“American Sniper” è un film di propaganda?

Il film di Clint Eastwood sulla storia del cecchino Chris Kyle sta ottenendo un grande successo di pubblico ma anche accuse di sciovinismo

di Cecilia Kang e Terrence McCoy – Washington Post

In this image released by Warner Bros. Pictures, Bradley Cooper appears in a scene from "American Sniper." (AP Photo/Warner Bros. Pictures, Keith Bernstein)
In this image released by Warner Bros. Pictures, Bradley Cooper appears in a scene from "American Sniper." (AP Photo/Warner Bros. Pictures, Keith Bernstein)

I creatori di American Sniper – il film di guerra uscito nei cinema italiani l’1 gennaio, diretto da Clint Eastwood e tratto dalla pazzesca storia vera del soldato Chris Kyle – hanno detto che volevano che il film fosse un accurato studio sul cecchino più letale nella storia degli Stati Uniti. Ma il film – che ha ottenuto un grande successo di pubblico – ha anche aperto un dibattito sulle controverse guerre portate avanti in questi anni dagli Stati Uniti. Una parte dell’opinione pubblica ritiene che American Sniper sia eccessivamente sciovinistico, mentre secondo altri rende giustizia alle vicende dei veterani di guerra, spesso trascurati.

American Sniper è diretto da Clint Eastwood ed è basato sulla biografia di Chris Kyle, un ex membro dei Navy SEAL noto come “il miglior cecchino della storia militare degli Stati Uniti”. Kyle, nel suo libro, racconta come in quattro spedizioni durante la guerra in Iraq, fra il 2003 e il 2009, uccise circa 160 persone. Nel film il suo personaggio viene interpretato dall’attore Bradley Cooper, candidato all’Oscar per questa interpretazione.

A Los Angeles, nei giorni scorsi, una locandina del film è stata coperta dalla parola “Assassino!” scritta con una bomboletta spray di vernice rossa. Il regista Michael Moore – generalmente considerato “di sinistra”, che ha diretto film come Fahrenheit 9/11 e Bowling a Columbine – e l’attore Seth Rogen hanno criticato il film sui social network (sebbene poi abbiano ritrattato). Moore ha scritto su Twitter: «Mio zio è stato ucciso da un cecchino durante la Seconda guerra mondiale. Ci è stato insegnato che i cecchini sono dei codardi, che sparano alle spalle. I cecchini non sono degli eroi». Rogen ha paragonato American Sniper ai filmati di propaganda nazista che appaiono alla fine del film Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino. Ne è nato un dibattito. Brandon Webb, scrittore ed ex istruttore di cecchini della marina, ha detto che Rogen e Moore «hanno attaccato il tessuto sociale dell’America, che sta celebrando un eroe di cui ha bisogno». L’ex candidata Repubblicana alla vicepresidenza degli Stati Uniti Sarah Palin ha scritto su Facebook: «Dio benedica i nostri soldati, specialmente i nostri cecchini» (in seguito Rogen e Moore hanno detto che i loro commenti sono stati presi fuori contesto).

Questo episodio è solo l’ultimo di una serie di riflessioni sul giudizio da assegnare agli ultimi tredici anni di politica estera americana, che ha visto un notevole coinvolgimento militare nelle questioni estere. Il film ha sollevato diversi problemi riguardo il modo in cui vengono trattati i soldati di ritorno dalla guerra e su come loro affrontano le operazioni militari, oltre che una riflessione più ampia sui risultati ottenuti dalle varie guerre, al netto di un notevole sacrificio. C’è inoltre da considerare il recente crollo del numero di persone che si arruola nell’esercito, e che quindi ha esperienza di cose di guerra. Diversi analisti militari dicono che questo ha provocato una sorta di divario culturale fra i civili e i veterani. Oggi solo lo 0,5 per cento degli americani fa parte dell’esercito: la percentuale più bassa dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi.

