Il World Press Photo ha ritirato il premio a Giovanni Troilo

Una delle controverse foto che avevano fatto arrabbiare il sindaco di Charleroi in realtà non era stata scattata a Charleroi

The gas supply tubes run along the houses built near the steel factories of Charleroi. Before the electric upgrade of the blast furnace these tubes used to provide the energy necessary to this operation. The factory and furnace infringe and loom over the lives of the inhabitants.
The gas supply tubes run along the houses built near the steel factories of Charleroi. Before the electric upgrade of the blast furnace these tubes used to provide the energy necessary to this operation. The factory and furnace infringe and loom over the lives of the inhabitants.

Aggiornamento del 6 marzo: Giovanni Troilo ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un commento e una spiegazione su quanto accaduto con il premio prima assegnato e poi ritirato dagli organizzatori del World Press Photo. Scrive che tutta la questione è nata da una modifica delle didascalie originali alle immagini presentate (e anche a quella contestata) e da una modifica avvenuta nella descrizione generale del suo progetto:

«Ed eccoci quindi al paradosso. Io pago con l’esclusione un mio errore in una caption e nessuno risponde del cambiamento di tutte le caption e della descrizione del progetto. Peraltro, in passato per circostanze simili, le decisioni del WPP erano state molto molto più indulgenti. Spero che non sia piuttosto una sorta di exit strategy da un bagarre che si consumava su due fronti. Quello politico, che nasceva dalla contestazione del sindaco di Charleroi (…) e quello che veniva alimentato dal mondo del fotogiornalismo. Il mio lavoro è stato inviato, visto, selezionato e premiato esattamente così come lo vedete. Le informazioni erano nelle mie caption, il linguaggio è lì sotto gli occhi di tutti. Per me è storytelling. Se poi rientri nel puro fotogiornalismo o no, ho lasciato che lo decidesse una giuria e un premio, ma andava deciso a monte e quella scelta secondo me andava sostenuta con coraggio».

L’intera spiegazione di Giovanni Troilo si può leggere qui.

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Gli organizzatori del World Press Photo, il più importante concorso di fotogiornalismo al mondo, hanno deciso di ritirare il premio assegnato nel 2015 al fotografo italiano Giovanni Troilo nella categoria contemporary issues con la raccolta intitolata La Ville Noir – The Dark Heart of Europe. In un comunicato hanno scritto che la serie di fotografie «non è coerente con le regole del concorso»: una delle foto è stata infatti scattata a Molenbeek, Bruxelles, e non a Charleroi, come invece affermato nei documenti compilati per l’iscrizione al concorso. Si legge anche che Troilo, contattato dagli organizzatori, ha confermato che la foto non era stata scattata a Charleroi. Il primo premio sarà di conseguenza assegnato al fotografo che era arrivato secondo: Giulio Di Sturco con la serie Chollywood (il sito è stato aggiornato e le foto di Troilo sono state rimosse).

L’assegnazione del premio a Troilo – che ha 33 anni e lavora per l’agenzia fotografica Luz (che ha anche un blog sul Post) – era stata seguita fin da subito da alcune polemiche. Le sue foto mostrano situazioni di degrado sociale: due persone che fanno sesso in una macchina, un uomo a torso nudo con una pistola in mano “che tiene l’arma nei boschi perché è più sicuro che in casa, dove la polizia viene a fargli visita regolarmente”, fino a una donna completamente nuda chiusa in una gabbia in quello che sembra essere uno scantinato abbandonato. Molte delle foto sono “posate”, cioè fotografano una scena creata appositamente: per esempio una delle due persone “colte” a fare sesso in macchina è il cugino del fotografo. Troilo ha spiegato nelle didascalie di aver ricreato situazioni vere.

Paul Magnette, sindaco di Charleroi, aveva accusato il fotografo di aver travisato volontariamente lo spirito del posto e aveva inviato una lettera al World Press Photo chiedendo che venisse revocata l’assegnazione del premio. Magnette aveva scritto: «Questo lavoro utilizza essenzialmente tecniche di messa in scena che aggiungono dramma alle immagini attraverso una luce artificiale. Se fosse un lavoro artistico privato non sarebbe assolutamente un problema. Sfortunatamente il fotografo non ha presentato il suo lavoro come tale. Ha dichiarato di aver svolto giornalismo investigativo, un saggio fotografico che riflette la realtà. Ma questo non potrebbe essere più lontano dalla realtà: le didascalie false e fuorvianti, la realtà traviata e la messinscena, tutto questo è molto disonesto e non rispetta l’etica giornalistica».

Domenica 1 marzo il World Press Photo aveva però fatto sapere di aver respinto le richieste del sindaco, confermando il premio a Troilo: «La giuria non ha alcun motivo per mettere in dubbio l’integrità del fotografo nell’esercizio del suo lavoro. Non sono stati trovati elementi fuorvianti nelle didascalie delle foto». Quell’episodio aveva però portato il comitato del premio a fare degli ulteriori accertamenti sulle circostanze e sui metodi di lavoro di Troilo per quella serie di immagini su segnalazione, in particolare, di un altro fotogiornalista, Bruno Stevens, belga, che aveva messo in dubbio l’ambientazione di una delle foto. Ed è stato così scoperto che una delle immagini non era stata scattata a Charleroi ma a Bruxelles, contrariamente a quanto dichiarato.

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