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  • Lunedì 16 marzo 2015

Gareth Bale, venuto dal futuro

Daniele Manusia racconta – in un articolo lungo e interattivo – perché il più costoso calciatore al mondo è «l'avanguardia del calcio», un nuovo tipo di super-giocatore a cui non siamo ancora abituati

Gareth Bale si riscalda prima di una partita di qualificazione dei Mondiali fra Galles e Serbia, 10 settembre 2013 (AP Photo/Matt Dunham)
Gareth Bale si riscalda prima di una partita di qualificazione dei Mondiali fra Galles e Serbia, 10 settembre 2013 (AP Photo/Matt Dunham)

Daniele Manusia ha pubblicato sulla rivista online Ultimo Uomo un articolo lungo e interattivo sul 25enne calciatore gallese Gareth Bale, fortissimo attaccante esterno del Real Madrid, comprato nel 2013 del Real Madrid per circa 100 milioni di euro (è tuttora il giocatore più costoso della storia). Attorno alla storia di Bale Ultimo Uomo ci ha costruito sopra un articolo che mette insieme due grandi tendenze recenti del giornalismo statunitense, la pubblicazione di articoli molto lunghi (il cosiddetto long-form journalism) e quella dei reportage interattivi: lo aveva già fatto in occasione di un lungo articolo su Luis Suárez scritto da Fabrizio Gabrielli.

Manusia scrive che Bale è «l’avanguardia del calcio»: è fisicamente molto più forte dei suoi avversari, ha un ottimo piede sinistro ed è anche tatticamente molto intelligente. Ha iniziato la carriera da terzino e negli anni si è spostato sempre più in avanti, segnando sempre moltissimi gol (già 16 solo in questa stagione, per esempio). Sta trascinando praticamente da solo la sua piccola nazionale, dalla scarsa tradizione calcistica, a giocare per la prima volta una fase finale degli Europei: e però all’ultima edizione del Pallone d’Oro è arrivato solamente dodicesimo. Secondo Manusia, «come pubblico in questo momento siamo in ritardo rispetto all’avanguardia del calcio»: nel senso che ancora «non è chiaro in che senso Bale sia un campione». Ma lo è.

Vedere al di là dell’enorme, esagerata, assurda, superiorità atletica di Gareth Bale è difficile. Il suo dono lo mette su un piano separato rispetto agli altri calciatori. Esempio: marzo 2014. Un’amichevole irrilevante tra Galles e Islanda. Oltre a resistere a raddoppi e triplicazioni di marcatura, a cambiare direzione in corsa senza effettivamente rallentare, a muoversi in spazi stretti con il doppio dell’agilità di giocatori grandi la metà di lui, Bale fa l’assist per il primo gol (con una punizione da quaranta metri), causa il secondo (calciando fortissimo contro un difensore sulla linea di porta che rimbalza via come uno stuntman nella scena di un’esplosione) e segna il terzo gol in perfetto “stile Bale”. Allungandosi la palla sulla fascia, cioè, restando in piedi quando un avversario disperato ha tentato di placcarlo riuscendo solo a deviarlo fuori dal campo, infine calciando con forza e precisione sul secondo palo quando in area gli si parano davanti tre avversari (con un quarto poco dietro).

Ashley Williams, capitano del Galles, che giocando nello Swansea ha affrontato tutti i campioni della Premier League di oggi, al termine di quella partita ha detto di non aver mai visto cose del genere in tutta la sua carriera: Bale, ha spiegato, ormai è un super uomo. Ma Williams per descriverlo usa pure l’immagine opposta: il suo compagno più famoso quando gioca sembra un bambino al parco, perché gli riescono facili cose impossibili agli altri; ma più che altro i bambini al parco sembrano gli avversari di Bale, tanto più normali e lenti di lui.Se si ascolta il commentatore del video della partita finito su YouTube, a un certo punto, su uno dei pochi palloni persi da Bale, lo si sente dire, quasi con sollievo: “Anche lui è umano”.

Guardando video tipo questo si può provare la strana sensazione che si tratti di un’ingiustizia. Ci dovrebbe essere un campionato, una Lega a parte, per quelli come lui. Questo è quello che viene da pensare guardando i migliori gol o gli highlights individuali delle migliori partite.

In parte è un problema che chiama in causa la fruizione contemporanea del calcio su YouTube, sempre un po’ falsa se non altro perché restano tagliati fuori gli aspetti più noiosi dei calciatori. Privato di quei momenti in cui palleggia nello stretto con un’abilità che acquisita nel tempo, della sua seconda natura da centrocampista, di quei momenti in cui non sa a chi passare la palla e magari taglia il campo con un lancio che cade nel nulla, ridotto esclusivamente ai suoi momenti migliori, Gareth Bale è letteralmente spaventoso. Al confronto di alcune singole giocate di Bale anche l’aura di Cristiano Ronaldo striminzisce un po’.

Ma è anche un problema che riguarda l’evoluzione del calcio degli ultimi vent’anni e l’idea, a metà tra il luogo comune e il problema vero, che nel selezionare i giocatori si stia privilegiando la parte atletica rispetto a quella tecnica. Bale è diventato immediatamente il simbolo di un calcio non a misura d’uomo, con un rapporto tra muscoli, elasticità e velocità che fa paura. Micah Richards, che al Manchester City ha giocato contro Bale sulla stessa fascia, descrive così la sua esperienza: “Mi faceva sentire piccolo piccolo. Mi ha fatto a pezzi”. Noi ci sentiamo allo stesso modo guardandolo.

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