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  • Martedì 14 luglio 2015

I centri per i “pedofili virtuosi”

Un programma sanitario tedesco aiuta i pedofili che non vogliono molestare nessuno, senza denunciarli se lo hanno fatto in passato: e funziona, pare

In Germania negli ultimi anni sono stati aperti 11 centri del “Dunkelfeld Prevention Project”: un programma che aiuta i pedofili a non diventare dei criminali. La storia è stata raccontata per BBC da Damien McGuinness e inizia con una distinzione importante e delicata, quella tra pedofilo e molestatore. Tecnicamente la pedofilia è l’attrazione di un adulto verso un bambino: è un impulso che alcune persone provano a prescindere dalla loro volontà, senza poter decidere diversamente. Si parla invece di molestia quando l’attrazione si concretizza in abusi e violenze. Il Dunkelfeld Prevention Project aiuta i pedofili a evitare di diventare molestatori e non agire in conseguenza della loro attrazione per i bambini: serve per prevenire le violenze e aiutare i pedofili a vivere meglio e risolvere i loro problemi. Il programma è stato avviato con fondi privati ma ora rientra nelle prestazioni offerte dalla sanità pubblica del governo federale tedesco.

Accettare l’idea che sia giusto fare una distinzione tra pedofili e molestatori può sembrare faticoso, almeno all’inizio: siamo abituati a pensare che i pedofili siano sempre anche dei molestatori e per moltissimi è difficile separare le due idee e pensare alla pedofilia in sé solo come a un’attrazione sessuale. Per spiegare cosa significhi concretamente questa distinzione, Damien McGuinness ha parlato con Max Weber, un ragazzo di 30 anni che descrive come una persona normale – “potrebbe essere il tuo vicino, un tuo collega” – ma che è anche un pedofilo. Weber (il nome è uno pseudonimo) è attratto sessualmente da bambine di età compresa tra i 6 e gli 11 anni, ma non ha mai molestato una bambina ed è determinato a non farsi sopraffare dai suoi istinti. Per anni, ha spiegato, «quando vedevo una bambina cominciavo a spogliarla nella mia testa ed era disgustoso. Mi dicevo: “Basta, fermati”, ma non riuscivo a fermarmi. Provavo paura e disgusto».

Weber è una delle migliaia di persone attratte sessualmente dai bambini ma che riescono a tenere sotto controllo i loro impulsi sessuali (come tra l’altro fanno quotidianamente centinaia di milioni di altre persone, per attrazioni sessuali di altro genere). Queste persone sono chiamate a volte “pedofili virtuosi” e, spiega McGuinness, sono una porzione di popolazione molto più grande di quello che si potrebbe immaginare:

Secondo recenti ricerche una percentuale tra il 3 e il 5 per cento degli uomini – di tutti i ceti sociali – potrebbero essere attratti da bambini. Alcuni sono attratti solo da bambine, altri solo da bambini, alcuni da entrambi. Alcuni sono attratti anche da adulti.

I “pedofili virtuosi” come Weber sono sconosciuti alla polizia, dato che non hanno mai commesso reati. Spesso però non parlano con nessuno della loro attrazione, per paura di essere denunciati, emarginati o minacciati: da una parte sono determinati a non agire mai seguendo i loro impulsi sessuali, dall’altra parte sanno che parlarne apertamente li farebbe subito rientrare nello stereotipo del pedofilo-molestatore.

In un libro che ha pubblicato sull’argomento, Weber scrive: “Io non ho i capelli unti e gli occhiali a fondo di bottiglia. Non esiste il tipico pedofilo, come immagina la gente. Siamo tutti diversi e siamo persone completamente normali. L’unica cosa che abbiamo in comune è l’attrazione verso i bambini. Io sto imparando a controllare l’aspetto sessuale dei miei sentimenti”. Anche Thomas G. Plante, professore di psicologia a Stanford che si è occupato a lungo di molestie sessuali, sostiene: “Il diffuso stereotipo del pedofilo è particolarmente lontano dalla realtà. I pedofili sono di tutti i tipi, alcuni sono ricchi, altri poveri; alcuni molto colti, altri poco; alcuni sono persone molto socievoli e con cui è piacevole parlare, altri sono più chiusi e introversi”.

