È facile “plagiare” una canzone, nel 2015

La causa legale in corso su "Blurred Lines" è esemplare dei rischi che corre chi fa musica nell'era di YouTube e Spotify, scrive il critico musicale del Los Angeles Times

Si sta concludendo il processo per plagio nei confronti dei musicisti Robin Thicke, Pharrell Williams e T.I. (Clifford Harris Jr.) riguardo Blurred Lines, una della canzoni di più successo nel 2013. Thicke, Williams e Harris sono stati citati in giudizio dai familiari del noto musicista soul Marvin Gaye, morto nel 1984: secondo loro la canzone ha la stessa linea melodica di Got to Give It Up, pubblicata da Gaye nel marzo del 1977 come singolo del disco Live at the London PalladiumIl verdetto è atteso per martedì 10 febbraio: se la giuria deciderà che Blurred Lines è effettivamente un plagio il risarcimento potrebbe aggirarsi intorno all’equivalente di 36 milioni di euro. Il caso ha generato un nuovo dibattito sul confine sottile che esiste fra plagio e ispirazione: secondo un lungo articolo del critico musicale del Los Angeles Times Randall Roberts una zona grigia c’è sempre stata. Il guaio è che a causa degli sconfinati archivi oggi disponibili online, sempre più artisti con poche idee prendono spunto da pezzi famosi e ci improvvisano sopra, rischiando quindi un numero maggiore di accuse di plagio.

Nei giorni scorsi Pharrell Williams, durante il processo, ha cercato di fare qualche distinguo: ha spiegato per esempio alla giuria la differenza tra atmosfere “emotive” e plagio, dicendo inoltre che per Blurred Lines si è ispirato ai suoni dei tardi anni Settanta: i familiari di Gaye, dice, non possono vantare diritti su un intero genere. I suoi avvocati difensori hanno invece mostrato come gli spartiti delle due canzoni siano in realtà molto diversi, anche se le melodie suonano praticamente identiche.

Del caso di Thicke si parla comunque da mesi: lui stesso si era accreditato come autore della canzone e aveva peraltro più volte sostenuto di essersi ispirato a Gaye. Successivamente, in un’intervista con GQ ammise invece a proposito della genesi della canzone: «io e Pharrell eravamo nello studio di registrazione, e io gli dissi che una delle mie canzoni preferite di sempre era Got to Give It Up di Marvin Gaye. “Cavolo, dovremmo fare una cosa del genere, una cosa con questo ritmo”, dissi, e poi lui cominciò a suonare qualcosa e scrivemmo il pezzo in mezz’ora». 

Il «plagio creativo», dice Roberts, è alla base della musica pop: le nuove generazioni di artisti spesso compongono canzoni ispirandosi a suoni e testi che hanno ascoltato durante i loro anni di crescita formativa. Per ogni artista davvero “creativo” ci sono centinaia di altri che ne traggono ispirazione: l’unica differenza è che in questo caso uno di loro ha ammesso la sua ispirazione, mentre molti altri sostengono di non sapere nulla al riguardo.

Da un punto di vista legale, nel caso di Blurred Lines la giuria dovrà stabilire se la canzone è un lavoro originale o se ha elementi significativamente uguali a quella di Gaye. Nel 1976 per esempio la canzone di George Harrison My Sweet Lord fu giudicata un plagio di He’s So Fine delle Chiffons poiché i cori e la linea vocale erano davvero identici. La vicenda di Thicke racconta comunque un altro aspetto del processo di composizione moderno. Scrive Roberts:

La differenza principale fra oggi e allora è che nel 2015 è diventato troppo facile ascoltare canzoni in studio rispetto al passato. Una volta un dato artista poteva essere ispirato solo da una canzone che aveva ascoltato in precedenza e già “digerito”: oggi, invece, in studio un artista ha accesso a milioni di idee diverse per cercare di trovare uno spunto. Lo studio di registrazione non è più quel bunker che era una volta. Vuoi ottenere un’atmosfera simile a quelle di Sexual Healing di Gaye? Cerca su Spotify o iTunes o YouTube il pezzo e in pochi minuti puoi lavorare a qualcosa di simile. È una canzone geniale, perché non improvvisarci sopra? Finché un artista non copia tutte le parole o l’intera melodia principale, dove sta il problema?

Nelle sessioni di registrazione degli ultimi anni sempre più musicisti fanno riferimento a vecchie canzoni, durante il processo creativo: improvvisamente prendiamo spunto dalla musica come mai si era fatto prima. Brian Eno, leggendario musicista dei Roxy Music e produttore – ha lavorato con artisti come gli U2, David Bowie e i Coldplay – ha detto: «Quando si andava in studio di registrazione nel passato, si entrava in uno spazio che era deliberatamente sigillato rispetto alle influenze esterne: l’unico tipo di musica che avresti dovuto ascoltare era la tua. Questa possibilità di avere un’intera libreria di musica registrata come materiale da ascoltare ha cambiato il modo di lavorare delle persone. Questo ha fatto una grande differenza nel settore, perché in qualche modo ha cancellato la storia».

Quello che è accaduto nello studio di registrazione di Blurred Lines è insomma diventato la normalità: la differenza è che la canzone di Thicke ha avuto successo e ha guadagnato moltissimi soldi, rimanendo in cima alla classifica statunitense delle Top 100 di Billboard per più di tre mesi, guadagnando l’equivalente di circa 15 milioni di euro. Quindi, secondo secondo Roberts, la lezione da imparare è una: si possono utilizzare tutte le idee che si vogliono nello studio di registrazione, si può improvvisare su qualsiasi pezzo famoso, l’importante è non citare mai le proprie influenze. Ed è meglio cancellare la cronologia di Spotify, prima di lasciare lo studio di registrazione.