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  • Venerdì 20 novembre 2015

Tre ore dentro il Bataclan

Ricostruzione e racconto di cosa è successo venerdì sera nel locale di Parigi in cui sono morte 89 persone, dall'inizio del concerto al complicato intervento delle forze speciali

Gli Eagles of Death Metal. (AFP PHOTO / ROCK&FOLK / MARION RUSZNIEWSKI)
Gli Eagles of Death Metal. (AFP PHOTO / ROCK&FOLK / MARION RUSZNIEWSKI)

Venerdì sera al teatro Bataclan di Parigi c’era il tutto esaurito, millecinquecento persone. Poco dopo le 21 era cominciato il concerto degli Eagles of Death Metal, una band californiana che non suona musica metal bensì una specie di blues rock ispirato agli anni Settanta. C’erano anche sette fotografi accreditati, a cui era stato detto di rispettare la “regola del tre”. La “regola dei tre” si applica sempre, a meno di concerti molto grandi, e prevede che i fotografi possano scattare foto solo durante le prime tre canzoni, in modo da non disturbare il resto dello spettacolo. Le foto che abbiamo oggi del concerto al Bataclan sono di alcuni di quei fotografi: sono state scattate durante le prime tre canzoni e danno l’idea dell’atmosfera prima dell’arrivo dei terroristi.

Alle 21.40, quando il concerto degli Eagles of Death Metal era iniziato da circa mezz’ora, tre uomini armati sono scesi da una Volkswagen Polo proprio di fronte all’entrata principale del Bataclan, quella che dà sulla parte posteriore della platea. Uno di loro ha scritto e inviato un SMS da un cellulare – “Ci siamo, iniziamo” – e poi lo ha buttato in un cestino dei rifiuti.

La Volkswagen Polo era stata noleggiata da Saleh Abdeslam, un 26enne francese, che pochi minuti prima aveva sparato con un’arma automatica da un’auto in corsa contro alcuni bar e ristoranti del X e XI arrondissement di Parigi. Sembra che nessuno al Bataclan avesse saputo degli spari, né tantomeno delle due esplosioni che si erano sentite allo Stade de France, dove si stava giocando la partita amichevole tra le nazionali di calcio di Francia e Germania.

Alle 21.40 i tre uomini armati hanno sparato fuori dal Bataclan, colpendo alcune persone che stavano fumando e un addetto alla sicurezza. Poi sono entrati, sono saliti su un piano rialzato tra la platea e i palchi e hanno cominciato a sparare a caso sulla folla. Fahmi, un ragazzo turco di 23 anni che stava assistendo al concerto, ha raccontato a Libération di aver scambiato i primi spari per petardi: «Ho pensato che fosse parte dello spettacolo, ma poi mi sono girato e ho visto una persona che aveva un proiettile in un occhio».

Secondo diverse ricostruzioni, la maggior parte delle 89 persone morte al Bataclan sono state uccise nei primi minuti dall’arrivo dei terroristi. Tre ragazzi che stavano assistendo al concerto dai palchi laterali del teatro hanno raccontato che appena entrati i tre uomini hanno sparato alle persone che erano in piedi di fronte al bar, poco distante dall’entrata principale. A quel punto molti spettatori sono scappati – «È stata come una folata di vento su un campo di grano» – mentre altri si sono buttati per terra, cercando di ripararsi dai colpi o fingendosi morti. I terroristi hanno continuato a sparare. Julien Pearce, giornalista francese di Europe 1 che si trovava al Bataclan venerdì sera, ha raccontato il momento in cui ha sentito i primi spari.

«Ho sentito delle urla. Mi sono girato e ho visto degli uomini con dei kalashnikov che miravano verso di noi. Stavano sparando alla folla, avevano il viso scoperto. Quello che ho visto era vestito di nero e sembrava molto giovane, tra i 20 e i 30 anni. Tutti si sono buttati a terra. Penso che sia un riflesso naturale in questo tipo di situazioni. Eravamo così tanti che mi sono ritrovato con due persone sopra di me, e questo mi ha salvato la vita. Abbiamo aspettato che ricaricassero le armi e siamo corsi verso una stanza di servizio alla destra del palco, quasi completamente buia. C’erano dentro 10 persone spaventate. La stanza non portava da nessuna parte, non c’erano vie d’uscita. In un certo senso ci eravamo spostati da una trappola all’altra, anche se la stanza di servizio era meno esposta»

Altre persone sono scappate sul tetto, dove hanno aspettato due ore prima dell’arrivo della polizia; altre ancora nei bagni. I musicisti degli Eagles of Death Metal sono riusciti a scappare usando una porta di fianco al palco; Nick Alexander, che lavorava al tavolo del merchandising della band, è stato ucciso. Pearce è riuscito a scappare insieme ad altre persone da una delle due uscite laterali del teatro. Un giornalista di Le Monde che si trovava in un appartamento vicino al Bataclan ha girato un video con il cellulare che mostra la fuga di decine di persone dalle uscite laterali. Il video è molto impressionante: si vedono persone morte stese a terra fuori da una delle due porte, alcuni feriti che si allontanano zoppicando e anche una donna incinta che si tiene appesa solo con le mani sul davanzale di una finestra del primo piano, e che chiede aiuto. Un uomo ferito a terra non riesce a muoversi ma a un certo punto tira fuori un cellulare, probabilmente per cercare aiuto.

