Il fact-checking delle ricerche online

Un gruppo di sviluppatori di Google propone di adottare nuovi sistemi per mettere in risalto i siti con informazioni vere e affidabili, e non solo quelli che ricevono molti link

Un gruppo di ricercatori di Google ha proposto un nuovo sistema per rendere più precisi e accurati i risultati mostrati dal loro motore di ricerca, il più utilizzato al mondo. Google viene aggiornato con frequenza per migliorare i criteri per stabilire l’ordine dei link segnalati quando si effettua una ricerca online: teoricamente i risultati migliori si trovano nelle prime posizioni della pagina, e man mano che si visualizzano gli altri il livello di aderenza alla ricerca diminuisce. Il problema è che talvolta l’algoritmo viene ingannato da pagine create per attirare traffico, ma povere dal punto di vista delle informazioni che contengono sull’argomento cercato. Il nuovo sistema, per ora sperimentale e senza piani per la sua integrazione negli algoritmi di Google, mira a superare questo ostacolo cambiando in parte il modo con cui Google interpreta i contenuti delle pagine in giro per il Web.

I criteri inseriti attualmente nell’algoritmo di Google sono centinaia. Tra i tanti, il motore di ricerca tiene in considerazione la data di pubblicazione delle pagine, le parole chiave che trova al loro interno e il numero di link che rimandano a quella pagina. Di solito, più è alto il numero di link verso un contenuto, più è probabile che quello stesso contenuto svetti nella pagina dei risultati. Grazie ai suoi enormi sistemi di indicizzazione, Google sa anche distinguere tra link di qualità, cioè da siti affidabili, e link creati invece al solo scopo di rendere più visibile un contenuto. Utilizzando questo e altri parametri riesce ad affinare i risultati che mostra, ma talvolta si fa comunque fregare.

Partendo da questo presupposto, lo sviluppatore di Google Xin Luna Dong ha realizzato insieme ad altri collaboratori ha proposto un nuovo strumento per valutare l’affidabilità di un sito di per sé, e non solo sulla base dei link. Il sistema funziona basandosi sulla capacità degli algoritmi di calcolare quante informazioni errate si trovano all’interno della pagina. Meno saranno i fatti che risultano scorretti, più alta sarà la reputazione di quel sito e quindi maggiore le probabilità di comparire tra i primi link nelle pagine dei risultati di Google.

Il sistema proposto funziona grazie a “Knowledge Vault”, una base di dati cui Google lavora da tempo nella quale sono raccolti fatti incontrovertibili, come per esempio il dato sull’accelerazione di gravità sulla Terra o il giorno in cui Napoleone Bonaparte perse a Waterloo (il 18 giugno 1815, il dato sulla gravità invece dovreste saperlo). “Knowledge Vault” è già utilizzato per diversi servizi offerti da Google, come la possibilità di ottenere risposte dirette dal motore di ricerca senza dover cliccare su un link o per sfruttare l’assistente automatico del motore di ricerca sul proprio smartphone. I fatti raccolti sono aggiornati di continuo e integrati con nuove informazioni, grazie a un sistema quasi completamente automatico che confronta dati trovati in giro su miliardi di pagine del web.

La modifica proposta da Xin Luna Dong e colleghi prevede di dare maggior peso ai fatti di “Knowledge Vault” all’interno degli algoritmi del motore di ricerca, in modo da confrontare le informazioni affidabili che Google ha raccolto con quelle che si trovano in giro sui siti. Questa soluzione potrebbe rendere più accurati i risultati soprattutto per quanto riguarda le pagine su argomenti “fermi”, mentre potrebbe essere più complicato adattarla a eventi che si stanno evolvendo come i fatti del giorno. Le pagine con informazioni contraddittorie, rispetto ai fatti di “Knowledge Vault”, sarebbero penalizzate rispetto alle altre e quindi mostrate più in basso tra i risultati.

Ogni anno diversi gruppi di ricerca di Google pubblicano i loro studi sui sistemi che immaginano per migliorare il motore di ricerca. Alcuni di questi vengono poi adottati dall’azienda e inseriti nei suoi sistemi, ma la maggior parte restano sulla carta. Per ora Google ha chiarito che la funzione proposta da Xin Luna Dong e colleghi “non è incorporata nella search né abbiamo al momento piani di incorporarla”.

In più occasioni gli sviluppatori del motore di ricerca hanno detto che un giorno Google farà le cose ancora più naturalmente di come le fa oggi, rispondendo alle ricerche vocali come farebbe un essere umano. L’ambizione è di ottenere qualcosa paragonabile al computer di Star Trek, ma saranno necessari ancora anni prima di raggiungere questo obiettivo. Negli ultimi anni Google è comunque diventato qualcosa di più di un semplice motore di ricerca: gli si possono chiedere un sacco di cose cui sa rispondere da solo.