(ARIS MESSINIS/AFP/Getty Images)

Da dove passeranno i migranti

Se ne sta discutendo – anche in Italia – dopo la chiusura della rotta balcanica: la soluzione più immediata è quella di passare per l'Albania, ma si parla anche di un tragitto "orientale"

Una delle conseguenze dell’ultimo accordo preso dai capi di stato europei sulla gestione dei migranti, annunciata sia dal presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk sia da diversi funzionari e capi di stato europei, sarà la chiusura della cosiddetta “rotta balcanica” il persorso che i migranti compiono per raggiungere l’Europa dopo essere arrivati in Grecia dalla Turchia. Sulla carta l’Europa ha raggiunto un accordo con la Turchia per gestire i richiedenti asilo che arriveranno nei prossimi mesi dalla Siria e dall’Iraq, ma molti giornalisti ed esperti di migrazione hanno fatto notare che non esiste ancora un piano a breve termine per occuparsi delle circa 13mila persone bloccate da giorni a Idomeni, un piccolo paese greco al confine con la Macedonia, e di tutti quelli che in generale si trovano ancora oggi in Grecia o che ci arriveranno nei prossimi giorni, provando a proseguire verso l’Europa nonostante la chiusura di fatto dei confini nei paesi balcanici. Di conseguenza, il timore è che nelle prossime settimane i migranti troveranno nuovi percorsi da seguire e che altri già noti verranno nuovamente utilizzati con intensità.

Le rotte di cui più si parla più frequentemente in questi giorni sono quella che dalla Grecia passa per l’Albania e poi verso nord per il Montenegro aggirando la Macedonia; quella che dalle coste albanesi o greche porta via mare sulle coste italiane; e quella che partendo dalla Turchia passa per l’Ucraina e la Polonia terminando in Germania. Nessuna di queste “rotte” è ancora attiva, ma i governi dei vari paesi si stanno preparando a questa evenienza. Ci sono poi già diverse prove che fra i migranti bloccati in Grecia si stia parlando di nuove rotte. La corrispondente del New York Times Liz Alderman, per esempio, ha raccolto le testimonianze di alcuni migranti sulle tariffe offerte dai trafficanti per percorrere rotte alternative a quella balcanica: 2500 euro per arrivare in Italia da Atene – non si sa con quali mezzi, ma la traversata via mare non è particolarmente pericolosa – ottomila euro per un passaporto europeo e un biglietto aereo per la Germania, mille euro per continuare la rotta balcanica vero nord passando per i boschi della Macedonia.

(le mappe qui sotto sono state elaborate dal Financial Times)

Grecia → Albania → Montenegro
È una rotta in passato già utilizzata dai migranti che all’inizio degli anni Novanta si spostarono in direzione opposta, cioè dall’Albania in direzione della Grecia, per scappare dal collasso della dittatura comunista albanese. Secondo il Guardian, in quegli anni la rotta fu percorsa da più di 250mila persone. Il territorio in cui si trova il confine fra Grecia e Albania, lungo circa 280 chilometri, è aspramente montuoso e poco abitato: di conseguenza il percorso dei migranti sarebbe ancora più pericoloso e peggio assistito di quello della rotta balcanica. Il Financial Times ha scritto che questa rotta viene già percorsa da trafficanti di droga e jihadisti. Il confine è attraversabile anche a piedi, come ha fatto notare anche Vassilis Nitsiakos, che insegna storia all’università di Ioannina, in Grecia. Nitsiakos, parlando del tratto di confine con l’Albania, ha detto ad al Jazeera:

«Io stesso ho passato illegalmente il confine molte volte, anche con i miei studenti. L’estate scorsa abbiamo guidato per 20 minuti fino alla città di confine di Konitsa, in Grecia, e due ore dopo eravamo in Albania. È una rotta antica, migliaia di albanesi l’hanno percorsa e continuano a farlo, arrivando in Grecia al mattino e tornando nei propri paesi in Albania alla sera. Noi non abbiamo visto nessun poliziotto. È un segreto di pulcinella, che ha la tolleranza delle autorità. Se i richiedenti asilo sapessero di questa strada, sarebbero in grado di percorrerla»

Il primo ministro del Montenegro nelle scorse settimane ha già detto che nel caso altri paesi balcanici decidessero di chiudere le proprie frontiere, il proprio paese farebbe altrettanto.

