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  • Domenica 27 settembre 2015

E se in Catalogna vincono gli indipendentisti?

In teoria si potrebbe arrivare alla secessione dalla Spagna, in pratica pochi ci credono davvero: cosa potrebbe succedere e cosa se ne dice

Artur Mas a un seggio elettorale a Barcellona. (AP Photo/Emilio Morenatti)
Artur Mas a un seggio elettorale a Barcellona. (AP Photo/Emilio Morenatti)

Oggi in Catalogna, una comunità autonoma della Spagna, si vota alle elezioni legislative per rinnovare il Parlamento ed eleggere un nuovo presidente. Di fatto il voto sarà una specie di plebiscito tra la coalizione degli indipendentisti, che ha promesso la secessione dalla Spagna entro 18 mesi dalle elezioni, e quella dei cosiddetti “unionisti”, che invece si limita a chiedere maggiore autonomia dal governo centrale di Madrid. Secondo gli ultimi sondaggi, gli indipendentisti otterranno la maggioranza dei seggi in Parlamento ma non riusciranno a ottenere la maggioranza assoluta dei voti. In ogni caso la strada dell’indipendenza sembra molto complicata e in molti credono che alla fine sarà trovata una soluzione negoziata che eviterà una rottura dell’unità della Spagna.

Cos’è la Catalogna
La Catalogna è una regione autonoma – comunidad autónoma in spagnolo – che si trova nel nord est della Spagna al confine con la Francia. Ha come capitale Barcellona ed è una delle regioni più ricche del paese. È abitata da circa otto milioni di persone e produce un quinto della ricchezza di tutta la Spagna. Ha una fortissima identità culturale e storica e possiede una propria lingua riconosciuta ufficialmente. Da anni i leader politici catalani chiedono maggiore autonomia – alcune comunità autonome spagnole già oggi hanno un’autonomia piuttosto alta, molto superiore a quella delle regioni italiane, per esempio – e chiedono di poter trattenere una quantità maggiore delle tasse raccolte localmente.

Molti catalani accusano il governo centrale di Madrid – oggi controllato da Mariano Rajoy, esponente del Partito Popolare – di “derubare” la Catalogna della sua ricchezza. Negli ultimi anni di crisi economica, le richieste catalane di indipendenza e quelle di maggiore autonomia sono state respinte nettamente dal governo centrale di Madrid, le cui posizioni rispetto a questo tema si sono irrigidite. Più di recente il dibattito si è inasprito: i leader degli indipendentisti catalani, tra cui l’attuale presidente del governo Arturo Mas, hanno parlato di portare la Catalogna all’indipendenza nel giro di 18 mesi nel caso in cui il governo spagnolo non accolga le loro richieste di maggiore autonomia.

Quali sono i problemi
Il problema principale è che gli indipendentisti minacciano una secessione “unilaterale”, cioè senza accordi e senza negoziati con il governo centrale spagnolo. Se si dovesse arrivare all’indipendenza – una soluzione che al momento sembra comunque molto remota – i catalani si troverebbero ad affrontare diversi problemi. Ad esempio la Catalogna si troverebbe improvvisamente fuori dall’Unione Europea e fuori dall’area euro. Molti leader europei, che nei loro paesi devono affrontare simili movimenti indipendentisti, si sono schierati apertamente contro l’indipendenza della Catalogna ricordando i rischi di una secessione unilaterale.

L’uscita dall’euro sarebbe uno dei problemi principali per l’economia catalana e potrebbe portare a problemi simili a quelli che si sono visti in Grecia nei giorni del referendum dello scorso luglio. Il governo catalano sarebbe costretto a bloccare gli spostamenti di capitale e a mettere un limite alla possibilità di ritiro di denaro contante per evitare una corsa agli sportelli. È uno scenario che potrebbe mettere in seria difficoltà le due grandi banche spagnole che hanno sede in Catalogna, soprattutto se la BCE decidesse di privarle dell’accesso ai suoi fondi.

Un altro problema – molto meno importante per il benessere della gran parte dei catalani, ma di cui si parlerebbe comunque sulla stampa sportiva europea – è che la squadra di calcio di Barcellona non potrebbe più giocare nella Liga spagnola: diventerebbe infatti una squadra di un’altra nazione. Il regolamento della Liga prevede che possano partecipare al campionato soltanto squadre spagnole e fa una sola eccezione per quella del principato di Andorra.

Sarebbe una buona cosa per la Catalogna?
Secondo gli indipendentisti, i leader europei e il governo spagnolo stanno cercando di spaventare gli elettori catalani, descrivendo l’indipendenza come uno scenario quasi apocalittico per l’economia della regione. In realtà, sostengono loro, se la volontà dei catalani è quella di ottenere l’indipendenza sarà perfettamente possibile organizzare una secessione ordinata. Anche secondo il Wall Street Journal se ci fosse la volontà politica di permettere alla Catalogna di separarsi dalla Spagna, sarebbe perfettamente possibile organizzarla senza rischiare conseguenze simili a quelle di cui si è parlato per la Grecia.

I leader indipendentisti sostengono anche che la secessione porterà benefici a lungo termine, permettendo alla Catalogna di liberare risorse che al momento vengono redistribuite alle regioni meno sviluppate della Spagna. Non tutti gli economisti sono d’accordo su questo punto. Tyler Cowen, che da tempo segue la questione catalana, ha scritto sul suo blog che è non affatto certo che la Catalogna crescerà più in fretta se indipendente. Gli studi sui paesi della ex Jugoslavia, ha scritto Cowen, sembrano mostrare che nel migliore dei casi le regioni ricche che si rendono indipendenti mantengono il tasso di crescita che avevano prima dell’indipendenza.

Può succedere davvero?
Il dibattito politico spagnolo è diventato in questi ultimi mesi molto acceso e il tema dell’indipendenza della Catalogna è stato uno dei più discussi. Molti analisti sono comunque scettici sulle reali possibilità che la Catalogna ha di staccarsi dalla Spagna. Gli stessi catalani, mostra un sondaggio fatto di recente, non credono che l’indipendenza sia uno scenario che si realizzerà a breve: soltanto il 20 per cento di loro ha detto di credere che il processo in corso porterà alla secessione.

Montserrat Domínguez, direttrice dello Huffington Post in Spagna, è della stessa opinione. In un post ha scritto che «difficilmente» un’eventuale vittoria degli indipendentisti sarà il primo passo per l’indipendenza della Catalogna. Tra i motivi che indica c’è il fatto che per formare un governo gli indipendentisti saranno probabilmente costretti ad allearsi con alcune piccole formazioni di estrema sinistra favorevoli all’indipendenza ma ostili a Mas, il leader degli indipendentisti. Ci sono anche questioni democratiche: un governo che non ha ottenuto la maggioranza assoluta dei voti, ma solo quella dei seggi in Parlamento, è legittimato a decidere su un tema così importante come la secessione?

Secondo Domínguez il risultato più probabile delle elezioni è il dialogo. La Spagna ha ripreso a crescere rapidamente e il governo centrale oggi è molto più disposto a fare concessioni alla Catalogna rispetto a un paio di anni fa. Secondo Domínguez, la vittoria degli indipendentisti garantirà ai leader della Catalogna sufficiente capitale politico per negoziare una nuova e maggior autonomia dal governo centrale, ma è improbabile che lo stesso capitale sia sufficiente a raggiungere anche una vera e propria indipendenza.