• Sport
  • Domenica 15 novembre 2015

Cosa è successo allo Stade de France durante gli attentati di Parigi

Le esplosioni sono state prese per petardi, i due allenatori hanno deciso di non avvisare i giocatori degli attacchi, tra le altre cose

Gli spettatori sul terreno di gioco dello Stade de France dopo la partita, Parigi, 13 novembre 2015. 
(AP Photo/Michel Euler)
Gli spettatori sul terreno di gioco dello Stade de France dopo la partita, Parigi, 13 novembre 2015. (AP Photo/Michel Euler)

Uno degli attacchi terroristici di venerdì a Parigi è stato compiuto allo Stade de France, il grande stadio da 81mila posti che si trova nella periferia nord della città, nel quartiere di Saint-Denis. Tre attentatori si sono fatti esplodere nella zona dello stadio durante una partita amichevole di calcio fra Francia e Germania, causando la morte di tre persone. La partita si è conclusa regolarmente dopo 90 minuti – la Francia ha vinto 2-0 – attorno alle dieci e mezzo di sera, quando la notizia degli attentati si era già diffusa per la città. Quasi nessuno dentro lo stadio sapeva cosa stava succedendo: tra quelli che lo sapevano c’erano i due allenatori, Joachim Löw e Didier Deschamps, che però hanno deciso di non dire niente ai loro giocatori.

(Cambiare la foto profilo di Facebook serve davvero a qualcosa? Probabilmente sì)

Da capo
Francia-Germania doveva essere una partita godibile tra due forti squadre europee di calcio, anche se i due allenatori avevano scelto di far giocare molte riserve. Dopo quindici minuti dall’inizio della partita, ha scritto il Wall Street Journal, un uomo si è presentato a un ingresso dello stadio per entrare a vedere la gara: le persone addette alla sicurezza hanno scoperto che l’uomo aveva dell’esplosivo sotto il giubbotto. L’uomo è scappato allontanandosi dai cancelli d’entrata, e dopo circa 20 minuti si è fatto saltare in aria. La fonte del Wall Street Journal non ha assistito direttamente all’episodio ma lo ha ascoltato da alcune guardie addette ai controlli di sicurezza (l’episodio è stato comunque confermato anche da un poliziotto). L’esplosione è stata sentita da tutto lo stadio alle 21.25, quando la partita era già iniziata da circa 40 minuti. Fra i tre e i cinque minuti dopo, un secondo uomo si è fatto esplodere fuori dallo stadio, e in campo si è sentita una seconda esplosione. Tra il primo e il secondo tempo c’è stata la terza esplosione. La polizia avrebbe poi identificato uno dei tre attentatori: il francese Bilal Hadfi, 20 anni.

(Le prime pagine internazionali sulla strage di Parigi)

Secondo diverse testimonianze raccolte dai giornali francesi, gli spettatori dello Stade de France hanno scambiato le esplosioni per dei petardi. Nelle ore successive agli attacchi è circolato un video in cui si sente il boato seguito alla prima esplosione: il pubblico in effetti ha una reazione, ma più simile a quella di eccitazione o fastidio che in molti hanno negli stadi durante lo scoppio di un petardo troppo forte.

https://vine.co/v/iBb2x00UVlv

Allo stadio erano presenti anche circa 1.200 spettatori che avevano aiutato i soccorsi per il volo Germanwings che in marzo si era schiantato sulle Alpi a causa probabilmente di una manovra del co-pilota Andreas Lubitz. Ai volontari il viaggio e il biglietto per lo stadio erano stati offerti da Lufthansa, la nota compagnia aerea tedesca di cui Germanwings è una branca. Durante l’intervallo, il presidente francese François Hollande è stato informato dagli attacchi e ha lasciato lo stadio. Il New York Times ha scritto anche che alcuni funzionari francesi avevano avvisato gli allenatori delle due squadre – Joachim Löw della Germania e Didier Deschamps della Francia – che in città c’erano state alcune violenze ma che la partita non sarebbe stata sospesa. Scrive Borden:

A quel punto i due allenatori dovevano fare una scelta: tenersi la cosa per sé o informare i giocatori della situazione.

Entrambi hanno scelto la prima. Secondo un alto dirigente della federazione francese, Deschamps ha seriamente considerato la possibilità di dirlo ai suoi, ma alla fine ha deciso di non farlo perché non aveva ancora chiara l’entità delle violenze. Löw ha fatto lo stesso.

(Cos’è l’ISIS, spiegato bene)

Nemmeno gli spettatori sono stati avvisati: secondo il Wall Street Journal la decisione di far continuare la partita è stata presa dallo stesso Hollande, che «ha giudicato troppo pericoloso che la folla invadesse le strade mentre c’era ancora il pericolo che qualche miliziano li stesse attendendo». Il giornalista Joel Dreyfuss, che si trovava allo stadio assieme a sua moglie, ha raccontato di aver saputo degli attacchi solo a metà del secondo tempo grazie al messaggio di un amico. Dreyfuss ha comunque detto che sua moglie aveva notato che dopo l’intervallo alcuni spettatori del loro settore non erano tornati allo stadio. Secondo Borden, la partita è trascorsa normalmente, con i tifosi che cantavano e i calciatori che giocavano come se niente fosse. Solo alla fine del secondo tempo si è sparsa la notizia che era successo qualcosa. Nel frattempo, la partita era finita 2-0 per la Francia: gol di Olivier Giroud al 46esimo e di André-Pierre Gignac all’86esimo.

