È stato Alberto Stasi ad uccidere la fidanzata Chiara Poggi e per lui tra poche ore si apriranno le porte del carcere per scontare la pena, 16 anni di reclusione inflitti dalla Corte d’assise d’appello di Milano con una sentenza che è stata confermata e resa definitiva poco fa dalla Cassazione. Il verdetto, letto alle 11,30 dal presidente della quinta sezione penale Maurizio Fumo, è arrivato a sorpresa perché l’esito atteso era un altro dopo la non-requisitoria di ieri del rappresentante della pubblica accusa.
Dal sostituto procuratore generale Oscar Cedrangolo era lecito aspettarsi una richiesta di condanna, invece ha spiazzato tutti sollecitando l’annullamento con rinvio, perché la sentenza d’appello «valuta in modo illogico o travisa le risultanze processuali» ma bisogna avere lo «scrupolo» di immaginare che in un nuovo processo ci sia la «possibilità di ulteriori contributi», in un senso o nell’altro: per escludere definitivamente la responsabilità di Stasi, ed assolverlo, oppure per confermarla, e allora condannarlo ad una pena più severa dei 16 anni inflitti a Milano.
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