Chiedi chi era Orson Welles

Sapeva di cinema come pochi ed era un genio (insopportabile): cinque modi per capirlo

di Luca Sofri

Quando avevo venticinque anni, circa, mi appassionai molto per un periodo alle cose del cinema: cioè, non solo a guardarlo, come tutti, ma a cercare proprio di capirlo. Leggevo riviste come Cineforum, seguivo assiduamente la programmazione di un piccolo e delizioso cineclub di Pisa, andavo al pomeriggio, leggevo i libri di montaggio e regia, guardavo ogni vecchio film segnalato come capolavoro dai critici più importanti: a volte capivo perché, a volte no, ma facevo finta di sì. Prendevo appunti.

A un certo punto, arrivai al capitolo Orson Welles. Il problema, con Orson Welles, è che tutti quelli “dentro” il cinema ne parlavano come il più grande di tutti, mentre tutti quelli che si limitavano ad andare al cinema – come me fino ad allora – non ne sapevano praticamente niente. Qualcuno citava Quarto potere, ma mica si capiva benissimo dove fosse il punto: l’avevo visto, in effetti, anni prima, e c’erano parecchi misteri o cose di quelle che ti facevano sentire scemo, non capendole. Per il resto, nessuno che conoscessi mi sapeva dire il titolo di un altro film di Orson Welles.

Oggi quella cosa lì, mi pare, è moltiplicata per dieci: quasi tutti quelli che hanno l’età che avevo io allora, di Orson Welles sanno che fece credere alla radio che fossero arrivati i marziani e che ha fatto Quarto potere, che di solito non hanno visto. Sanno com’era fatto, perché era una figura memorabile e molto riprodotta, fisicamente.
E allora ho provato a ricostruire, anche se ognuno ha i suoi approcci e i suoi gusti, col cinema: io come ho fatto, allora, a capire quanto era grande Orson Welles?

1. L’ho visto nel Terzo Uomo. È un film di Carol Reed del 1949, che vinse a Cannes, ed ebbe un Oscar per la fotografia in bianco e nero. Film di grande bellezza estetica e andamento ipnotico, che racconta un mistero a Vienna occupata dagli alleati. Con un cast notevolissimo, e Orson Welles (che collaborò alla scrittura di alcuni dialoghi, tra cui quello leggendario sulla Svizzera, l’Italia e gli orologi a cucù) che compare tardissimo, pur essendo stato nel film dall’inizio. Lo spiega il grande critico Roger Ebert:

[Il personaggio principale Harry Lime] permette a Orson Welles di fare il più famoso ingresso nella storia dei film, e uno dei più famosi monologhi. Quando arriva infine il momento della sua comparsa ci siamo quasi dimenticati che nel film ci sia Welles. La sequenza è indimenticabile: il miagolio del gatto sulla soglia, le grosse scarpe, la sfida di Holly, la luce nella finestra, e poi l’inquadratura che stringe sul volto di Lime, enigmatico e ammiccante, come se due compagni di scuola fossero stati beccati a fare uno scherzo.

2. Ho letto un libro che è diventato difficile da trovare (dovete cercarlo usato, o leggerlo in inglese). È una lunga intervista del regista Peter Bogdanovich a Welles (una delle cose migliori che ho mai letto sul cinema, insieme all’intervista di Truffaut a Hitchcock: registi che parlano tra loro). Non è solo una conversazione di rara brillantezza e intelligenza – non soltanto sui temi del cinema – ma è un gran modo per rendersi conto di come quello che vediamo da spettatori sia costruito, pensato, scelto. Di qua, sembra tutto facile.

3. Ho rivisto Quarto Potere dopo averne letto, aver capito cose che non avevo saputo intuire, e averlo già visto una volta. Rosebud.

4. Ho guardato tutti i film di Orson Welles. E lo so che i tempi sono cambiati, e siamo cambiati noi, ma quella cosa lì di infilarsi da fanatici esaltati in una sola cosa per giorni, volendo vedere tutto, volendo sapere tutto, volendo capire tutto, è ancora straordinariamente emozionante, forse proprio perchè non lo facciamo quasi più: si tratti di Orson Welles o di altro.

5. E su tutto, ho guardato la scena iniziale dell’Infernale Quinlan, film fantastico per il personaggio in cui si mette Orson Welles e per alcune sue battute, e che comincia con un piano sequenza tra i più famosi della storia del cinema, che dopo capirete perché la trovata di Birdman venisse da lontano (non metto i video qui, li linko e basta, così vi tenete la possibilità di vedere il film intero, hai visto mai).

Poi può darsi che le cose siano troppo cambiate. Orson Welles era nato oggi cento anni fa: chissà cosa ne penserei se lo vedessi oggi per la prima volta. Era anche insopportabile, prepotente, squinternato, e intelligentissimo. L’ultima, è una cosa che rimane: spero che troviate il libro.