Secondo Dan Fellman, responsabile della distribuzione per la Warner Bros, la popolarità del film è però riuscita ad andare oltre queste differenze: «Il film è andato benissimo ovunque, negli stati americani repubblicani e in quelli democratici, nelle città piccole e in quelle grosse. È stato uno di quei pochi casi in cui un film riesce a dire qualcosa a tutti, a suscitare una reazione emotiva di massa».

Le controversie di American Sniper non sono state la chiave del suo iniziale successo. Di certo, però, un dibattito così serrato ha creato un forte interesse. Phil Contrimo, un analista cinematografico di BoxOffice.com, ha detto che «il film è diventato uno di quelli che la gente vuole andare a vedere per prendere posizione su un dibattito di scala nazionale». Twitter ha fatto sapere che la discussione intorno al film è stata di dimensioni doppie rispetto a un film “normale”. Facebook ha detto che le conversazioni più accese sul film provengono da stati tradizionalmente Repubblicani come West Virginia, Wyoming, Kentucky e Oklahoma.

Kyle non era un soldato come tutti gli altri: la sua stessa vita fu in qualche modo controversa. Prima che morisse nel 2013, si vantava di avere ucciso più di 150 persone. Era molto carismatico e sicuro di di sé. Indossava grossi stivali. Parlava con la cadenza strascicata del Texas. Scrisse un’autobiografia che divenne un best seller, guadagnando milioni di dollari.

E poi c’erano i suoi aneddoti, che numerosi giornalisti hanno tentato di verificare, senza riuscirci. Fra questi: Kyle ha detto che una volta ha sparato a due ladri texani che volevano rubargli il furgone. Un’altra volta ha detto che si è recato a New Orleans e lì ha ucciso trenta sciacalli che stavano approfittando del caos provocato dall’uragano Katrina. Ha anche detto – mentendo – di aver dato un pugno all’ex governatore del Minnesota Jess Ventura, in seguito ad alcune sue dichiarazioni denigratorie nei confronti dei Navy SEAL. Michael J. Mooney, che ha scritto un libro su di lui, ha detto che «molte cose che Kyle ha detto in pubblico sono impossibili da verificare».

Non era previsto che American Sniper ottenesse un tale successo. Ma la combinazione di una sapiente campagna promozionale della Warner Bros, dell’impeccabile tempismo della sua data di uscita – appena prima degli Oscar – e di un ampio passaparola avvenuto sui social network, hanno fatto sì che il film durante il primo weekend al cinema incassasse di più di altri film dal budget immenso come Lo Hobbit o Avatar.

Molti critici hanno inoltre lodato il film per il suo ritratto profondo e “umano” di un soldato in guerra. Il film ha ricevuto sei nomination agli Oscar, fra cui quella per miglior film. Bradley Cooper è fra i cinque attori candidati all’Oscar come miglior attore protagonista.

Sia Cooper sia la Warner Bros hanno cercato di sottolineare il lato umano della storia di Kyle. Cooper, in una conferenza tenuta la scorsa settimana a New York, ha detto che «il film è incentrato su un uomo, è un approfondimento del suo personaggio. Speriamo che riconosciate le difficoltà della vita del soldato, piuttosto che concentrarvi sulle questioni di guerra». La Warner Bros, all’interno di un trailer pubblicato a ottobre che generò vario interesse, incluse la contrapposizione di scene “familiari”, ambientate negli Stati Uniti, con quelle in contesti di guerra, durante le quali si trovava davanti a situazioni difficili: come decidere se uccidere dei bambini pur di proteggere i suoi compagni. Il trailer è ben fatto, provoca una certa tensione e mostra efficacemente gli schemi mentali di un soldato in un contesto di guerra. Su YouTube è stato visto più di 10 milioni di volte.

Dopo la diffusione del film, la vedova di Kyle, Taya, ha scritto un post sulla pagina di Facebook di American Sniper che è stato apprezzato da 39mila persone. «Oggi voglio solo piangere, e piangere ancora; e in verità l’ho già fatto. Grazie per avere fatto la fatica di guadare un film così duro, e grazie per essere stati testimoni della vita dei nostri soldati».

foto: AP Photo/Warner Bros. Pictures, Keith Bernstein

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