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  • Martedì 6 gennaio 2015

Le proteste anti-immigrati in Germania

Le foto delle manifestazioni contro "l'islamizzazione" in diverse città della Germania, soprattutto Dresda, con relative contro-manifestazioni e luci spente in segno di protesta

BERLIN, GERMANY - JANUARY 05: A supporter of the Pegida movement holds a sticker with a crossed mosque symbol while supporters gather for a march in their first Berlin demonstration, which they have dubbed "Baergida," on January 5, 2015 in Berlin, Germany. Pegida is an acronym for 'Patriotische Europaeer Gegen die Islamisierung des Abendlandes,' which translates to 'Patriotic Europeans Against the Islamification of the West,' and has quickly gained a spreading mass appeal by demanding a more restrictive policy on Germany's acceptance of foreign refugees and asylum seekers. While Pegida disavows xenophobia in its public statements, critics charge that the movement is becoming a conduit for right-wing activists. The first Pegida march took place in Dresden in October and has since attracted thousands of participants to its weekly gatherings that have also begun spreading to other cities in Germany. Germany is accepting a record number of refugees this year, especially from war-torn Syria, and the country has also witnessed the rise of Salafist movements in numerous immigrant-heavy German cities. Both phenomena have promoted Pegida's rise and appeal. (Photo by Carsten Koall/Getty Images)
BERLIN, GERMANY - JANUARY 05: A supporter of the Pegida movement holds a sticker with a crossed mosque symbol while supporters gather for a march in their first Berlin demonstration, which they have dubbed "Baergida," on January 5, 2015 in Berlin, Germany. Pegida is an acronym for 'Patriotische Europaeer Gegen die Islamisierung des Abendlandes,' which translates to 'Patriotic Europeans Against the Islamification of the West,' and has quickly gained a spreading mass appeal by demanding a more restrictive policy on Germany's acceptance of foreign refugees and asylum seekers. While Pegida disavows xenophobia in its public statements, critics charge that the movement is becoming a conduit for right-wing activists. The first Pegida march took place in Dresden in October and has since attracted thousands of participants to its weekly gatherings that have also begun spreading to other cities in Germany. Germany is accepting a record number of refugees this year, especially from war-torn Syria, and the country has also witnessed the rise of Salafist movements in numerous immigrant-heavy German cities. Both phenomena have promoted Pegida's rise and appeal. (Photo by Carsten Koall/Getty Images)

Lunedì 5 gennaio a Dresda, in Germania, circa 18 mila persone hanno preso parte a una manifestazione di protesta contro gli stranieri e contro l’Islam. Il corteo è stato organizzato dall’associazione “Pegida”, Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes che significa “Europei patriottici contro l’islamizzazione dell’Occidente”. Un corteo più piccolo ha marciato anche a Colonia e in altre città. Agli eventi hanno partecipato semplici cittadini, militanti di estrema destra e anche ultras delle squadre di calcio: chiedono di difendere la Germania da una presunta crescente “islamizzazione” del paese e si oppongono alle politiche nazionali di accoglienza dicendo che servono misure più restrittive in nome della «nostra patria e dei nostri bambini». Lo slogan principale del movimento è “Noi siamo il popolo” (“Wir sind das Volk”) e, ufficialmente, non ha alcuna rappresentanza politica.

Sia a Colonia che a Dresda, ma anche a Berlino e a Stoccarda, sono state organizzate contemporaneamente delle manifestazioni contro Pegida, il razzismo e la xenofobia che hanno avuto molto successo: l’unica città in cui i simpatizzanti di Pegida erano più numerosi è stata Dresda. In segno di protesta sono stati spente le illuminazioni di tre importanti luoghi del paese: la Cattedrale di Colonia e, a Berlino, la Porta di Brandeburgo e la torre della televisione ad Alexanderplatz.

Una manifestazione simile, molto partecipata, si era svolta anche a fine dicembre. La cancelliera tedesca Angela Merkel se ne era occupata la scorsa settimana durante il suo discorso di fine anno in televisione: si era rivolta direttamente ai cittadini e alle cittadine tedesche dicendo loro di non aderire a quelle manifestazioni perché chi le organizza ha nel cuore «pregiudizio, freddezza, perfino odio». Merkel ha anche detto che dietro allo slogan «Noi siamo il popolo» – frase utilizzata in origine dalle opposizioni contro il regime comunista della DDR – queste persone vogliono dividere la Germania: «Quello che intendono in realtà dire è “tu non sei uno di noi”». E questo «per il colore della pelle o della religione».

Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (in italiano OCSE) la Germania, dopo gli Stati Uniti, è il secondo paese per “immigrati permanenti”, superando il Regno Unito e il Canada: nel 2009 la Germania era all’ottavo posto. Gli immigrati permanenti sono le persone che si stabiliscono in un paese straniero dove hanno acquisito il diritto di soggiorno permanente. La quota maggiore di immigrati che si trasferisce in Germania (classificata come “altamente qualificata”) è passata dal 30 per cento del 2007 al 34 per cento del 2012. Nello stesso periodo è aumentato anche il tasso di occupazione tra gli immigrati, passando dal 66 al 69 per cento. Nel 2012, rispetto al 2011, i flussi migratori verso la Germania sono aumentati di oltre un terzo: la crisi economica dell’Europa del sud ha alimentato gli spostamenti. In Europa, la Germania è anche la prima destinazione dei richiedenti asilo. Nel 2014 ha accolto circa 200 mila rifugiati, più del doppio rispetto al 2013, provenienti soprattutto da Siria e Iraq.