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  • Domenica 23 agosto 2015

In Arabia Saudita le donne potranno votare

Dopo anni di discussioni e promesse, da ieri le donne possono registrarsi per partecipare alle elezioni comunali di dicembre

(AP Photo/Hassan Ammar, File)
(AP Photo/Hassan Ammar, File)

Da sabato 22 agosto, per la prima volta nella storia, le donne dell’Arabia Saudita hanno la possibilità di registrarsi per partecipare alle elezioni comunali – le uniche concesse nel paese – che si terranno a dicembre. Della misura si discute da anni: già nel 2011 il re Abdullah – morto nel gennaio 2015 – aveva promesso di estendere il voto alle donne. Da quest’anno le donne potranno anche candidarsi: secondo il sito saudita Arab News circa 70 donne si presenteranno a dicembre come candidate. L’Arabia Saudita – uno stato governato da una monarchia assoluta di stampo islamico – è uno dei più arretrati al mondo per quanto riguarda i diritti delle donne, che non possono viaggiare, lavorare o aprire un conto in banca senza il permesso di uomo. L’Arabia Saudita è anche l’unico paese al mondo dove alle donne è, di fatto, proibito guidare (anche se non c’è una legge che lo vieta esplicitamente).

Le prime due donne a iscriversi per votare sono state Jamal al Saadi e Safinaz Abu al Shamat; si sono registrate alla Mecca e a Medina, dove la registrazione ha aperto una settimana prima del resto del paese. «Per noi è come un sogno», ha detto al Saadi alla Saudi Gazette, uno dei pochi giornali in lingua inglese del paese.

Re Abdullah è stato considerato un re “riformatore” in molti campi anche se la sua azione è stata limitata dal difficile contesto saudita. Il paese è un regno governato in teoria in maniera assoluta dalla famiglia al Saud. In pratica la famiglia reale deve fare i conti con un potentissimo clero che controlla quasi tutte le scuole del paese e il sistema giudiziario, e che pratica una forma di Islam particolarmente severa e intollerante.

Proprio dal clero e dai settori più conservatori della società sono arrivate le principali critiche contro questa decisione. Le proteste sono state comunque molto ridotte rispetto a quanto ci si poteva immaginare. In passato Abdullah si era già scontrato piuttosto duramente contro i religiosi in altre occasioni. Nel 2009 Abdullah riuscì a fare aprire la prima università con classi miste del paese. Numerosi Ulema, i religiosi più importanti del paese, si opposero apertamente alla decisione, un gesto quasi senza precedenti (in Arabia Saudita è un reato criticare la famiglia reale). Abdullah costrinse alle dimissioni un importante capo religioso e da allora le proteste dei conservatori sono diminuite.

Anche se inespressa pubblicamente, l’opposizione a nuove riforme rimane forte tra i conservatori e anche tra alcuni dei numerosi membri della famiglia reale, che utilizzano il clero nei loro giochi di potere per assicurarsi un posto nella complicata successione al trono. La forza dei conservatori si è vista in particolare nel corso delle precedenti elezioni municipali, quelle del 2005 e del 2011, durante le quali alcuni candidati appoggiati dal clero sono riusciti a battere quelli appoggiati dalla famiglia reale.

Alcuni però ritengono che si tratti di battaglie di retroguardia che i conservatori sono destinati a perdere nei prossimi anni. Le donne saudite godono di poco diritti, ma sono tra le più istruite del Medio Oriente, con un tasso di alfabetizzazione superiore al 90 per cento. La maggior parte dei laureati che escono dalle università del paese sono donne e negli ultimi anni si sono moltiplicate le associazioni che si battono per ottenere maggiori diritti per le donne.

Secondo Fawzia Abu Khalid, un sociologo dell’università di Ryad intervistato da Al Jazeera, «diversi gruppi, tra cui anche i conservatori, hanno compreso che ormai il tempo in cui le loro voci erano le uniche ad essere rappresentate nella società è tramontato per sempre». Secondo l’ONG Amnesty International, invece, la decisione dell’Arabia Saudita di estendere il diritto di voto alle donne è un gesto da non celebrare, dato che era «atteso oramai da tempo» e che comunque rimane insufficiente vista la mancanza di tutela per moltissimi altri diritti delle donne saudite.