Weber ha raccontato il lungo processo con cui ha cercato di fare pace con la sua pedofilia, facendosi aiutare dalla terapia di gruppo del Dunkelfeld Prevention Project:

È stato molto doloroso entrare in contatto con un lato di me stesso che avevo nascosto per molto tempo e a cui non volevo pensare. È doloroso ammettere che sei un pedofilo. È stato come mettersi di fronte a uno specchio e dire “guarda che razza di mostro sei”, ma allo stesso tempo è stato anche utile e salutare dire “Va bene, sono un pedofilo, ma va bene così: non farò nulla di male”.

Nei centri del Dunkelfeld Prevention Project la terapia si basa sul lavoro di gruppo: di solito un incontro di tre ore ogni settimana per un anno. I partecipanti analizzano situazioni e comportamenti sessuali del passato in modo da evitarne altri nel futuro. Ci sono strategie di vita che possono aiutare a non incorrere in situazioni difficili – cercare di non restare mai da solo con un bambino, per esempio – ma ci sono anche convinzioni che bisogna raggiungere: per esempio che un rapporto sessuale con un bambino non è mai consensuale.

Oltre alle difficoltà che si possono avere nel considerare “accettabile” la pedofilia quando non diventa molestia, c’è un altro aspetto che rende il Dunkelfeld Prevention Project controverso: il fatto che sia aperto anche a pedofili che hanno commesso molestie nel passato, anche se non sono mai stati denunciati. Questo potrebbe far pensare che si vogliano aiutare i criminali e non le vittime delle violenze, ma come spiega Anna Konrad, una psicologa che segue il progetto in un centro di Berlino, lo scopo del progetto è prevenire nuove violenze sessuali. Il criterio è quello della riduzione del danno, che è già ispiratore di molte altre norme proficue e socialmente accettate (quelle sull’aborto, per esempio). Se qualcuno si presenta in uno dei centri tedeschi ammettendo di aver molestato un bambino o una bambina in passato ma di non volerlo più fare, il centro cercherà di aiutarlo.

L’obiettivo principale del progetto – dice Konrad – è proteggere i bambini dagli abusi. Se posso aiutare qualcuno a non farlo più, secondo me è abbastanza chiaro che lo debba fare.

Oltre alle politiche del progetto, poi c’è il fatto che tra medici e pazienti vige il segreto professionale e i medici non potrebbero denunciare un paziente che dovesse confessare di aver abusato di un bambino. Questo approccio, anche se controintuitivo, ha un vantaggio rispetto a modelli di intervento che, come nel caso del Regno Unito, prevedono la denuncia da perte del medico: aiuta a prevenire future violenze e aiuta molte persone che non hanno mai commesso violenze a trovare il coraggio di uscire allo scoperto e apprendere come non diventare mai un molestatore.

Il Dunkelfeld Prevention Project è stato avviato nel 2005 e da allora più di 5.000 persone si sono messe in contatto per ricevere aiuto. Al momento circa 430 uomini hanno completato il programma e secondo i responsabili la terapia sta funzionando: ai partecipanti viene chiesto di compilare un questionario all’inizio e alla fine del programma, e le differenze tra le risposte vengono usate per valutare il successo del lavoro. Per promuovere il progetto, dal 2013 è iniziata anche una campagna pubblicitaria nazionale con alcuni spot televisivi. Il claim di uno di questi è qualcosa come: “Nessuno è colpevole per le sue preferenze sessuali, ma tutti sono responsabili per le loro azioni”.

Un altro invece dice: “Ti piacciono i bambini più di quanto vorresti? Puoi cercare aiuto”.