• Moda
  • Venerdì 22 gennaio 2016

La moda cinese va sempre più di moda

Ci sono sempre più stilisti emergenti che ispirano i marchi occidentali e sfilano a Milano e Parigi, ognuno interpretando a modo suo la tradizione

Una modella con una creazione di Ryan Lo alla settimana della moda di Londra, nel 2016. 
(John Phillips/Getty Images)
Una modella con una creazione di Ryan Lo alla settimana della moda di Londra, nel 2016. (John Phillips/Getty Images)

Negli ultimi tempi la Cina si ritrova sempre più al centro del mondo della moda: non solo dal punto di vista economico, dato che – seppur in calo – in Cina c’è un grosso mercato del lusso e di capi e accessori firmati, ma anche dal punto di vista creativo: sempre più stilisti occidentali si ispirano alla moda cinese, alcuni marchi sono stati acquistati del tutto o in parte da imprenditori cinesi – come gli italiani Krizia o Francesco Scognamiglio – mentre ci sono sempre più stilisti cinesi emergenti da tenere sott’occhio. Lo scorso settembre molti di loro hanno sfilato alla settimana della moda donna di Milano, mentre qualche mese prima Vogue Italia aveva dedicato il numero di giugno 2015 alla Cina, con modelle cinesi in copertina e servizi sui giovani stilisti di Pechino.

L’interesse della moda verso la Cina è stato sancito anche dalla mostra estiva del prestigioso Metropolitan Museum of Art (MET) di New York: China: Through the Looking Glass, sull’influenza dell’estetica cinese sulla moda occidentale. La mostra è diventata la più popolare del museo dedicata alla moda e la quinta più visitata finora, ed è ricordata anche per l’inaugurazione, a cui era presenta Rihanna con un lungo mantello giallo disegnato dalla stilista cinese di alta moda Guo Pei.

Rihanna all’inaugurazione della mostra dedicata alla moda cinese al Metropolitan Museum of Art, New York, 4 maggio 2015. (Charles Sykes/Invision/AP)
Rihanna

In un articolo sulla rivista Forbes, Glenda Toma scrive che molti nuovi stilisti cinesi stanno lavorando parecchio per farsi conoscere, mentre stanno aumentando anche le iscrizioni di studenti cinesi alle scuole di moda. Lo ha confermato Gemma Williams, che lavora al London College of Fashion, una delle più importanti scuole di moda europee e che recentemente ha pubblicato il libro Fashion China (Thames & Hudson), dove segnala i 41 stilisti cinesi che ritiene più promettenti. Per farlo ha consultato un po’ di addetti ai lavori del mondo della moda cinese, tra cui la stilista Lucia Liu e la top model Liu Wen. L’idea iniziale era trattare solo gli artisti emergenti, ma il sistema si è rivelato molto più ampio e complesso e Williams ha finito per inserire anche gli stilisti già affermati.

Come in occidente, anche gli stilisti cinesi si occupano di prêt à porter, gli abiti per tutti i giorni, e di alta moda, cioè gli abiti da sera. È stato però difficile per Williams trovare uniformità nello stile dei diversi stilisti, perché la Rivoluzione culturale promossa da Mao Tse-Tung nel 1966 – con l’obiettivo di rafforzare e imporre la visione del partito comunista in tutti gli aspetti della vita cinese – ha cancellato molti aspetti tradizionali e culturali del paese, compresa la storia del costume. Mao ha per esempio introdotto lo zhongshan, una giacca-divisa con quattro tasche e il colletto alla coreana che tutti dovevano indossare allo stesso modo. Solo le riforme che sono state fatte dagli anni Ottanta in poi hanno permesso la nascita dell’industria della moda e quindi l’affermarsi di stilisti, ognuno con una sua interpretazione personale dello stile tradizionale cinese.

Wang Yiyang, stilista del marchio di abbigliamento casual Zuczug, ha per esempio disegnato una collezione chiamata “Niente” e ispirata ai dodici segni dell’oroscopo cinese. Yiyang è anche un imprenditore e il suo marchio sta funzionando bene soprattutto tra i più giovani, come ha scritto qualche anno fa il Wall Street Journal. Lo stilista Laurence Xu realizza abiti di alta moda e unisce spesso i colori rosso e verde come – dice – nella tradizione del costume cinese. Xu è molto apprezzato dalla stampa ed è stato uno dei primi stilisti cinesi di alta moda invitato alle sfilate di haute couture (alta moda) a Parigi. Nel luglio 2015 ha sfilato anche a Milano in occasione di Expo con dei tessuti prodotti a Nanchino. Sempre a Milano ha presentato le sue collezioni Uma Wang, che ha uno stile più casual e contemporaneo, mentre a Parigi sfila solitamente Masha Ma. Entrambe si distinguono per i vestiti sostenibili, rispettosi dell’ambiente e attenti alle condizioni di lavoro dei dipendenti. Molti giovani stilisti cinesi si sono formati in Occidente: Ryan Lo, per esempio, ha studiato a Londra ed è famoso per gli abiti molto eccentrici, spesso in maglia, che ha imparato a fare guardando i tutorial su Youtube. La stilista Christine Lau si è laureata alla Central Saint Martins di Londra, e ha poi fondato il brand Chictopia, che in Cina ha molto successo tra i personaggi famosi.

Secondo Williams ci vorranno tra i dieci e venti anni perché gli stilisti cinesi uniformino in qualche modo il loro stile e creino una sorta di identità nazionale. Oltre alle vicende storiche, anche la vastità territoriale della Cina – dove si organizzano due diverse settimane della moda, una a Shanghai e una a Pechino – influisce sulla varietà di gusto estetico e stile.