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  • Lunedì 18 gennaio 2016

Ora tra Clinton e Sanders si fa sul serio

Stanotte in tv i candidati Democratici alla presidenza degli Stati Uniti – sorprendentemente vicini nei sondaggi – hanno discusso animatamente di armi, sanità e Wall Street

di Francesco Costa – @francescocosta

Hillary Clinton e Bernie Sanders. (Andrew Burton/Getty Images)
Hillary Clinton e Bernie Sanders. (Andrew Burton/Getty Images)

Alle 21 di domenica – quando in Italia erano le 3 del mattino di lunedì – i tre candidati alle primarie del Partito Democratico per la presidenza degli Stati Uniti si sono confrontati in un dibattito televisivo organizzato da NBC News e YouTube a Charleston, in South Carolina: l’ultimo prima dell’inizio delle primarie con i caucus in Iowa, previsti per il primo febbraio. Il dibattito era molto atteso anche perché nell’ultima settimana alcuni sondaggi locali hanno ridimensionato molto il vantaggio attribuito alla candidata considerata fin qui la favorita, Hillary Clinton. In Iowa e in New Hampshire, i primi stati in cui si vota, il senatore del Vermont Bernie Sanders – 74 anni, idee molto di sinistra – ha recuperato molti punti e si è portato praticamente alla pari: e se Clinton conserva un vantaggio di oltre 25 punti percentuali sul piano nazionale, un’eventuale vittoria di Sanders nei primi stati in cui si vota sarebbe completamente inaspettata e potrebbe cambiare il resto della corsa.

Anche per questo motivo Clinton e Sanders hanno discusso molto animatamente, soprattutto nella prima parte del dibattito. «Sono stati necessari otto mesi amichevoli e altri tre dibattiti. Ma alla fine sono arrivate le gomitate e i cazzotti», ha scritto Buzzfeed. «Si sono tolti i guanti e domenica sera, davanti a milioni di spettatori, eccola lì: una competizione vera nel Partito Democratico». I temi su cui si sono scontrati di più sono stati le armi, la sanità e Wall Street; durante i loro scambi più accesi praticamente non c’è stato spazio per il terzo candidato sul palco, il governatore del Maryland Martin O’Malley, che è molto indietro nei sondaggi e che non ha fatto molto per farsi notare (salvo cercare continuamente di interrompere le risposte dei suoi avversari).

Le armi
Il controllo delle armi è uno dei pochi temi su cui Clinton in questi mesi è riuscita a criticare Sanders da sinistra; Sanders infatti viene da uno stato rurale e ha votato spesso contro l’introduzione di maggiori controlli sulla vendita di armi, tra cui la famosa legge Brady degli anni Settanta. «Ha votato con la lobby delle armi molte volte», ha detto Clinton; «ha votato perché si potessero portare armi sui treni e dentro i parchi nazionali; ha votato per dare immunità legale alle industrie che producono le armi». Sanders si è difeso dicendo di aver cambiato le sue posizioni nel tempo e che questo, unito alla sua provenienza geografica, lo rende il candidato più adatto a trovare un compromesso su un tema così delicato; ma è stato comunque messo in difficoltà dal fatto che, per esempio, sull’immunità legale per i costruttori di armi aveva annunciato il cambio di posizione proprio il giorno prima del dibattito.

La sanità
La discussione sulla sanità ha messo a confronto praticamente due modi diversi di vedere la politica: «Clinton ha fatto appello alla testa degli elettori, Sanders al loro cuore», ha scritto NBC. Hillary Clinton sostiene che i Democratici dovrebbero migliorare il sistema sanitario proseguendo sulla strada tracciata dall’Affordable Care Act, cioè la storica riforma sanitaria proposta dall’amministrazione Obama e approvata faticosamente nel 2010, che rende obbligatorio stipulare un’assicurazione sanitaria ma allo stesso tempo obbliga le assicurazioni a fornire prestazioni di miglior qualità, aumenta la concorrenza per far scendere i prezzi e fornisce sussidi e sgravi fiscali per chi non può permettersi una polizza. Bernie Sanders sostiene invece che la riforma di Obama provi ad aggiustare un modello che non funziona, e che andrebbe rimpiazzata con un sistema di tipo europeo: sanità universale pagata con le tasse.