La storia di quello che è successo alla donna appesa alla finestra l’ha raccontata un uomo francese di nome Sébastien: nel video è quello appeso a una presa d’aria tra le due finestre.

«Ho sentito che c’era un’uscita di emergenza sulla sinistra del palco. Ho provato a andare in quella direzione ma mi sono ritrovato in una stanza senza possibilità di andare avanti, con solo due finestre. Ho visto quanto era alto e ho capito che non avrei potuto saltare giù. Così mi sono nascosto appendendomi a una presa d’aria, senza avere alcun appoggio sotto i piedi. È stato allora che ho visto una donna che era appesa al davanzale della finestra. Stava chiedendo alle persone che stavano scappando di prenderla, voleva saltare: “Monsieur, monsieur, monsieur, je suis enceinte” [“scusi, scusi, scusi, sono incinta”]. Nessuno si fermava perché gli spari stavano continuando. Poi ha detto che non avrebbe più resistito. Non si può guardare una persona morire»

Sébastien è riuscito a entrare nella finestra dove si trovava la donna, le ha allungato una mano e l’ha tirata su di forza. Poco dopo però insieme ad altre persone è stato preso in ostaggio da due dei tre terroristi, che intanto avevano raggiunto il piano di sopra. Anche la donna è sopravvissuta e dopo gli attentati ha cercato di rintracciare Sébastien. Ci è riuscita e oggi i due sono in contatto. Michael O’Connor, un uomo di 30 anni di South Shields, nel nord est dell’Inghilterra, era tra le persone stese a terra durante i primi venti minuti dell’attacco. O’Connor ha raccontato a BBC Radio 5Live di essersi steso sopra la sua fidanzata per proteggerla. A un certo punto, ha detto O’Connor, «Ho visto la porta del teatro aprirsi lentamente. Non sapevo cosa fosse, poi ho visto le torce e ho pensato: “Dev’essere la polizia”».

I primi agenti di polizia sono entrati al Bataclan alle dieci di sera. Uno di loro ha raccontato a MYTF1: «Quando siamo entrati c’era buio. C’erano decine di corpi uno sopra all’altro, di persone morte o ferite. I sopravvissuti fingevano di essere morti, per paura che fossimo terroristi. In molti chiedevano aiuto. Bisbigliavano, per paura che ricominciassero gli spari». Un altro ha detto: «Sembrava una scena dell’Inferno di Dante». Le Monde ha scritto che un agente della prima squadra di polizia arrivata al teatro si è trovato subito di fronte uno dei terroristi. Gli ha sparato e la cintura esplosiva dell’uomo si è azionata. Non è chiaro se l’attentatore si sia fatto saltare in aria o se l’esplosione sia stata causata da uno dei proiettili sparati dal poliziotto. La polizia ha cominciato a mettere in sicurezza il piano terra del teatro e ha portato fuori i feriti. In quel momento degli altri due attentatori non si sapeva ancora nulla: i poliziotti non si sono spostati al piano di sopra e hanno aspettato l’arrivo delle forze speciali.

BataclanUna donna soccorsa dopo essere stata portata fuori dal Bataclan. (AP Photo/Thibault Camus)

Gli uomini della “Brigades de Recherche et d’Intervention” (BRI), un’unità d’élite delle forze speciali francesi, avevano appena finito di cenare quando i media francesi hanno dato la notizia delle esplosioni allo Stade de France. Come ha ricostruito Bloomberg, in quel momento non era ancora chiaro se si trattasse di un attacco o solo di un incidente. Pochi minuti dopo la televisione francese ha dato la notizia delle sparatorie contro i bar e i ristoranti del centro di Parigi. A quel punto «ci siamo mossi immediatamente», ha raccontato Christopher Molmy, il capo delle BRI. Gli uomini delle BRI sono arrivati al Bataclan alle 22.15, mezz’ora dopo i primi spari: si sono mossi prima ancora di ricevere l’ordine diretto dalla prefettura di Parigi. Al Bataclan c’era un silenzio angosciante e cadaveri ovunque; le persone erano troppo scioccate e spaventate per muoversi o parlare. «Era una scena di orrore assoluto. Vivrà con i miei uomini per sempre», ha detto Molmy.

