Una vita da Clint Eastwood

Ha iniziato facendo il cowboy e poi ha dimostrato di sapere fare un sacco di altre cose: ed è il suo compleanno

Clint Eastwood alla prima mondiale del film "J. Edgar" all'AFI FEST 2011 a Hollywood, in California, il 3 novembre 2011. (ROBYN BECK/AFP/Getty Images)
Clint Eastwood alla prima mondiale del film "J. Edgar" all'AFI FEST 2011 a Hollywood, in California, il 3 novembre 2011. (ROBYN BECK/AFP/Getty Images)

Clint Eastwood è nato il 31 maggio 1930 a San Francisco, in California. Suo padre passava da un lavoro all’altro per via della Grande Depressione, e la sua famiglia si spostò molto quando lui era ancora un bambino. Da ragazzo Eastwood iniziò ad ascoltare i dischi jazz della madre Ruth, assimilando dai grandi jazzisti di quel periodo – tipo Charlie Parker e Chet Baker – la sua “nozione di cool”, come spiegherà poi. Finite le scuole superiori riuscì ad evitare di andare a combattere in Corea, perché diventò istruttore di nuoto dell’esercito a Fort Ord, vicino a Carmel-by-Sea, città in cui da lì in poi passerà gran parte della sua vita (e di cui diventò perfino sindaco, nel 1986). Verso la metà degli anni Cinquanta iniziò a prendere lezioni di recitazione, e a fare qualche piccola parte in film minori: nel 1958 recitò nella serie televisiva western Rawhide, e cominciò a farsi notare come uno bravo con i cappelli da cowboy e le Colt in mano. Nel 1964 Sergio Leone, che allora era un regista italiano non ancora molto conosciuto e ossessionato con gli Stati Uniti, lo volle per fare la parte di un pistolero in un remake di un film di Kurosawa ambientato in New Mexico e intitolato Per un pugno di dollari: nei tre anni successivi Leone ed Eastwood girarono insieme i tre film della Trilogia del dollaro, che resero entrambi famosissimi.

C’è chi dice che il momento esatto in cui Eastwood è diventato un mito sia la scena più famosa di Ispettore Callaghan: il caso “Scorpio” è tuo!!, quando dopo una sparatoria Eastwood punta la pistola – forse scarica – contro un ladro che sta cercando di afferrarne una a sua volta, e gli dice: «Fatti bene i conti: ti conviene rischiare?». Ma a scommettere che Eastwood potesse essere anche molto altro, oltre che uno degli attori più affascinanti e carismatici in circolazione, non erano in molti. Eastwood iniziò invece a dirigere film, e iniziarono anche a venirgli bene. Il suo primo grande film da regista fu Bird, del 1988, sulla vita di Charlie Parker, che lo aveva ispirato da ragazzo; con Gli Spietati, nel 1992, vinse poi due Oscar, per il miglior film e per la miglior regia (oltre a quello di Gene Hackman e a quello per il montaggio). E una decina di anni dopo li vinse di nuovo per Milion Dollar Baby: e in mezzo si è anche divertito un po’, dirigendo Space Cowboys, in cui lui e altri tre vecchietti – Tommy Lee Jones, Donald Sutherland e James Garner – vanno nello spazio a salvare gli Stati Uniti dai missili nucleari dei russi.

Altri film che hanno fatto di Eastwood uno dei registi contemporanei più famosi e apprezzati sono ad esempio Mystic RiverGran Torino. Ai film più pubblicizzati Eastwood ha alternato uscite più discrete, ma che spesso hanno ricevuto maggiori attenzioni dalla critica: in Flags of Our Fathers e in Letters from Iwo Jima ha raccontato la battaglia di Iwo Jima dal punto di vista degli americani e dei giapponesi, mentre ha girato anche due classici biopic hollywoodiani, InvictusJ. Edgar, su Nelson Mandela e Edgar Hoover. E poi c’è l’altra questione che fa periodicamente parlare di Eastwood: il fatto che ha sostenuto pubblicamente molti presidenti e politici repubblicani, da Nixon a McCain, per arrivare a Mitt Romney e all’episodio della sedia vuota alla convention del Partito Repubblicano del 2012.