Grecia / Albania → Italia
Il governo italiano ha già familiarità con questa rotta: è la stessa che è stata utilizzata durante i primi anni Novanta dagli albanesi che scappavano per venire in Italia coi cosiddetti “barconi”, sbarcando perlopiù sulle coste della Puglia (che dista circa 80 chilometri da quella albanese). Berndt Korner, il vicedirettore dell’agenzia europea per la sicurezza dei confini Frontex, ha spiegato che anche le coste greche occidentali potrebbero essere coinvolte in nuove rotte.

Secondo Politico, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha parlato esplicitamente della possibile riapertura della rotta marittima fra Albania e Italia durante l’ultima riunione sulla gestione dei migranti. Un funzionario albanese ha però detto a Politico che sarà difficile che i migranti riescano a salpare per l’Italia dalle coste albanesi, date le severe leggi in vigore sull’uso dei motoscafi privati (citate come un deterrente efficace anche da al Jazeera).

Sembra però che sia il governo italiano sia quello albanese si stiano preparando a un’eventuale ripresa del flusso di migranti nel proprio territorio. Il governo albanese sta collaborando con l’Agenzia dell’ONU per i rifugiati per individuare possibili siti di accoglienza e identificazione dei migranti a Kakavia e Kapshticë, due piccoli paesi albanesi in cui i migranti potrebbero arrivare dalla Grecia. Un articolo molto informato della Stampa ha invece ipotizzato che delle possibili contromisure per gestire un eventuale nuovo flusso si sia parlato nella riunione interna preparatoria al nuovo consiglio europeo del 17 marzo, in cui si parlerà nuovamente di immigrazione. La Stampa ha scritto che «tra i tecnici governativi c’è chi ipotizza addirittura 120-140 mila possibili arrivi dalla Grecia», anche se non è chiaro in quale arco di tempo e a partire da quando. Mario Morcone, il capo della divisione che si occupa di immigrazione al ministero degli Interni, ha comunque detto a Politico che «non abbiamo un singolo elemento che ci dica che questo [il nuovo flusso] si stia realizzando. Se succede saremo pronti, ma per ora non c’è nessun elemento». Nel caso si creasse un nuovo flusso di persone in maniera improvvisa, cioè nel giro di pochi giorni, è probabile che l’Italia sarebbe impreparata per gestirlo: gli unici due hotspot – cioè i centri che secondo le nuove direttive europee devono occuparsi dell’identificazione e dello smistamento dei migranti nel giro di pochi giorni – presenti sul territorio italiano sono stati aperti a Lampedusa e a Trapani, parecchio lontano dalla Puglia.

Arrivando a Bruxelles per una riunione dei ministri degli Interni europei, Angelino Alfano ha spiegato che con la chiusura della rotta balcanica «si potrebbe aprire una rotta. Questo però ce lo fa dire la logica, ma oggi non i fatti». Alfano ha aggiunto: «Tutto il lavoro che è stato fatto in questi giorni con la Turchia serve ad evitare proprio questo. In più noi stiamo lavorando con l’Albania, il presidente del Consiglio col primo ministro albanese ed io col ministro dell’Interno albanese che è venuto a Roma la scorsa settimana, e nei prossimi giorni andrò anch’io in Albania, per lavorare assieme».

L’Italia potrebbe essere interessata anche da altre rotte: Carlotta Sami, portavoce dell’Europa meridionale per l’Agenzia ONU per i rifugiati, ha detto al Guardian che potrebbero intensificarsi gli sbarchi di migranti a Lampedusa – che i richiedenti asilo siriani hanno frequentato e poi quasi abbandonato, di recente – o che delle barche potrebbero tentare di raggiungere l’Italia direttamente dalla Turchia.

Grecia → Ucraina → Polonia
È la rotta di cui si conosce meno la fattibilità: prevede l’attraversamento via mare del Mar Nero, l’arrivo sulle coste ucraine e il successivo tragitto verso la Polonia e infine la Germania. Già da alcune settimane alcuni parlamentari polacchi hanno proposto di costruire una barriera sul confine con l’Ucraina per impedire il possibile passaggio di migranti. Alcuni funzionari del ministro degli Esteri polacco hanno detto al Financial Times che stanno considerando la possibilità che alcuni migranti provino davvero a percorrere questa rotta.

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