ha riprodotto su un vestito corto i disegni grafici bianchi e neri utilizzati per mimetizzare le navi da guerra inglesi. Sadie Williams ha disegnato un abito lungo e svasato color argento con una croce rossa sul petto per ricordare le donne che si arruolavano con la Croce Rossa. Vivienne Westwood, infine, ha creato un abito-tuta come quello indossato dalle operaie delle fabbriche ma in una versione metallizzata, oltre a un cappotto e un abito in tessuto mimetico abbinato agli stivali militari.

Gli abiti saranno esposti insieme a vestiti originali provenienti dall’archivio dell’Art Gallery di Manchester. Durante la mostra, curata da Darrell Vydelingum, saranno proiettati film e cortometraggi a tema, realizzati da giovani registi e a cura della piattaforma cinematografica SHOWstudio.