L’arrivo delle BRI al Bataclan è stato descritto a NBC News dal capo dell’unità che ha partecipato all’operazione: per ragioni di sicurezza il suo volto non è stato mostrato e l’uomo è stato identificato solo con il suo nome, Jeremy.

Alle 22.30 circa, dopo avere ispezionato il piano terra in cerca di altre bombe, gli uomini delle BRI sono saliti al primo piano – sui balconi – in cerca degli altri spettatori e terroristi. Hanno cominciato a ispezionare una stanza dopo l’altra, ma l’operazione è stata molto lunga: praticamente in ogni stanza potevano esserci terroristi, ma in realtà in tutte tranne una gli agenti trovavano piccoli gruppi di persone terrorizzate, alcune ferite, che andavano portate fuori. Le condizioni erano “abominevoli”, ha scritto Bloomberg, perché gli agenti dovevano camminare sopra i corpi di persone morte.

Alle 23:15 le BRI si sono trovate di fronte a una porta chiusa. Un ostaggio – che era stato costretto a parlare per conto dei terroristi – ha urlato dall’altro lato della porta invitando gli uomini delle BRI a fermarsi: se non l’avessero fatto gli attentatori avrebbe ucciso o decapitato tutte e 20 le persone tenute in ostaggio dietro la porta. Jeremy ha raccontato:

«Ho provato a parlare con loro. Lui [l’ostaggio] mi ha detto che volevano negoziare. Così ho chiesto di darmi un numero di telefono. Mi hanno dato un numero di telefono e l’ho girato via radio a un negoziatore. Poi ci sono stati dei tentativi di contatto tra i terroristi e il nostro negoziatore»

Jeremy ha raccontato che i terroristi non hanno fatto nessun tentativo reale di negoziazione. Non avevano richieste. Hanno detto di essere “soldati del califfato” e di voler combattere la Francia, che aveva attaccato i loro paesi. Alle 23.45 la prefettura ha autorizzato gli agenti a sfondare la porta e intervenire.

Per loro, era uno dei peggiori scenari possibili. Sapevano che dietro la porta c’era un corridoio molto stretto: gli ostaggi erano subito dietro la porta, i terroristi erano dietro di loro. La squadra di Jeremy si è posizionata dietro a uno scudo pesante 80 chili. Dietro agli agenti c’era del personale medico, pronto a intervenire per soccorrere gli ostaggi. Gli agenti hanno sfondato la porta e hanno cominciato ad avanzare spediti, protetti dallo scudo, costringendo i due terroristi ad arrivare fino alla fine del corridoio e lasciando spazio agli ostaggi di mettersi in salvo. Nel frattempo i terroristi sparavano.

Quando la colonna degli agenti è arrivata alla fine del corridoio, dove comincia una rampa di scale, lo scudo è caduto in avanti. I due primi agenti della colonna sono rimasti senza protezione e sotto il tiro dei terroristi. Un agente è rimasto ferito a una mano, ma la colonna è andata avanti (Jeremy ha raccontato che prima dell’operazione tutti gli agenti erano d’accordo che avrebbero continuato ad avanzare anche se qualcuno di loro fosse stato colpito). Privi dello scudo, gli agenti hanno cominciato a sparare. Le cinture esplosive dei terroristi si sono azionate, ma non è chiaro se a causa dei proiettili o se attivate da loro. L’operazione era conclusa. Nessuno degli ostaggi è rimasto ferito o ucciso: Jeremy ha detto che in quelle circostanze è «stata una cosa incredibile». Sullo scudo sono stati trovati 27 fori di proiettile.

BataclanDue agenti della “Brigade de recherche et d’intervention”, un’unità delle forze speciali francesi, di fianco allo scudo usato durante l’operazione al Bataclan. (KENZO TRIBOUILLARD/AFP/Getty Images)

Gli uomini delle BRI – che tra le altre cose avevano anche partecipato alla liberazione degli ostaggi al supermercato kosher di Parigi, lo scorso gennaio – hanno partecipato poi anche all’operazione di mercoledì mattina a Saint-Denis, un comune appena fuori Parigi, nella quale è stato ucciso Abdelhamid Abaaoud, considerato l’uomo che ha progettato gli attentati di venerdì.

L’attacco al Bataclan è stato il peggiore tra tutti gli attentati compiuti venerdì: sono state uccise 89 persone. Dei tre attentatori del Bataclan, la polizia ne ha identificati finora solo due: Ismaël Omar Mostefaï, francese di 29 anni già noto alle autorità francesi per via di reati minori e per attività legate all’islamismo radicale, e Samy Aminour, francese di 28 anni che due anni fa era andato in Siria. Tre giorni dopo l’attentato sulla facciata del Bataclan è stato appeso uno striscione che dice: «La libertà è un monumento indistruttibile».

Bataclan(AP Photo/Peter Dejong)