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  • Lunedì 3 novembre 2014

Cosa è andato storto con SpaceShipTwo

Gli investigatori del governo americano hanno fatto una prima ipotesi sulle ragioni per cui è precipitato venerdì lo spazioplano di Virgin Galactic

L’agenzia governativa statunitense che sta indagando sull’incidente dello spazioplano SpaceShipTwo di Virgin Galactic, esploso in volo e precipitato venerdì scorso nel deserto del Mojave, in California, ha fornito alcuni dettagli sull’incidente in cui un copilota è morto e un pilota è rimasto ferito dopo essersi paracadutato fuori dal veicolo.

Lo SpaceShipTwo, hanno spiegato gli investigatori, è entrato anticipatamente in una configurazione di volo “ad alta resistenza” ideata per rallentarlo. In pratica, una volta raggiunta l’altezza di volo massima, due “bracci posteriori” – una specie di ali speciali costruite nella coda dello spazioplano – avrebbero dovuto ruotare verso l’alto, in una posizione cosiddetta “a piuma” che avrebbe dovuto creare maggiore stabilità e resistenza per permettere allo spazioplano di tornare dolcemente nell’atmosfera (“come un volano da badminton” è l’esempio usato dal New York Times, per capirci). Questa modalità è stata attivata troppo presto, anche se al momento non sono chiari i motivi per cui questo sia avvenuto.

Virgin Galactic SpaceShipTwo

SpaceShipTwo era stato trasportato a circa 15 chilometri di altezza da un altro aereo, WhiteKnightTwo. Una volta lì, secondo i piani, il motore a razzo di SpaceShipTwo avrebbe dovuto portarlo molto più su, a un centinaio di chilometri di altezza, per permettere ai piloti di rimanere alcuni minuti al confine tra atmosfera e spazio. «Circa nove secondi dopo l’accensione del motore, i dati della telemetria indicano che i parametri della modalità “a piuma” sono passati da inattivi ad attivi», ha detto in una conferenza in California Christopher A. Hart, presidente del National Transportation Safety Board (NTSB), l’agenzia indipendente del governo che si sta occupando dell’incidente.

Anche una videocamera interna presente nell’abitacolo dello spazioplano, ha aggiunto Hart, mostra il copilota portare una leva nella posizione di sblocco della modalità di resistenza (è soltanto il primo dei due passaggi necessari per attivare la modalità, che richiede poi di portare in posizione una maniglia apposita). Questa operazione del copilota è avvenuta a una velocità Mach 1, che è la velocità del suono a determinate condizioni: in condizioni normali sarebbe dovuta avvenire a una velocità Mach 1,4, e cioè più tardi durante il volo, hanno spiegato gli investigatori. Due secondi dopo i bracci sono entrati in posizione di resistenza, sebbene nessuno dei due piloti abbia compiuto il secondo passaggio necessario per attivare la modalità.

La spiegazione del NTSB ha quindi, almeno in parte, smentito alcune congetture che erano iniziate a circolare riguardo i motivi dell’esplosione: alcuni avevano ipotizzato che fosse dipesa dall’utilizzo sperimentale di un nuovo tipo di carburante, ideato per generare più spinta e ridurre le vibrazioni in volo. «La combustione del motore era normale, fino all’attivazione della modalità di resistenza», ha detto Hart, ammettendo comunque che tutta questa spiegazione non rappresenta una conclusione sui motivi dell’incidente ma un semplice “dato di fatto”. «C’è ancora molto che non sappiamo, e la nostra indagine è ben lontana dall’essere finita».

Virgin Galactic ha respinto alcune critiche ricevute riguardo la sicurezza dei suoi voli sperimentali, scrivendo in un comunicato: “Tutto quello che facciamo è fatto per inseguire un’idea di Spazio accessibile e democratizzato – e lo facciamo in modo sicuro”. Richard Branson, capo dell’azienda, ha detto di essere “determinato a capire cosa sia andato storto”. Virgin Galactic si occupa di turismo nello spazio. Lo spazioplano a cui è capitato l’incidente era stato costruito insieme all’azienda americana Scaled Composites, specializzata in tecnologie aerospaziali. Il primo volo turistico nello spazio con SpaceShipTwo sarebbe dovuto avvenire entro la fine del 2014, una possibilità che in molti consideravano troppo ottimistica e che dopo questo incidente, secondo molti osservatori, subirà probabilmente ulteriori rallentamenti. Michael Alsbury, il pilota morto nell’incidente, aveva 39 anni, 2 figli e 15 anni di esperienza di volo: aveva effettuato il suo primo volo con SpaceShipTwo nel 2010.

Una parte dei rottami di SpaceShipTwo ritrovati nel deserto di Mojave, in California.
(AP Photo/Ringo H.W. Chiu)