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  • Lunedì 4 aprile 2016

La rete di Putin nei Panama Papers

La storia più raccontata tra quelle che emergono dai documenti sui paradisi fiscali riguarda il presidente russo, anche se il suo nome nelle carte non appare mai

Vladimir Putin (MLADEN ANTONOV/AFP/Getty Images)
Vladimir Putin (MLADEN ANTONOV/AFP/Getty Images)

Grazie a un informatore, i giornalisti dell’ICIJ (International Consortium of Investigative Journalists) hanno avuto accesso a un vasto archivio di carte riservate provenienti dallo studio legale Mossack Fonseca, una delle più importanti società del mondo che si occupa di creazione e gestione di società off shore in paesi considerati “paradisi fiscali” e con sede a Panama. I documenti (chiamati quindi dai giornali “Panama Papers”) contengono notizie su quasi quarant’anni di affari del genere: e tra i beneficiari internazionali di questi enormi flussi di denaro ci sono anche banche, società e persone legate al presidente russo Vladimir Putin.

Il Guardian spiega che il nome del presidente russo non appare in nessuno dei documenti, ma mostrano che persone a lui molto vicine hanno guadagnato milioni di dollari da una serie di affari che «non avrebbero potuto essere assicurati senza il suo appoggio». I documenti suggeriscono anche che la famiglia di Putin abbia indirettamente beneficiato di questo denaro. Il giro di affari comincia a Panama, passa attraverso la Russia, la Svizzera e Cipro e coinvolge anche una stazione sciistica privata dove la figlia più giovane di Putin, Katerina, si è sposata nel 2013. Una delle persone coinvolte è Sergei Roldugin, un musicista considerato fra i migliori amici di Putin, padrino di una delle sue figlie e che, scrive il Guardian, sarebbe stato scelto a causa del suo «profilo minore». Roldugin avrebbe accumulato negli anni beni per oltre 100 milioni di dollari.

I documenti raccontano che Roldugin possiede il 12,5 per cento della principale agenzia di pubblicità televisiva russa, Video International, che ha un fatturato annuo di più di 800 milioni di dollari e la cui proprietà, finora, «era un segreto gelosamente custodito». Roldugin ha acquistato anche una quota di minoranza di un’azienda russa produttrice di camion, Kamaz, che fornisce anche veicoli militari alla Russia, e ha il 15 per cento di una società registrata a Cipro chiamata Raytar. Infine possiede il 3,2 per cento di Bank Rossiya, descritta come la “banca clientelare” di Putin e su cui gli Stati Uniti hanno imposto una serie di sanzioni dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2014. L’istituto è guidato da Yuri Kovalchuk, scrive il Guardian, che è stato definito dagli Stati Uniti come il «banchiere personale» di molti funzionari governativi russi di alto livello, tra cui lo stesso Putin. Secondo i Panama Papers, Kovalchuk e Bank Rossiya hanno trasferito almeno 1,2 miliardi di euro verso una compagnia offshore creata appositamente, la Sandalwood Continental. I fondi derivavano da una serie di prestiti non garantiti emessi dalla banca statale Russian Commercial Bank (RCB) con sede a Cipro e da altre banche statali. Nei documenti non c’è alcuna spiegazione sul perché queste banche abbiano deciso di estendere queste loro linee di credito «non ortodosse».

Nel 2010 e nel 2011 la Sandalwood Continental ha fatto per esempio tre prestiti del valore di 11,3 milioni di dollari a una società offshore chiamata Ozon, che possiede la lussuosa stazione sciistica Igora nella regione di Leningrado. Ozon appartiene a Kovalchuk e a una società cipriota. Diciotto mesi dopo i prestiti, Putin ha usato Igora come sede per il matrimonio della figlia Katerina. Il marito era Kirill Shamalov, figlio di un altro vecchio amico di Putin. La notizia della cerimonia è emersa solo nel 2015. I prestiti avvenivano attraverso una serie di complicati passaggi in cui c’entravano uno studio legale con sede a Zurigo e la Mossack Fonseca.

Putin

Nel febbraio del 2011 la Sandalwood Continental ha prestato 200 milioni di dollari a un’altra società con sede a Cipro, la Horwich Trading Ltd. Due giorni dopo la Sandalwood ha girato il proprio credito alla Ove Financial Corp. con sede nelle Isole Vergini, che ha concluso l’acquisto pagando un solo dollaro. Quello stesso giorno c’è stata una seconda transazione conclusa al prezzo di un dollaro tra Ove e una offshore di Panama, la International Media Overseas controllata da Surgey Roldugin. Il prestito è dunque passato nel giro di pochi giorni attraverso diversi paesi, due banche e quattro società, con l’obiettivo di rendere molto difficile ricostruirne origine e destinazione. I Panama Papers rivelano anche che il giro di persone vicine a Putin «sembrava essere diventato nervoso per motivi non chiari dopo l’ottobre 2012», che la Sandalwood era stata chiusa e che le sue operazioni erano passate a un’altra società offshore. Tra il 2009 e il 2012 la Sandalwood ha ottenuto comunque più di un miliardo di dollari in prestiti.

Alla domanda circa le società offshore a lui collegate, Rodulgin ha risposto: «Sapete ragazzi, ora non sono pronto a commentare la cosa. Si tratta di questioni delicate. Ero legato a questi affari tanti anni fa». Dmitry Peskov, portavoce di Putin, si è rifiutato di commentare le accuse specifiche contro il presidente, ha respinto le indagini del Guardian e degli altri giornali internazionali dicendo che si tratta di azioni per colpire il presidente e ha aggiunto che la Russia ha «i mezzi legali» per difendere la dignità e l’onore di Putin.