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  • Martedì 12 aprile 2016

Annoiati da Harold Bloom

Paolo Di Stefano prova a dire "il re è nudo" a proposito del più famoso critico letterario del mondo, sul Corriere della Sera


Il critico letterario americano Harold Bloom (Raidió Teilifís Éireann, YouTube)
Il critico letterario americano Harold Bloom (Raidió Teilifís Éireann, YouTube)

Sul Corriere della Sera del 12 aprile 2016 Paolo Di Stefano decide di criticare “il più grande critico letterario del mondo”, Harold Bloom, e questa stessa definizione: e facendolo attacca una serie di approcci tipici di molti critici anche meno illustri di Bloom (curiosamente anche alcuni che si aggirano nel giornale dello stesso Di Stefano, e chissà se ha solo fatto finta di non accorgersene) che spesso accedono alla popolarità o la conservano soprattutto a forza di egocentrismo, gusti personali e giudizi sprezzanti e sommari.

Si può essere stanchi della prestigiosa, inarrivabile, baldanzosa sicumera senile di Harold Bloom? È appena uscito in Italia il suo Canone americano (Rizzoli) e nelle interviste Bloom ci ammannisce subito le sue simpatiche, gratuite ossessioni. Per esempio: Stephen King, David Foster Wallace, Jonathan Franzen? Trash. Tutti da buttare nel bidone della spazzatura. Dalla spazzatura si salvano solo gli autori che Bloom mette nell’empireo. In mezzo, tra l’empireo dei (suoi) sommi e la pattumiera, non c’è niente. I Nobel degli ultimi decenni? «Idioti di quinta categoria». I critici? Non esistono. L’unico a salvarsi, ovviamente, è lui, Bloom. E poi ci sono pochissimi illustri sconosciuti che hanno il solo merito di essere amici di Bloom. Al cui nome infatti, per un pigro automatismo giornalistico, si affianca abitualmente un’apposizione priva di sfumature: «Il più grande critico del mondo» ovvero «il principe degli studi letterari».

(Continua a leggere sul sito del Corriere della Sera)