• Giovedì 25 giugno 2015

I conti della Sampdoria sono messi molto male?

La Gazzetta dello Sport dice che la società ha "perdite rilevanti" e il nuovo proprietario Massimo Ferrero non ha ancora investito dei soldi

Massimo Ferrero. (Pier Marco Tacca/Getty Images)
Massimo Ferrero. (Pier Marco Tacca/Getty Images)

Aggiornamento delle 21: la Sampdoria ha diffuso un comunicato in cui spiega che il presidente Massimo Ferrero «conferma l’assoluta solidità economico-patrimoniale della società». Nel comunicato si legge anche che ogni informazione contraria costituisce mera illazione finalizzata a destabilizzare l’ambiente e i tifosi: è ora di farla finita con notizie infondate, inveritiere e tendenziose, che minano la credibilità del nostro calcio».

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Marco Iaria ha scritto sulla Gazzetta dello Sport un articolo lungo e informato sulla situazione economica della squadra di calcio della Sampdoria, che un anno fa ha cambiato proprietà: il suo attuale proprietario e presidente è Massimo Ferrero, 64 anni, produttore cinematografico romano molto colorito e sopra le righe, cosa che lo ha fatto diventare in breve tempo un personaggio molto popolare nel calcio italiano. Ferrero è proprietario di 60 sale cinematografiche, tra cui il cinema Adriano a Roma; è anche stato proprietario di Livingston Energy Flight, una compagnia di aerei charter che faceva capo all’agenzia “Viaggi del Ventaglio”, società fondata nel 1987 e quotata in borsa nel 2001, ma fallita nel 2010 in seguito a una grave crisi finanziaria. Ferrero fu poi condannato in primo grado, dopo aver patteggiato, per bancarotta fraudolenta.

Ferrero ha comprato la Sampdoria dalla famiglia Garrone senza spendere un euro, scrive Iaria, e finora ha gestito la squadra senza immettere risorse – solo un prestito da tre milioni euro – e sfruttando quelle lasciate dalla precedente gestione: se non fosse che ora quei soldi stanno finendo, i conti sono in rosso e la squadra si sta preparando a vendere i suoi migliori calciatori.

Quanti soldi ha messo Massimo Ferrero nella Sampdoria? Tre milioni, per giunta sotto forma di prestito. Quanti soldi metterà? Boh… La cessione del club blucerchiato, giusto un anno fa, da Edoardo Garrone all’attuale presidente aveva destato perplessità. Ora i dubbi aumentano leggendo il bilancio al 31 dicembre 2014 della Sampdoria, che riporta gli effetti del passaggio azionario e copre i primi sei mesi di gestione Ferrero.

TESORETTO
Un bilancio di lacrime e sangue: 24,6 milioni di perdita, interamente ripianati con i versamenti effettuati dai vecchi soci, in uno slancio di generosità, poco prima di mollare il timone. Il guaio è che quel tesoretto si sta prosciugando, o si è già prosciugato del tutto, e Ferrero pare non avere alcun intenzione di perpetuare il mecenatismo genovese dei predecessori, nonostante la Sampdoria abbia ancora bisogno del sostegno degli azionisti, come ricorda lo stesso collegio sindacale («Riteniamo opportuno segnalare che la capacità di far regolarmente fronte ai propri impegni non può prescindere da tale apporto»). Anzi, c’è un passaggio nella relazione sulla gestione che induce a credere che il patron blucerchiato si sia ancora rivolto allo zio d’America, alias Edoardo Garrone. A proposito dell’esercizio in corso, previsto anch’esso in rosso, «Sport Spettacolo Holding srl (la nuova denominazione della controllante della Sampdoria, ndr) ha manifestato la propria disponibilità, e in parte ha già effettuato, ulteriori versamenti attraverso apporti diretti o attraverso il riconoscimento dell’indennizzo dovuto in conseguenza del reclamo ai sensi dell’articolo 5.3 del contratto di acquisizione delle partecipazioni in Sampdoria Holding e Uc Sampdoria». Il contratto è top secret. Si può dedurre che Ferrero voglia rivalersi su Garrone, appellandosi a una qualche clausola che gli concederebbe un “indennizzo”. Probabilmente tutto è legato alle perdite rilevanti del conto economico della Sampdoria: mi hai consegnato un’azienda in deficit? E allora dammi altri soldi. Se fosse davvero così, sarebbe senz’altro una bella pretesa, quella di Ferrero. Qui vale la pena raccontare la storia dall’inizio.

(continua a leggere sulla Gazzetta dello Sport)