La versione di Gianluca Neri sulla storia delle foto dei vip
L'autore di Macchianera spiega come andarono le cose dopo il rinvio a giudizio per violazione della privacy con Guia Soncini e Selvaggia Lucarelli
I giornalisti Selvaggia Lucarelli e Guia Soncini e il blogger Gianluca Neri (autore di Macchianera, già fondatore di Clarence) sono stati rinviati a giudizio dalla procura di Milano per i reati, a vario titolo, di concorso in intercettazione abusiva, detenzione e diffusione di codici di accesso (non contestato a Lucarelli), accesso abusivo a sistema informatico e violazione della privacy. Il processo inizierà il prossimo 19 giugno ed è legato, tra le altre cose, alla tentata diffusione di alcune fotografie nel 2011 di una festa privata di compleanno di Elisabetta Canalis a Villa Oleandro, la residenza di George Clooney sul lago di Como. Secondo la procura venne tentata la vendita di quelle foto a un settimanale e furono utilizzati sistemi per rubare le password degli account di posta elettronica di diversi altri personaggi famosi. Lucarelli ha scritto su Facebook di non avere mai violato un account di posta e di essersi “vista recapitare le foto di compleanno”, aggiungendo inoltre che “dalle carte risulta in verità” che la tentata vendita fu ammessa da una persona e dal giornale “che ha trattato con lui, non capisco come mai questa persona sia stata poi estromessa dall’indagine”. Sul suo blog, Gianluca Neri ha raccontato come andarono le cose il giorno della perquisizione a casa sua da parte della polizia, e per tutelarsi ha deciso di usare nomi di fantasia per raccontare i fatti.
Era una mattina di dicembre qualunque di un anno qualunque (credo il 2011) ma me la ricordo per due motivi: il primo che è era l’ultimo giorno lavorativo prima del ponte di Sant’Ambrogio. Il secondo è che avevo nuovamente trascorso la notte in piedi a causa dell’insonnia e stavo trascorrendo il tempo che mi separava dalla prima agognata botta di sonno guardando un telefilm orrendo (qui c’è la confessione più imbarazzante di questo pezzo: si trattava di “Heart of Dixie”; eh, lo so, lo so, me ne vergogno abbastanza già da solo).
Alle 7:01 in punto qualcuno suona al campanello della porta di casa. Che è strano. Non solo per le sette del mattino, ma soprattutto per il fatto che, per arrivare alla porta bisogna superare un cancello e una porta a vetri che non si aprono se non citofonando. Ma vabbé. Mi accosto alla porta e chiedo chi è, e la risposta non è di quelle che ti aspetti a meno che, appunto, tu non sia un personaggio di un telefilm. La voce dietro la porta dice: “Polizia, signor Bianchi, deve farci entrare”. Non hanno sbagliato nome. Sono io, il signor Bianchi, Gianmaria Bianchi: cercano proprio me.
Quindi apro. E quindi mi trovo davanti tre agenti in borghese capitanati da un signore brizzolato dai modi piuttosto gentili, che devo ringraziare per aver compreso subito che in quella casa abitava una famiglia e, nella fattispecie, anche un neonato addormentato nella sua cameretta, e cercato di fare quel che doveva in un modo abbastanza discreto.
La prima cosa che mi disse fu:
– Lei è un fotografo.
– No.
– Lei non è un fotografo?
– No, non sono un fotografo.
– Io devo sequestrarle le macchine fotografiche e i teleobiettivi.
– Guardi: Gianmaria Bianchi sono effettivamente io, ma deve esserci un errore, perché io non sono un fotografo.
– Noi però cerchiamo un fotografo.
– Eh.
– Lei ha delle macchine fotografiche?
– Sì, ho questa piccola digitale che utilizziamo in famiglia e questa giocattolo, ma che fa foto per davvero, per il bambino.
– Gliele devo sequestrare.
– Eh, va bene.
– …
– …
– Senta: inutile che ci giriamo intorno: noi stiamo cercando delle foto. Delle foto dell’attore Giorgio Clone a villa… villa… Gelsomina, sul lago di Como.
– Uhm, ho capito. Sì, sono lì, su quel computer, in una cartella di un programma chiamato Dropbox.
– Me le faccia vedere.E qui la storia deve fermarsi un attimo. Perché ce le ho, quelle foto? Lo dico subito agli agenti e lo ripeterò successivamente in questura: parecchi mesi prima le trovai in un file zip condiviso da qualcuno su 4chan, in un periodo in cui era un pullulare di frequentatori del sito che condividevano e-mail, documenti e foto di svariate personalità hollywoodiane che avevano in qualche modo hackerato. Nella fattispecie, il link su cui io avevo cliccato faceva parte di uno stralcio di una e-mail che la showgirl Fernanda Sorgente aveva inviato alle proprie amiche allegando una larga quantità di foto scattate appunto presso la villa Gelsomina in occasione del compleanno della sua amica e collega Emanuela Banalis in compagnia del suo fidanzato nonché padrone della villa, il famoso attore Giorgio Clone.