Jennifer Lawrence e gli stipendi delle attrici

Ha scritto un articolo sulle diseguaglianze di genere nei compensi, a Hollywood ma non solo, e sulle responsabilità delle donne che cercano di essere sempre accomodanti

Jennifer Lawrence alla prima di The Hunger Games: Mockingjay, a Los Angeles, 17 novembre 2014. 
(ROBYN BECK/AFP/Getty Images)
Jennifer Lawrence alla prima di The Hunger Games: Mockingjay, a Los Angeles, 17 novembre 2014. (ROBYN BECK/AFP/Getty Images)

L’attrice statunitense Jennifer Lawrence – che a soli 25 anni ha già vinto un Oscar come Miglior attrice protagonista e due Golden Globe, ed è la protagonista di una saga di enorme successo commerciale (Hunger Games) – ha scritto un testo per Lenny, la newsletter lanciata a settembre dalla scrittrice, sceneggiatrice e regista statunitense Lena Dunham. Nel saggio Lawrence parte dalla sua esperienza personale per criticare la diseguaglianza di stipendi e trattamento tra attori e attrici a Hollywood, e riflette più in generale sulle responsabilità delle donne nel mantenere questo meccanismo mostrandosi cortesi e accomodanti.

Lawrence si riferisce in particolare alla scoperta – dopo l’attacco informatico a Sony che ha reso pubblici centinaia di documenti e dati personali su attori e attrici che hanno lavorato per l’azienda – di essere stata pagata meno dei colleghi maschi per il film American Hustle, del 2013: il regista David O. Russell e gli attori Bradley Cooper, Christian Bale e Jeremy Renner guadagnarono il 9 per cento del ricavato del film, mentre Lawrence e l’altra protagonista femminile Amy Adams ricevettero solo il 7 per cento. Lawrence racconta di non essersi arrabbiata con Sony ma con se stessa: «Avevo fallito nel negoziare il mio compenso perché avevo rinunciato subito», non volendo perdere tempo a discutere per milioni di dollari, avendone già a sufficienza.

Lawrence si rende conto che è difficile per le persone normali immedesimarsi con lei, il suo lavoro e i suoi guadagni, ma spiega che la questione in realtà è trasversale perché dice di aver mollato subito la trattativa per il desiderio «di piacere», che «ha influenzato la mia decisione di chiudere l’accordo senza una vera lotta. Non volevo fare la “difficile” o sembrare “viziata”». Dopo aver visto quanto venivano pagati i suoi colleghi maschi, Lawrence si è resa conto che «decisamente nessuno di loro si era preoccupato di apparire “difficile” o “viziato”». Lawrence spiega che potrebbe essere un timore legato all’età o al suo carattere, ma che stando ai dati non è certo l’unica donna a dover affrontare questo problema: «Siamo condizionate dalla società a comportarci così? […] Potremmo avere ancora una tendenza a esprimere le nostre opinioni in modo da non “offendere” o “spaventare” gli uomini?». Lawrence racconta anche un episodio che le è successo qualche settimana fa: dopo aver espresso schiettamente il suo punto di vista a un uomo che lavorava per lei, lui le ha risposto cercando di calmarla, come se lei avesse esagerato. Lawrence però non aveva detto niente di offensivo o personale: «Tutto il giorno vedo e sento uomini che dicono assertivamente la loro, ma se io faccio lo stesso pensano che ho detto qualcosa di offensivo».

L’attrice aggiunge: «Ho chiuso con il modo “adorabile” di dire la mia per continuare a essere piacevole. Al diavolo. Non credo di aver mai lavorato con un uomo in una posizione di potere che perda tempo a individuare la migliore strategia per farsi ascoltare. Viene ascoltato e basta». E conclude richiamando un’altra conversazione venuta fuori dall’attacco informatico a Sony, in cui Angelina Jolie viene definita una “mocciosa viziata”: «per qualche ragione – scrive – non riesco a immaginare che qualcuno si riferisca a un uomo in quel modo».

Ultimamente molte attrici famose – Gwyneth Paltrow, Emma Watson, Meryl Streep e Emma Thompson, tra le altre – hanno criticato il maschilismo di Hollywood: l’inferiorità degli stipendi che ricevono rispetto ai colleghi maschi, la scarsità di parti disponibili una volta raggiunta una certa età e il fatto che nei film uomini cinquantenni abbiano spesso per compagne donne ventenni o poco più. Secondo la classifica di Forbes degli attori che dal primo giugno 2014 al primo giugno 2015 sono stati più pagati per i loro film, Jennifer Lawrence è al secondo posto: ha guadagnato 52 milioni di dollari, contro i 70 milioni di Robert Downey Jr., il più pagato al mondo.

Il cosiddetto gender pay gap – cioè la diseguaglianza nella retribuzione tra uomini e donne – è un problema non soltanto a Hollywood, ma nel mondo del lavoro in generale, negli Stati Uniti e nel resto del mondo, Italia compresa. Riguarda da un lato il fatto che gli uomini vengono pagati più delle donne a parità di mansione, dall’altro il fatto che le donne ricoprono mansioni più umili mentre gli uomini sono presenti in larga maggioranza nei consigli di amministrazione e nei posti di potere. Alcuni governi stanno cercando di risolvere il problema con delle leggi, per esempio introducendo sistemi di quote o obbligando le aziende a rendere pubblici gli stipendi dei dipendenti, come stanno cercando di fare in Germania e Regno Unito.