Clinton ha ricordato che nemmeno nel 2009-2010, quando i Democratici controllavano la Casa Bianca ed entrambi i rami del Congresso, si trovarono i voti per proporre una soluzione del genere, e ha detto che dopo aver ottenuto un risultato storico come la riforma approvata sarebbe un errore cancellare tutto e ricominciare da capo riaprendo un dibattito così delicato. Successivamente ha accusato Sanders dicendo che il suo piano aumenterebbe le tasse sulla classe media. Sanders ha risposto che ci sarebbe sì un aumento delle tasse – una frase che nessun candidato vuole mai pronunciare durante un dibattito – ma che col suo piano i contribuenti risparmierebbero i soldi che oggi spendono per comprare le polizze assicurative. Ma anche questa posizione non era solidissima: la proposta di Sanders è stata presentata appena due ore prima del dibattito, sostituendo una sua proposta precedente.

Wall Street
Le posizioni su Wall Street, la finanza e le grandi banche sono quelle per cui Bernie Sanders è più noto e su cui ha costruito i suoi maggiori consensi: Sanders sostiene che le banche dopo la crisi l’abbiano “fatta franca”, grazie all’influenza che hanno sul Congresso, e che sarebbe invece necessario scomporre le banche più grandi, porre nuovi limiti alle loro attività e tassare di più le loro operazioni e rendite. Sanders ha accusato Clinton di avere idee troppo moderate sulla finanza e soprattutto di non avere la credibilità per occuparsene, ricordando le molte donazioni ricevute negli anni dalle banche d’investimento e i discorsi che ha pronunciato ai loro convegni – dietro lauti compensi – quando non era in politica.

Clinton è stata messa in difficoltà da questi attacchi, e ha risposto spostando la conversazione in due direzioni: prima ha detto che Sanders non può lavarsi del tutto le mani dalle responsabilità della crisi, ricordando che negli anni Novanta votò a favore di una famosa legge che deregolamentava la vendita dei derivati (particolare curioso: una legge poi firmata dal presidente Bill Clinton); poi si è difesa associandosi di fatto a Barack Obama, ricordando i meriti della sua riforma finanziaria (la legge Dodd-Frank del 2010) e rimbalzando le accuse di Sanders su di lui.

«Le posizioni del senatore Sanders non riguardano solo me: Sanders ha criticato anche il presidente Obama per aver accettato donazioni da Wall Street, e il presidente Obama è la persona che ci ha guidati fuori dalla recessione. Il senatore Sanders lo ha definito “debole” e “deludente”; nel 2011 si disse persino favorevole a che qualcuno lo sfidasse da sinistra alle primarie. Io penso che la riforma Dodd-Frank introduca le restrizioni più importanti dagli anni Trenta, quindi ho intenzione di difenderla, così come ho intenzione di difendere il presidente Obama per come ha preso di petto Wall Street ottenendo risultati»

Chi è il miglior erede di Obama?
Tutte e tre queste discussioni hanno enfatizzato il ruolo importante in questa campagna – per quanto invisibile – di Barack Obama, che è molto popolare tra i Democratici. Sia Clinton che Sanders non perdono occasione per elogiarlo e proclamarsi d’accordo con lui, ma lo fanno in modi diversi: Clinton si presenta esplicitamente come la potenziale prosecutrice della sua amministrazione, promettendo di dedicarsi a migliorare quello che è già stato fatto e avviato; Sanders invece si presenta come prosecutore ideale della sua idea di cambiamento e speranza, potendo vantare una simile “connessione sentimentale” con la base del partito.

Clinton non manca mai di far notare le contraddizioni tra Sanders e Obama – «Questa profusione di elogi al presidente è piuttosto strana visto quello che dicevi di lui», gli ha detto a un certo punto stanotte – ma giornalisti, osservatori e sondaggisti osservano da mesi come gli elettori di Sanders siano molto più entusiasti e motivati di quelli di Clinton, tanto da permettergli di competere anche sul piano della raccolta fondi: è uno scenario simile a quello che era accaduto nel 2008. Clinton sta legando molto la sua immagine e le sue posizioni a Obama anche per evitare che possa finire come allora. Rispetto al 2008 ha un vantaggio in più, infatti, secondo i sondaggi: il consenso degli elettori afro-americani, che al momento la preferiscono di gran lunga a Sanders, permettendole così di guardare con un po’ di fiducia in più agli stati dove si terranno le primarie dopo Iowa e New Hampshire.

I giornali non sono concordi su chi abbia vinto il dibattito di stanotte: «Bernie Sanders ha brillato», ha scritto NBC, «a momenti sovrastando Hillary Clinton»; «Hillary Clinton ha messo Bernie Sanders sulla difensiva», ha scritto invece il Wall Street Journal. In Iowa si vota per le primarie il primo febbraio, in New Hampshire il 9: successivamente le primarie si sposteranno in Nevada e South Carolina. I candidati Democratici si confronteranno di nuovo in tv l’11 febbraio a Milwaukee, in Wisconsin.