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  • Sabato 23 maggio 2015

Il voto in Spagna

In 13 comunità autonome e in più di ottomila comuni, compresi Madrid e Barcellona: i seggi hanno chiuso alle 20

(David Ramos/Getty Images)
(David Ramos/Getty Images)

Domenica 24 maggio si tengono in Spagna le elezioni regionali in 13 delle 17 comunità autonome del paese e le amministrative in più di ottomila comuni. Le comunità autonome in cui si vota sono tutte eccetto Galizia, Paesi Baschi, Andalusia e Catalogna; tra le città ci sono anche Madrid, Barcellona, Valencia e Siviglia: possono votare 36 milioni di spagnoli. Il 2015 è stato e sarà per la Spagna un anno molto intenso per la politica: lo scorso marzo si erano svolte le regionali in Andalusia vinte dal Partito Socialista (PSOE), che però non aveva ottenuto la maggioranza (e non si è ancora formato un governo); il prossimo novembre si voterà invece per le elezioni politiche e molto probabilmente a settembre si voterà in Cata­lo­gna. A capo del governo c’è oggi Mariano Rajoy, conservatore, del Partito Popolare in carica dalla fine del 2011.

Comunque andrà, una cosa è certa
Da diversi mesi i sondaggi a livello nazionale ma anche locale e i dibattiti interni raccontano che, chiunque vincerà, alla fine dell’anno si avrà nel paese una situazione diversa dal bipartitismo che ha dominato la politica spagnola negli ultimi anni.

Il quotidiano spagnolo El País scrive che l’esito delle elezioni regionali e comunali di domenica prossima «è più incerto che mai» e che le intenzioni di voto mostrano «un’instabilità senza precedenti». E questo per l’affermazione di nuovi formazioni: Podemos di Pablo Iglesias e Ciudadanos di Albert Rivera, partito nato in Catalogna nel 2006 con l’appoggio di alcuni intellettuali e importanti professionisti che non si dichiara né di destra né di sinistra, ma post-nazionalista e progressista. I sondaggi riflettono principalmente tre cose: il grande trasferimento dei consensi tra le varie forze politiche in pochissimo tempo; un’alta percentuale di elettori indecisi (va dal 30 al 45 per cento a seconda delle 13 comunità autonome in cui si voterà); una grande facilità nel variare le proprie intenzioni di voto. La campagna elettorale di queste ultime ore, dicono gli esperti, è determinante come non lo è mai stata finora.

indecisi spagna

I due partiti maggiori (Partito socialista spagnolo, PSOE, e il Partito Popolare, PP) si stanno concentrando negli appelli al cosiddetto “voto utile”, sottolineando i rischi che ci sarebbero nel dare fiducia a formazioni di cui non si conoscono nella pratica né politiche né candidati. Entrambi sono però consapevoli che dopo il 24 maggio sarà necessario negoziare per potersi garantire una maggioranza solida e che le trattative potrebbero essere molto complicate. Finora, e con pochissime eccezioni come la Catalogna, nei Parlamenti delle varie comunità autonome entravano due o al massimo tre partiti. Questa situazione, dicono gli analisti, non si ripeterà e ne sono un esempio le elezioni in Andalusia dello scorso marzo, dove il PSOE ha vinto senza maggioranza assoluta e non è ancora riuscito a formare un governo. Questo modello è desti­nato a ripro­porsi nella mag­gior parte delle comu­nità, oggi quasi tutte in mano al PP.

Il Partito Popolare potrebbe ottenere una maggioranza assoluta a Madrid (comunità), nella Castiglia e Leon e nella Castilla-La Man­cia. Per il PSOE ottenere la sicura governabilità da qualche parte potrebbe essere più complicato. Per ora né Podemos né Ciudadanos hanno parlato di possibili alleanze future, ma gli analisti ritengono molto più probabile un compromesso tra Ciudadanos e PP piuttosto che un’allaenza di Podemos con il PSOE.

I sondaggi a livello nazionale
Un’inchiesta pubblicata in aprile dal Centro di Ricerche sociologiche (CIS) mostra che in caso di elezioni generali il Partito Popolare di Rajoy otterrebbe il 25,6 per cento e il Partito Socialista il 24,3. Insieme otterrebbero poco meno del 50 per cento dei voti a livello nazio­nale. Podemos, che si era classificato al secondo posto nella precedente indagine del CIS, ha perso dei punti arrivando al 16,5 per cento. Al quarto posto c’è Ciudadanos; Izquierda Unida otter­rebbe, secondo i dati più ottimisti, al mas­simo il quinto posto con il 5 per cento circa.

Spagna elezioni 2

Altri sondaggi, se confermano che la distanza tra PP e PSOE è di circa un punto percentuale a livello nazionale, mostrano che Podemos e Ciudadanos – entrambi molto critici nei confronti dei due principali partiti spagnoli – hanno accorciato le distanze e che insieme raggiungerebbero comunque circa il 30 per cento dei voti a livello nazionale. Un’indagine condotta dall’istituto MyWord mostra addirittura un sorpasso di Ciudadanos su Podemos che risulterebbe quindi la quarta formazione politica del paese.

Al di là dei numeri (che, come confermato, mostrano una grande mobilità nelle intenzioni di voto) i giornali spagnoli parlano di una generale perdita di consensi da parte di Podemos, anche a causa delle dimissioni di Juan Carlos Monedero, uno dei fondatori del partito, in polemica con la scelta di Pablo Iglesias di rivolgersi anche a un elettorato più moderato. Questa perdita di consensi potrebbe ripercuotersi anche a livello regionale e locale.

Madrid e Barcellona
In diversi comuni Ciudadanos si è presentato con le proprie liste, mentre Podemos ha preferito allearsi con varie formazioni locali come a Madrid e a Barcellona. Anche qui, come a livello regionale, la situazione è molto incerta.

A Madrid l’ex pre­si­dente della comu­nità Espe­ranza Aguirre, nominata direttamente da Rajoy del PP (che governa in mag­gio­ranza asso­luta da ventiquattro anni), nelle ultime due settimane ha perso più di dieci punti percentuali e ora l’ex giu­dice Manuela Car­mena, della lista Ahora Madrid appoggiata da Podemos, è a meno di due punti di distanza. Un recente sondaggio di Metroscopia mostra Esperanza Aguirre (prima donna a diventare presidente del Senato e già ministro nel governo Aznar) raccoglierebbe il 29,7 per cento dei voti ottenendo 19 seggi, mentre Manuela Carmena raccoglierebbe il 27,8 ottenendo 17 seggi. Nella rapida perdita di consensi di Aguirre avrebbe contato, secondo diversi analisti, una campagna elettorale poco incisiva.

Madrid

Secondo i sondaggi, a Barcellona il sindaco uscente nazionalista catalano Xavier Trias (che quattro anni fa vinse contro i socialisti) verrebbe battuto dalla formazione “Barcelona en Comu” di Ada Colau, appoggiata da vari movimenti e formazioni politiche di sinistra, compreso Podemos. Ada Colau è un’attivista della «Piat­ta­forma vit­time del mutuo» (PAH, in spa­gnolo), nata dal movimento degli Indignados, diven­tata famosa per la sua battaglia in difesa di una legge di ini­zia­tiva popo­lare per facilitare l’estinzione dei debiti dei cittadini colpiti dalla crisi economica. Il Partito Popolare, a Barcellona, ha da sempre un ruolo marginale.

Barcellona