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  • Lunedì 28 dicembre 2015

L’inchiesta sul doping di Al Jazeera

Accusa medici, farmacisti e alcuni importanti sportivi statunitensi, tra cui il quarterback Peyton Manning

L’ex atleta inglese Liam Collins, con l’aiuto della sezione investigativa di Al Jazeera, ha indagato per circa sei mesi sul mondo del doping tra gli atleti professionisti in Nordamerica. Nell’inchiesta, pubblicata domenica, vengono citati alcuni importanti atleti statunitensi: per esempio Peyton Manning, leggendario quarterback dei Denver Broncos, e i giocatori di baseball Taylor Teagarden, Ryan Howard e Ryan Zimmerman. Gran parte dei medici e dei farmacisti con cui Collins ha parlato hanno fatto spesso riferimento alla facilità con cui i controlli antidoping possono essere aggirati e falsificati.

L’inchiesta ha messo in luce il ruolo cruciale dei farmacisti e dei dottori nella creazione e prescrizione di programmi che migliorano le prestazioni degli atleti e ingannano i test antidoping. Pone anche delle domande su alcuni noti atleti di football americano e baseball con cui i medici intervistati sostengono di aver lavorato. Gli atleti e i medici hanno negato qualsiasi tipo di coinvolgimento: fra loro c’è anche Peyton Manning, giocatore di football dei Denver Broncos.

Manning, considerato uno fra i quarterback più forti di tutta la storia del football americano, è accusato di aver fatto uso di ormoni della crescita per recuperare da un’ernia cervicale per cui venne sottoposto a una operazione chirurgica nel 2011. Successivamente l’ernia cervicale gli provocò un’irritazione a un nervo del tricipite del braccio destro, quello con cui lanciava la palla. Rimase fuori un anno ad allenarsi ma la squadra per cui giocava da 13 anni, gli Indianapolis Colts, decise di licenziarlo. Dal 2012 è tornato a giocare con i Denver Broncos, con cui ha raggiunto la finale del Super Bowl nel 2013.

Una delle figure principali nell’inchiesta è Charles Sly, un farmacista che esercita la professione ad Austin, in Texas, e che avrebbe aiutato direttamente gli atleti citati nell’inchiesta: dopo la pubblicazione dell’indagine ha detto che le sue affermazioni, oltre a essere state registrate senza permesso, sono fasulle e prive di alcun fondamento. Anche Peyton Manning e i Denver Broncos hanno negato alcun tipo di coinvolgimento.