Alcuni spettatori sono poi riusciti a lasciare lo stadio senza troppa difficoltà, anche alla fine della partita. Fra di loro c’era il famoso procuratore italiano Oscar Damiani, che alla Gazzetta dello Sport ha raccontato di aver lasciato lo stadio prima ancora che la partita finisse: «Ci avevano detto che le porte erano chiuse, ma ne ho trovata una aperta e sono scappato via, non so come, ma ho avuto la fortuna di trovare un taxi e sono scappato in albergo, mentre tutta Parigi era in preda alla pazzia. Per strada non c’era niente: né persone, né macchine».

Una volta finita la partita, diversi giocatori della Germania hanno saputo degli attacchi da alcuni schermi televisivi posti nel tunnel che portava agli spogliatoi. Nello spogliatoio francese, la notizia è stata data da Thierry Braillard, il segretario di Stato allo Sport. Il New York Times ha scritto che dopo aver saputo degli attacchi Antoine Griezmann, attaccante francese dell’Atletico Madrid, ha cercato in modo frenetico di avere notizie su sua sorella, che quella sera si trovava al Bataclan, il luogo dell’attentato più grave. Nel frattempo, sugli spalti si era creata una notevole confusione: la polizia aveva cambiato all’ultimo i piani per fare uscire gli spettatori dall’impianto, indirizzandoli verso due sole uscite. Molti, non sapendo cosa fare e probabilmente spaventati dalla lunghezza della fila, si sono riversati sul terreno di gioco. La notizia degli attacchi si era ormai diffusa: Andreas Berten, un giornalista sportivo tedesco, ha detto di aver pensato che forse gli attentatori sarebbero arrivati anche dentro allo stadio.

Gli spettatori sono stati evacuati nel giro di qualche ora: nelle ore successive agli attacchi è circolato molto un video che mostra alcuni di loro cantare la Marsigliese mentre escono dallo stadio.

Negli spogliatoi, invece, la situazione è rimasta tesa per diverse ore. Ha scritto il New York Times:

«La tipica routine post gara è stata sospesa. Non ci sono state né interviste né conferenze stampa, e i giocatori si sono cambiati silenziosamente e hanno poi aspettato istruzioni. La polizia ha informato entrambe le squadre che sarebbe stato impossibile garantire la sicurezza ai loro pullman: di conseguenza, per ore le squadre sono rimaste nella “pancia” dello stadio, molti giocatori seduti in silenzio di fronte alle tv. Le loro famiglie li aspettavano in una stanza vicina»

Il Guardian ha scritto che i giocatori di entrambi le nazionali hanno dormito negli spogliatoi su dei materassi, e che inizialmente secondo il presidente della federazione francese i giocatori francesi non volevano lasciare lo stadio prima dei loro colleghi tedeschi. Appena prima delle 3 del mattino, però, la nazionale francese è stata riportata nel suo centro sportivo. La squadra tedesca ha invece aspettato tutta la notte negli spogliatoi, dato che le autorità temevano che il loro pullman sarebbe stato eccessivamente riconoscibile. I giocatori sono poi stati portati in aeroporto con alcuni mini-van, e sono arrivati a Francoforte alle 10 di mattina di venerdì. La sorella di Griezmann stava bene, alla fine. È invece morta durante gli attacchi una cugina di Lassana Diarra, 30enne centrocampista del Marsiglia. Diarra ha informato della morte di sua cugina con un lungo messaggio su Twitter, ringraziando comunque per i messaggi ricevuti.

https://twitter.com/Lass_Officiel/status/665581410405715968/photo/1?ref_src=twsrc%5Etfw

Come ha ricostruito Associated Press, nemmeno l’attentatore suicida che ha tentato di entrare nello stadio aveva il biglietto per la partita, probabilmente consapevole che le misure di sicurezza erano troppo rigide. Negli attentati allo Stade de France è rimasta uccisa solo una persona, oltre agli attentatori: un funzionario di polizia citato da AP ha detto che le autorità pensano che gli attacchi allo stadio siano stati organizzati male e che siano falliti. Per esempio il terzo attentatore suicida, per ragioni che ancora non sono chiare, ha aspettato 23 minuti per farsi esplodere: lo ha fatto lontano dallo stadio, senza persone attorno. Il presidente della Federazione di calcio francese, Noel Le Graet, ha detto al quotidiano sportivo L’Equipe che la sicurezza ha funzionato bene: «Le cose gravi sono successe fuori dallo stadio, ma dentro la polizia, gli steward e gli spettatori sono stati esemplari. Non si è creata la calca, non si è diffuso il panico. Avrebbe potuto essere una catastrofe. Ma non è successo».