I migranti bloccati nei Balcani
La chiusura dei confini ungheresi sta creando problemi tra Croazia, Serbia e Slovenia: migliaia di persone hanno passato la notte al freddo, i migranti danno i bambini alla polizia
Aggiornamento delle 17.40: un fotografo di AFP ha detto che la polizia ha lasciato passare tutti i migranti che erano bloccati fra Serbia e Croazia nella frontiera fra il paese serbo di Berkasovo e quello croato di Bapska. Lo stesso fotografo ha detto che fino a poco prima erano presenti sul posto fra i 2mila e i 3mila migranti.
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Centinaia di migranti hanno trascorso la notte tra domenica e lunedì 19 ottobre al freddo e sotto la pioggia al confine tra Croazia e Slovenia e a quello tra Serbia e Croazia, riparati nel migliore dei casi da tende e teli.
L’agenzia delle Nazioni Unite (UNHCR) per i rifugiati ha detto che circa 4 mila persone sono arrivate in Slovenia negli ultimi giorni; che altre 4 mila si trovano in attesa nel centro di accoglienza di Opatovac, in Croazia; che al confine con la Slovenia, nella mattina di lunedì, il governo croato ha inviato un nuovo treno con circa altre 1.800 persone. Per ore i migranti – e tra loro molte donne e bambini – hanno cercato un modo per varcare il confine dove sono schierate le polizie dei due paesi: quella slovena lungo le recinzioni metalliche e quella croata, di fronte, per impedire ai migranti di tornare indietro. Le autorità slovene hanno permesso l’ingresso solo a piccoli gruppi di migranti considerati più “vulnerabili”, ma ne hanno bloccati almeno altri mille.
La situazione è complicata anche al confine tra Serbia e Croazia. Centinaia di persone sono rimaste in attesa per tutta la notte al confine, con la polizia croata di guardia davanti al recinto per controllarne l’afflusso. Nella tarda mattinata di lunedì gruppi di persone hanno cominciato a muoversi passando attraverso i campi di grano per evitare la polizia. Diverse agenzie di stampa raccontano di genitori che sono stati visti consegnare i loro figli alla polizia croata attraverso le barriere metalliche e di famiglie che camminano nel fango alla ricerca di nuovi passaggi e strade.
La forte pressione di migranti ai confini tra Croazia-Slovenia, Croazia-Serbia e Slovenia-Austria è stata causata dalla chiusura della frontiera con la Croazia (dalla mezzanotte tra venerdì e sabato scorso) decisa dal governo dell’Ungheria. La decisione ha di fatto innescato un cambiamento nella cosiddetta “rotta balcanica”, cioè il percorso che i migranti avevano seguito finora partendo dalla Turchia per arrivare alla Germania e ad altri paesi dell’Europa settentrionale: adesso, invece che essere portati in treno o in autobus dalla Croazia all’Ungheria, i migranti vengono portati dalla Croazia alla Slovenia, e poi a nord fino principalmente in Germania.
La decisione ungherese era attesa da diverso tempo e i governi di Croazia e Slovenia si erano accordati per affrontare quello che sarebbe successo. «Cerchiamo di permettere un afflusso coordinato e gestibile per evitare di superare la capacità di alloggio che abbiamo in Slovenia. Per questo motivo non lasciamo entrare i migranti provenienti dalla Croazia senza prima essere sicuri di avere la capacità di ospitarli. Diamo la priorità alle categorie più vulnerabili», ha spiegato il portavoce della polizia slovena. Tra coloro che sono stati ammessi ci sono soprattutto bambini e donne, tra cui una donna incinta che è stata immediatamente portata in ospedale. La quota giornaliera per gli ingressi stabilita dalla Slovenia è stata fissata a 2.500, che è la metà di quanto chiesto dalla Croazia.